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Povertà: Acli, senza il Reis il governo si ferma a metà strada

Il presidente Gianni Bottalico apprezza la svolta contenuta nella legge di stabilità, ma avverte: «Servono più risorse nei prossimi anni, per arrivare al reddito minimo. Chiediamo un confronto pubblico con governo e Parlamento»

di Gabriella Meroni

Una «profonda revisione della delega sulla lotta alla povertà, per fare in modo di proseguire quel percorso verso un nuovo welfare del quale l'introduzione del Reddito di inclusione sociale costituisce uno dei pilastri irrinunciabili»: è quanto chiede Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli e portavoce dell'Alleanza, anche a nome delle altre realtà del coordinamento.

Già nei giorni scorsi l'Alleanza aveva criticato il piano del governo, chiedendo maggiori stanziamenti. E Bottalico ribadisce il concetto, osservando che se da un lato è vero che «rispetto al ritardo accumulato dall'Italia in materia di lotta alla povertà la legge di stabilità ha creato i presupposti per un intervento significativo», la condizione per realizzare tali presupposti è quella di arrivare «a un graduale aumento delle risorse destinate alla lotta alla povertà, oltre alle risorse previste per il prossimo biennio, che consentano di avviare una misura universale di contrasto alla povertà come il Reis».

Le Acli , continua il presidente, «sostengono l'iniziativa italiana per il superamento delle politiche austeritarie in Europa, e questo deve riguardare anche la spesa sociale. Confidiamo che da questa opportuna svolta nella politica nazionale e comunitaria sarà possibile reperire le risorse che consentano di sboccare il percorso per l'introduzione del Reis», conclude, «in modo da fornire adeguati strumenti e risorse sul territorio per una sistematica e costante lotta alla povertà. Chiediamo a tal scopo un ampio confronto pubblico su questo ddl delega tra Governo, Parlamento e soggetti sociali».