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Sassari: è rivolta anti-slot

A Sassari c'è 1 macchinetta ogni 95 abitanti. Evidentemente non basta. Non basta mai, perché quella dell'azzardo legale è una voragine di dissipazione senza fine. "Assumeremo 16 persone", dicono i gestori di una sala giochi che apre ii battenti in via Bardabasso. "Creiamo occupazione per 145mila persone", davano a intendere lunedì sull'inserto economico di un importante quotidiano i Signori del gioco. Ma è una favola a cui la gente ha smesso di credere

di Lorenzo Sau

A Sassari c'è 1 macchinetta ogni 95 abitanti. Sono almeno 400 gli esercizi che tra bar, tabaccherie, circoli, centri scommesse e sale gioco presentano al loro interno le infernali macchinette, per un giro d'affari complessivo di circa 80 milioni di euro. Alla faccia della disoccupazione che a Sassari è del 15,6%.

L'azzardo consuma la Sardegna più del fuoco e aggredisce le comunità più della peste bubbonica. Perché il denaro generato dall'azzardo non genera benessere, lavoro. Non genera nulla, ma vola fuori dalle tasche e sopra le teste dei cittadini e sul territorio ricade in forma diseconomica e aggressiva, alla faccia di chi proprio ieri proponeva di destinare parte di questi introiti a pelosissime "buone cause". Come dire: vi distruggiamo, ma vi lasciamo un po' di soldi per i cerotti e voi ve ne state buoni. Ma questa idea non passerà. La gente ha capito il trucco.

Non bastano infatti le buone intenzioni, se la macchina è diretta a folle velocità verso l'inferno, Evidentemente alla macchina-azzardo è la benzina a non bastare mai. Mentre sul "macro", dalle parti del Ministero dell'Economia, si fanno tanti, bei discorsi sulle "regolamentazioni" presenti, future, possibili e persino su quelle impossibili, è sul micro, nele relazioni concrete e sulle cose minute, in altri termini: sui territori che casca l'asino.

Illegale+legale = paralegale

C'è poi il problema dell'azzardo illegale o paralegale, che a Sassari si mescola e si confonde col secondo e porta periodicamente a scoprire circoli, circoletti e macchinette più o meno taroccate. Anche i centri scommesse clandestini non sono da meno e danno il loro contributo in questa corsa verso il vuoto.

L'abisso ha molta fame, ha sempre fame – leggiamo nella splendida pièce Slot machine di Marco Martinelli e del Teatro delle Albe. Proprio così. Poi c'è chi giustifica questo abisso, chi se lo coccola ben bene, chi pensa di tenerlo a freno "responsabilmente" o, peggio, di trarne qualche profitto e di ricavarne le briciole. Tanto e tale è il vortice che gira attorno alla mega-macchina: sono stati 84,5 i miliardi (non milioni) di euro che, in volume di affari, hanno riguardato il settore dell'azzardo sull'intero territorio nazionale nel 2014. E il trend del 2015, in attesa di dati ufficiali, viene dato il netta crescita.

"Assumeremo 16 persone", dicono i gestori della sala giochi che dovrebbe aprire i battenti in via Bardabasso. Una favola già sentita a cui la gente ha smesso di credere da un bel po'. Anche perché, in Sardegna, fra un po' ci saranno più macchinette che occupati.

I cittadini indignati si stanno già mobilitando e stanno facendo sentire la loro voce, anche sul web. In poche ore, il gruppo facebook "Sassari No Slot" ha raggiunto quasi mille iscritti, tutti molto attivi nel condividere informazioni, materiali, nel fare massa critica e – parola benedetta, parola che il grande Pio Baldelli ci ha insegnato ad amare – controinformazione. Forse, però, alle verità ufficiali inizia a non credere nemmeno l'informazione tout court. Qui, in ogni caso, la stampa è attenta. Capita spesso con i media cosiddetti "locali", che si devono confrontare con quei territori che, nei palazzacci di Roma, qualcuno sogna ancora di mettere sotto silenzio.

Ma il trucco c'è e oramai lo vedono tutti.

Chi non capisce, che non vuole capire e chi ha capito il trucco

Sulle pagine della Nuova Sardegna i titolari della Persal "si difendono e scacciano i demoni che aleggiano attorno alla nuova sala". Non capiscono – affermano – "perché tanto accanimento contro di noi.A Sassari ci sono tante sale giochi e nessuno ha protestato contro l’apertura delle altre strutture», si difendono Tommaso Perrone e Pierluigi Salis.

"La nostra sala sarà unica in Sardegna; ci sarà un ristorante, sale confortevoli, la massima sicurezza per tutti; i minorenni non saranno ammessi, abbiamo un circuito di 32 telecamere che vigilano sul locale, ci sono anche i parcheggi interrati. Siamo imprenditori che hanno deciso di investire nella propria città prendendo in affitto questo locale, nel quale daremo lavoro a 16 dipendenti. Il resto sono polemiche che non capiamo".

Senza farne una questione personale va detto che è proprio questo "non capire" – che a più alti livelli diventa un "non voler capire" – a costituire il problema.

Come non capire che questo business degrada l'uomo? Diceva Balzac che si inizia col tollerare il male, si finisce col non vederlo più e si arriva infine col commetterlo. Proprio così.


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