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Il racket dietro il raddoppio delle nigeriane. La denuncia Caritas

In occasione della Giornata internazionale contro la tratta i dati del report di Caritas Ambrosiana sui numeri delle donne incontrate lungo le strade di Milano e hinterland. Tra loro quelle provenienti dalla Nigeria sono arrivate via mare e transitate dai centri di accoglienza

di Antonietta Nembri

Oggi è la Giornata mondiale contro la tratta e proprio in questa occasione Caritas Ambrosiana denuncia la presenza del racket della prostituzione dietro l’impennata delle nigeriane tra le richiedenti asilo. La giornata di oggi, lunedì 8 febbraio, a Milano sono in programma diversi eventi per sottolineare la necessità di prendere coscienza sulle nuove forme di schiavitù. Tra gli appuntamenti (in agenda online) si segnala l’incontro in Basilica di Sant’Ambrogio tra il cardinale Angelo Scola e il premio Nobel per la Pace Kailash Satyarthi.

E proprio in occasione della Giornata Mondiale Caritas Ambrosiana presenta un rapporto che si basa sull’osservazione diretta del fenomeno fatta dall’Unità di Strada Avenida di Caritas Ambrosiana che opera nella città di Milano e nell’hinterland nord. Da questo emerge che dal 2010 a oggi le donne nigeriane nel capoluogo lombardo sono raddoppiate. Dai loro racconti, inoltre, emerge che quasi tutte sono arrivate in Italia via mare attraverso Lampedusa e sono transitate nei centri di accoglienza. Molte quelle che hanno fatto richiesta di asilo e sono in attesa dell’esito, a qualcuna invece sono stati sequestrati i documenti, la conseguenza è si trova nella piena irregolarità.

A leggere i dati dell’uds Avenida emerge come siano tre le nazionalità prevalenti delle donne presenti sulle strade: Romania, Albania e Nigeria che rappresentano il 90% di chi popola le strade che gli operatori hanno incontrato. Le nigeriane sono passate dall’8,3% delle donne incontrate in strada nel 2010 al 16,2%, mentre le rumene sono passate negli stessi anni dal 78,6 al 50%.

«È dall’emergenza Nord Africa, già nel 2011, che abbiamo segnalato il problema. Ora il fenomeno è esploso. Le schiave del sesso arrivano sui barconi e quando giungono in Italia hanno già imparato a memoria la storia da raccontare alle autorità per chiedere asilo. Una storia fotocopia uguale a quella delle altre, preparata da chi le traffica», spiega Palma Felina, dell’area tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana in un ampio servizio che uscirà sul prossimo numero dello street megazine Scarp de’ tenis dedicato all’intreccio tra racket delle prostituzione e le mafie che controllano gli scafisti libici. «Alle donne viene spiegato che è un passaggio obbligato per poter iniziare a lavorare, anche se nessuno dice quale lavoro dovranno in realtà fare e a quali condizioni».

Dai dati emerge anche che le nigeriane sono “relegate” in periferia e il turn over e molto elevato (dato rilevato in base al numero di donne nuove incontrate ogni anno dalle unità di strada) e per le nigeriane supera il 50%. Dall’indagine emerge come l’età media si sia ulteriormente abbassata.
Se nel 2010 il 25% dichiarava di avere meno di 22 anni, nel 2015 la percentuale si è raddoppiata. Gli operatori peraltro hanno il sospetto che in molti casi siano più giovani di quanto dichiarano e che spesso siano in realtà minorenni.

Sono stati diffusi anche i dati del Tavolo metropolitano Tratta/prostituzione relativi al 2015 che raccolgono le osservazioni oltre che dell’UdS Avenida (Caritas Ambrosiana/Farsi prossimo) anche quelli delle Unità di Strada Segnavia (Padri Somaschi), Via del Campo (Ala Milano onlus), Cabiria (Naga Milano) Lule onlus raccontano di 8.891 contatti avuti nel corso di 867 uscite totale, le persone contattate sono state 2.252 di queste le nuove sono circa la metà 1.124.

Per quanto riguarda le tre nazionalità principali, emerge come in termini assoluti e in percentuale quella rumena si confermi la nazionalità prevalente nel territorio milanese, ma dal 2010 ad oggi è stata registrata di anno in anno una flessione costante.
Se prima (in particolare dall’ingresso della Romania nell’Unione Europea) e fino al 2010 le donne rumene rappresentavano fino all’80% delle donne totali incontrate, dal 2010 ad oggi sono man mano diminuite fino al 2015, in cui le presenze sono calate di quasi il 30%. Alta comunque rimane la loro mobilità sul territorio, spesso Milano è una “tappa” transitoria di un percorso di sfruttamento prostituivo che le porta in altre città o stati (per le rumene in particolare Spagna, Inghilterra, Germania). Per quanto riguarda l’età (dichiarata) delle donne, il 40% del totale si colloca nella fascia dai 18 ai 23 anni.

Nel corso degli ultimi la presenza a Milano delle donne albanesi sulla strada è cresciuta in modo significativo rilevano alla Caritas Ambrosiana. «Se ancora nel 2010 la loro presenza era residuale (il 2,4% delle donne da noi incontrate), nel 2015 rappresenta il 20%. Il turn over delle donne albanesi è molto alto: è alta la loro mobilità sul territorio, e in questi ultimi anni supera il 60% la percentuale di nuove donne arrivate, quasi il 40% è stata incontrata dall’unità di strada una sola volta» si legge in una nota. Utilizzano il visto turistico che permette loro di stare sul nostro territorio per tre mesi, alcune quindi tornano periodicamente in Albania, in altri casi rimango in Italia irregolarmente. Si tratta di giovani donne (il 40% di loro dichiara meno di 23 anni), si prostituiscono sia in zone centrali che periferiche della città. A sfruttarle è spesso il fidanzato capace di esercitare un condizionamento psicologico fortissimo

In apertura foto di Remy Gabalda/AFP/Getty Images


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