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Economia & Impresa sociale 

Federcasse: bene l’autoriforma, ma attenzione a non indebolire la “coerenza cooperativa”

«Il decreto legge ha accolto l’impianto della proposta presentata dal Credito Cooperativo italiano», è il commento di Federcasse che però si dice preoccupata «dalla possibilità di consentire, alle BCC oltre una certa soglia patrimoniale, la cessione dell'attività bancaria ad una Spa con un affrancamento del 20% delle riserve indivisibili»

di Redazione

«Il decreto legge con il quale il Consiglio dei Ministri ha avviato il percorso di riforma del Credito Cooperativo, ha accolto l’impianto della proposta presentata, sin dalla scorsa estate, alle Autorità dal Credito Cooperativo italiano». Così commenta Federcasse il varo della la riforma del Credito Cooperativo da parte del Governo Renzi.

«Particolare rilievo, nel decreto legge governativo, hanno – in tal senso – il mantenimento del principio di autonomia e di mutualità delle singole BCC; la previsione della costituzione di un Gruppo Bancario Cooperativo con una dotazione patrimoniale di almeno 1 miliardo; la definizione di “patti di coesione” atti a regolare, secondo un principio di meritevolezza, il rapporto tra BCC e Gruppo Bancario Cooperativo».

«In attesa di conoscere compiutamente l’articolato del provvedimento, preoccupazioni vengono però espresse riguardo alla possibilità di consentire, alle BCC oltre una certa soglia patrimoniale, la cessione dell'attività bancaria ad una Spa con un affrancamento del 20% delle riserve indivisibili. Una previsione, secondo Federcasse, che va nel senso contrario rispetto a quello ufficialmente perseguito, in quanto favorisce la frammentazione bancaria e finisce con lo scoraggiare il fare banca con finalità mutualistiche, indebolendo di fatto la “coerenza cooperativa” dell’intero sistema».

«Oggi l’ordinamento cooperativo», ricorda Federcasse, «difeso nei decenni da diversi attacchi politici, prevede che, nel caso di trasformazione di una cooperativa in Spa o altra forma societaria, le riserve indivisibili e intangibili – anche in ragione della specifica disciplina fiscale che ne regola l’accumulazione – debbano essere devolute a finalità di interesse pubblico nel rispetto dell’articolo 45 della Costituzione che “riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata”».

Si teme, inoltre, che il provvedimento non tenga conto delle specificità del sistema delle Casse Raiffeisen altoatesine, riconosciute e tutelate nella proposta del Credito Cooperativo.

Secondo il presidente di Federcasse Alessandro Azzi, «il provvedimento passa adesso al vaglio del Parlamento e ci auguriamo che in quella sede possa essere discusso approfonditamente e migliorato. Proprio per evitare che la riforma del Credito Cooperativo raggiunga obiettivi diversi da quelli che si poneva in origine, vale a dire il consolidamento e l'irrobustimento delle aziende bancarie italiane».

Il Comitato Esecutivo di Federcasse, riunito oggi a Roma, conferma la validità dell'impianto costruito in collaborazione con le Autorità e condivide le forti perplessità su alcune parti del provvedimento. Ribadendo comunque, all’unanimità, la volontà di procedere verso la realizzazione di un unico Gruppo Bancario Cooperativo, il solo in grado di consentire alle banche di comunità di restare allo stesso tempo autonome ma competitive all’interno di quello che potrà diventare il terzo gruppo bancario del nostro Paese ed il primo per apporto di capitali interamente italiani.


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