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Piano povertà, le Regioni: pronti a fare la nostra parte

Bonaccini, presidente della Conferenza Regioni: «Il provvedimento del Governo è molto positivo, ecco le nostre richieste e i nostri impegni»

di Redazione

Via libera da parte delle Regioni al Piano di contrasto alle povertà presentato dal Governo. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini ha infatti subito definito il documento come «molto positivo».

«Fra l’altro ho inviato al Ministro Giuliano Poletti le proposte della Conferenza delle Regioni sullo stesso tema. Credo sia davvero importante che Governo e Regioni agiscano in maniera fortemente coordinata per dare una risposta che la società civile e i territori attendono da tempo. Credo proprio – ha aggiunto Bonaccini – sia necessario lavorare sodo per questa sinergia».

Ma cosa dice nel dettaglio il documento delle Regioni? Al centro c’è sostanzialmente l’allargamento dei confini del Sia (Sostegno all’inclusione attiva), la cui sperimentazione in questi mesi ha dato esiti in chiaroscuro.

Queste schematicamente le quattro richieste delle Regioni:

  1. considerare il SIA, in una prospettiva di allargamento, un primo passo verso una misura universalistica di contrasto alla povertà, interamente finanziata dallo Stato; pertanto, il relativo stanziamento di 800 milioni deve essere considerato un investimento iniziale da rendere strutturale e crescente; 3 –
  2. tenere distinto dagli investimenti per il contrasto alla povertà il finanziamento di 600 milioni per l’ASDI, che rimane un intervento a favore di lavoratori fuoriusciti dal mercato del lavoro e si rivolge quindi ad una platea diversa da quella su cui deve intervenire una misura universale contro la povertà; –
  3. rendere strutturale la misura nazionale di contrasto alla povertà e quindi di prevedere un incremento progressivo dello stanziamento negli anni 2017, 2018 e 2019, fino ad arrivare a una copertura annuale a regime di almeno 7 miliardi di euro, così come indicato dall'Alleanza contro la Povertà, tenendo anche in considerazione le differenze territoriali; –
  4. rendere accessibili e fruibili, nel rispetto delle norme sulla privacy, i dati necessari alla realizzazione degli interventi di sostegno al reddito e di politiche attive, strutturando l’architettura informatica mancante e garantendo l’interoperabilità dei sistemi esistenti, anche al fine di assicurare un adeguato sistema di monitoraggio degli interventi.

«La cosa che mi piace sottolineare del documenti approvato dalle Regioni di cui ringrazio per il lavoro svolto le Commissioni coinvolte e in particolar modo la commissione politiche sociali, coordinata dalla Regione Molise e la Commissione lavoro, coordinata dalla Regione Toscana, – ha aggiunto i Bonaccini – « che non siamo di fronte ad un elenco di richieste, ma ad una serie di impegni che le Regioni per prime intendono assumersi». E in effetti le Regioni assicurano di:

1. accompagnare gli interventi nazionali sopra citati con proprie misure di politiche attive (come i “lavori di pubblica utilità” e i tirocini di inclusione sociale), da realizzare anche attraverso il contributo del FSE, oltre che con azioni finalizzate al potenziamento e all’ammodernamento delle reti dei servizi pubblici per le politiche attive del lavoro e per i servizi sociali, chiamati a potenziare e a qualificare, in una logica di integrazione e multidimensionalità, la presa in carico dei soggetti più fragili sul piano economico-sociale e delle barriere all’accesso al mondo del lavoro;

2. promuovere e favorire forme di coinvolgimento delle imprese profit, anche nell’ambito di sistemi territoriali di responsabilità sociale d’impresa e di welfare aziendale, per la creazione di distretti e filiere commerciali che possano incrementare anche indirettamente – con forme di clausole sociale negli appalti – la domanda di lavoro adeguata per i soggetti fragili al fine di attivare le persone destinatarie di forme di sostegno per l’inclusione attiva;

3. costruire proposte e percorsi condivisi, tenendo in considerazione quanto già realizzato sui territori, assicurando la più costruttiva e continua partecipazione al Tavolo dei programmatori sociali già insediato presso il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali per accompagnare il percorso di avvio del PON Inclusione 2014-2020 di cui la Direzione Generale per l’Inclusione e le Politiche Sociali ha la responsabilità dell’Autorità di Gestione;

4. finalizzare gli sforzi di attuazione dei rispettivi Programmi Operativi Regionali 2014-2020, con specifico riferimento ai fondi FSE (e FESR ove previsto), al finanziamento di azioni collegate alle priorità strategiche già individuate e condivise.

A tal fine, la Conferenza chiede al Ministero del Lavoro e Politiche Sociali di rendere stabile un tavolo di confronto e concertazione con le Regioni e le Province Autonome, per il tramite delle due Commissioni competenti Politiche Sociali e Istruzione, Lavoro, Innovazione e Ricerca, anche in raccordo con la Commissione Affari Europei ed Internazionali, che si focalizzi su tre filoni di lavoro:

· il sostegno economico all’inclusione sociale, ossia l’individuazione di risorse per la misura universale di contrasto alla povertà e di criteri di accesso e calcolo degli importi;

· l’organizzazione sinergica di servizi efficaci, con particolare attenzione alla presa in carico da parte dei servizi sociali e del lavoro, nonché all’interoperabilità dei sistemi informativi;

· l'attuazione di politiche del lavoro finalizzate all’inserimento, attraverso soprattutto tirocini di inclusione sociale, lavori di pubblica utilità e strumenti quali borse o voucher di lavoro


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