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Inscatoliamo le slot

Sul numero di Vita magazine in edicola il direttore creativo di Domus Academy lancia un’idea. Per salvare le nostre città dal disastro anche estetico delle sale gioco. Un'anteprima

di Gianluigi Ricuperati

C'è qualcosa di più triste, solitario, disperante, squallido, di una sala buia piena di poveracci che si giocano i pochi risparmi (o soldi prestati ) infilandoli in macchine senza qualità e bellezza e incapaci di generare alcun divertimento profondo, ma solo lo svuotamento progressivo delle tasche?

La risposta è sì: c'è. Si tratta della medesima sala vista da fuori, dalla strada: in luogo di vetrine, pannelli colorati ma tristi, scritte prive di carattere, allusioni a “win” e “fun” vergate tra cascatelle di monete d'oro e tavoli verdi mal-disegnati. Chiamerei questa mutazione del piano terra delle città “gentrificazione della sfiga”, sapendo che in questi saloon non si amplifica la Fortuna ma solo la Sfortuna.

A Torino quartieri periferici sono i più colpiti dalla gentrificazione della sfiga. Locali commerciali dal valore sempre più basso finiscono preda della speculazione al ribasso. Non si può dire che prima fossero gioielli della civiltà urbana: non si può negare che così siano non-gioielli ulteriormente rovinati. Corso Giulio Cesare e le sue diramazioni in diverse aree limitrofe mostrano segni visibili di questa neoplasia.

Non credo si possa fare molto, perché gli interessi in campo sono molteplici e reciproci: i piccoli proprietari dei muri, i tossici del gioco, lo stato e le sue accise. Penso tuttavia, nella logica sempre accettabile del “male minore”, di poter chiedere a gran voce che un regolamento urbano imponga una nuova progettazione delle facciate di questi luoghi perduti. Sento già le risposte: interventi ipocriti, superficiali.

Il visual design, magari attraverso un concorso che attragga nomi di altissima qualità, può dissuadere il disastro incapsulandolo e rivestendolo. D'altronde un paese che per cerimoniale sbagliato copre le proprie grazie saprà certamente coprire anche le proprie disgrazie. Applicare al Male sociale lo stemma della bellezza illuminante, sguardo dopo sguardo, passeggiata dopo passeggiata. Conoscete – nel libero arbitrio che giustamente non ci negheremo mai – un modo migliore di intaccarlo ?


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