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Mutilazioni genitali femminili: al via il progetto Chat

In occasione della Giornata mondiale di domani la Fondazione avvia insieme ai partner di altri 5 Paesi europei l'iniziativa di lotta a questa pratica lesiva del fisico e dei diritti umani della bambine e della ragazze

di Antonietta Nembri

500mila donne nella sola Europa. È questo il numero stimato (Rapporto EIGE emesso dal Parlamento europeo del 29 maggio 2013) di quante in Europa hanno subito mutilazioni genitale, 180mila sono invece le bambine che ogni anno rischiano di subire questa pratica ogni anno, mentre nel mondo a rischio nei prossimi 10 anni sono 30 milioni. Sono questi i dati alla vigilia della Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili che si celebra il 6 febbraio. Per contrastare la pratica delle Mgf è al via il nuovo progetto Chat, promosso da Fondazione L’Albero della Vita onlus.

L’Italia non è immune dal fenomeno, secondo gli ultimi dati di una ricerca del Dipartimento per le Pari Opportunità, sono presenti 35mila donne che hanno subito la pratica. Una stima sulle bambine a rischio è stata realizzata dalla stessa Fondazione all’interno del dossier Il Diritto di essere bambine, che presentava nel 2011 dati relativi a 7.727 bambine a rischio, di cui il 70% di età compresa fra i 3 e i 10 anni, iscritte alle scuole d’infanzia e primarie

Si tratta di una vera e propria violenza di genere che comprende tutte le procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esteri, una violazione del corpo e dei diritti all’infanzia che ha come vittime bambini e ragazze sempre più piccole perché – sottolinea AdV – non ricordino abbastanza da poter raccontare quanto subito.
Le Mgf sono una pratica ancora diffusa in oltre venti Paesi africani e in alcuni della penisola arabica che viene difesa nelle comunità d’origine perché connessa a riti di iniziazione e di integrazione sociale delle donne. « È quindi sulle comunità che bisogna fare leva per diffondere la consapevolezza dei gravi danni, fisici e psicologici, che questo intervento provoca in chi lo subisce» precisa la nota della Fondazione.

«La scommessa dei diritti dei bambini non la si vince mai da soli e questo è ancora più vero per un fenomeno così complesso come quello delle Mutilazioni Genitali Femminili», dichiara Ivano Abbruzzi, presidente della Fondazione L’Albero della Vita. «Storia, religione, cultura di popolazioni per lo più africane si intrecciano con i fenomeni migratori che hanno investito l'Europa negli ultimi decenni e con le tematiche di interazione e integrazione culturale che viviamo con grande intensità. Il progetto europeo che lanciamo, in occasione della Giornata mondale contro le Mgf, coglie questa sfida mettendo insieme non solo istituzioni e organizzazioni della società civile, ma anche il mondo dell'impresa in un'ottica di co-sviluppo volta a trovare nuove soluzioni e favorire creatività in ambito sociale su un tema delicatissimo che coinvolge decine di migliaia di bambine in tutta Europa».

Con il nuovo progetto CHAT Changing Attitude. Fostering dialogue to prevent FGM finanziato dalla Commissione Europea, L’Albero della Vita allarga il suo campo d’azione nella lotta al fenomeno delle Mgf lavorando fianco a fianco con partner di altri 5 Paesi europei: Portogallo, Austria, Spagna, Paesi Bassi, Regno Unito. Con la onlus italiana ci sono: Assoçiasao para o pleneamento da Familía (Apf), African Women's Organisation (Awo), Fundación Wassu-UABUniversitat Autònoma de Barcelona (Wassu), Himilo Relief and Development Association (Himilo), Iranian and Kurdish Women’s Rights Organisation (Ikwro).

Tre gli obiettivi principali del progetto che durerà sino al 31 gennaio 2018:
favorire l’azione all’interno delle comunità interessate, individuando e supportando 120 “Positive Deviants”, ovvero agenti di cambiamento, persone che possano attivamente favorire un cambio di attitudine;
coinvolgere le piccole e medie imprese nelle azioni di sensibilizzazione, contrasto alla violenza di genere e nel sostegno a campagne in favore della lotta alle Mgf;
facilitare azioni di co-sviluppo con associazioni di migranti o attori istituzionali quali ambasciate e consolati.

Il progetto CHAT mobilita 2.700 soggetti e prevede 180mila beneficiari finali con un approccio culturale caratterizzato da attività di formazione, comunicazione interculturale, promozione del co-sviluppo, condivisione e ottimizzazione di best practices.

Quello per la prevenzione e la lotta alla Mgf è un impegno che ha visto tra il 2014 e il 2015 la Fondazione coinvolgere in due progetti in Lazio e Piemonte oltre 100 donne a rischio, delle comunità migranti, nella prevenzione e lotta a questa pratica, attraverso cicli di incontri tra famiglie con bambini e personale socio-sanitario ed educativo.

Photo by Nichole Sobecki/Afp/Getty Images