Welfare & Lavoro

Cambogia, 36 bambini potranno essere adottati

Per la prima volta dal 2010, anno in cui la Cambogia ha sospeso le adozioni internazionali, ci sarebbero 36 minori adottabili da famiglie straniere. Un segnale, anche se concretamente le linee guida per l'adozione internazionale mancano ancora.

di Sara De Carli

In Cambogia, per la prima volta da anni, ci sono 36 bambini eligibili per l’adozione internazionale. Ne ha dato notizia pochi giorni fa The Phnom Penh Post, in un articolo che racconta di 35 minori – presumibilmente preadolescenti e certamente tutti con una disabilità o sieropositivi – ospiti della principale struttura della città i cui dossier sarebbero passati ad agosto 2015 dal Ministero degli Affari sociali all’Inter-Country Adoption Administration (un minore non avrebbe invece alcuno special needs). Le adozioni internazionali in Cambogia sono sospese dal 2010 a seguito della ratifica della Convenzione dell’Aja da parte della Cambogia (2007) e del conseguente percorso di revisione legislativa e organizzativa in materia di adozioni (la nuova legge è di fine 2009): è la prima volta da allora che si profila che dei minori possano trovare una famiglia attraverso lo strumento dell’adozione internazionale.

Fra il 2000 e il 2011, anno degli ultimi (42) arrivi, 839 bambini cambogiani hanno trovato famiglia in Italia (dati Cai-Rapporto statistico 2011). Anisa Vokshi, direttore territoriale del Ciai per il sud est asiatico e l’Afghanistan, conosce molto bene quell’istituto di Phnom Penh: «Per molti anni Ciai ha collaborato con il Ministero degli Affari sociali a sostegno del servizio di fisioterapia e di inclusione dei bambini accolti in quella struttura, collaborando alla formazione del personale sanitario, di cura, amministrativo. Si tratta di una realtà che accoglie, a seconda dei momenti, 130/150 bambini, che ovviamente non sono tutti adottabili.Tuttavia è un dato di fatto che continuano ad esistere bambini che hanno diritto a una famiglia e che invece stanno crescendo in istituto. La nuova legge c’è, ma mancano le linee guida per la sua implementazione, la Cambogia ha fatto un pezzo di strada ma la comunità internazionale tutta dovrebbe sostenerla maggiormente perché il percorso iniziato diventi operativo. Lo dico senza polemica nei confronti di nessuno, però i bambini stanno aspettando davvero da tanto tempo».

Il Ciai – citato anche nell’articolo del The Phnom Penh Post – è presente in Cambogia dal 1997 con progetti di cooperazione a sostegno dei bambini e della loro istruzione. Ci è rimasto anche in questi anni di sospensione delle adozioni: in questo momento ha 7 progetti attivi in quattro distinte regioni e programmi di sostegno a distanza, occupando circa 50 persone. «Ribadiamo ancora una volta la nostra disponibilità a mettere la nostra professionalità al servizio dei bambini», dice Vokshi, pur sapendo che in questo momento le adozioni non sono un’ipotesi esattamente dietro l’angolo. «Italia e Cambogia hanno firmato un accordo bilaterale nel 2014, il secondo dopo quello scaduto senza aver dato luogo nemmeno a un’adozione: si tratta di un accordo politico, certamente positivo, ma in assenza, da parte cambogiana, delle Linee guida per l’implementazione delle adozioni internazionali credo che nessun bambini possa arrivare in Italia». L'accordo prevede (fonte Cai) l'autorizzazione da parte della nostra Autorità centrale di 8 enti, accreditati dalle Autorità centrali della Cambogia, per un periodo di tre anni con rinnovo tacito. In Cambogia, secondo l’Unicef, i bambini che vivono in istituto sono 11.865.

Foto archivio Ciai


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