Welfare & Lavoro

Azione Cattolica: lotta alla povertà e sviluppo sostenibile sono due facce della stessa medaglia

Nel ricordare i trentasei anni dall’assassinio di Vittorio Bachelet l'associazione ha dedicato a welfare e crisi l'annuale convegno dal titolo “Ridurre le disuguaglianze: nuovi paradigmi per vivere insieme” a Roma

di Vittorio Sammarco

«Se sentissimo che in ogni povero c’è Cristo tutto il resto verrebbe da sé». A trentasei anni dall’assassinio di Vittorio Bachelet l’Azione Cattolica italiana ricorda ancora il pensiero e l’azione del suo mite e amato presidente della riforma, ucciso dalle Brigate Rosse quando era vice-presidente del Consiglio superiore della magistratura, il 12 febbraio del 1980. «Non vogliamo formare buon soci per l'Ac, ma buoni cittadini al servizio del nostro Paese», rievoca il giovane e nuovo presidente Matteo Trufelli, nell’aprire l’annuale convegno dal titolo “Ridurre le disuguaglianze: nuovi paradigmi per vivere insieme” a Roma. “Tutto si tiene. Perché le diseguaglianze”, è il punto di partenza delle riflessioni su quattro aree: economica, politica, ecologico ambientale e sociale, ispirate dalla recente enciclica di papa Francesco “Laudato si'”. Non solo per fare un’analisi per dibattiti e riflessioni accademiche, ma soprattutto per “prendere dolorosa coscienza” delle vicende umane che ci circondano e farsene carico, come ha fatto, pagando con la vita, il povero Giulio Regeni – il giovane ricercatore ucciso al Cairo pochi giorni fa – giustamente ricordato nella sua relazione dal vice-presidente di Ac e docente all’Università di Palermo, Giuseppe Notarstefano.

Le parole introduttive, forti e chiare, sul rischio che si corre in un mondo altamente diseguale; sono di Lorenzo Caselli, dell’Università di Genova: la crisi ha lasciato «sul terreno “inequità” crescenti che minano la credibilità delle istituzioni democratiche, depotenziano i corpi intermedi, frenano le possibilità di una ripresa economica consistenza ed equilibrata, producono guasti ambientali che rischiano di essere insanabili». La situazione odierna, per l’economista, stanno smascherando una serie di pseudo-verità: che la cosa più importante sia sacrificare il welfare attraverso il taglio della spesa pubblica, che i mercati si autoregolano, che la speculazione avrebbe effetti positivi e che le diseguaglianze esprimono il buon funzionamento dell’economia perché premiano il merito. Sono tesi che si svelano come fallaci, per Caselli, e ora occorre invertire la rotta. Altrimenti, come ha fatto eco Giuseppe Acocella, dell’Università Federico II di Napoli, la «disuguaglianza, crescendo e rafforzandosi deteriora la democrazia trasformandola in oligarchia e di fatto, indebolendola o uccidendola».

Proposte? Sì: intanto a partire dalla riflessione del Papa ribadire dire che «lotta alla povertà e sviluppo sostenibile sono le due facce della stessa medaglia» quindi per Ignazio Muso, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, c’è «la necessità di modificare radicalmente il modello di sviluppo globale di un’ottica di sostenibilità».

E poi, secondo Caselli, ci sono misure/linee concrete, su cui lavorare, almeno nel nostro Paese, per «aggredire le diseguaglianze alla radice»: utilizzare gli strumenti fiscali; ridurre il grado di monopolio e i protezionismi corporativi; regolare i mercati finanziari e i movimenti di capitale (Tobin tax); eliminare i paradisi fiscali; rafforzare la democrazia economica e la partecipazione dei lavoratori al governo delle imprese; rafforzare la soggettività della società civile, promuovere l’economia sociale e il Terzo settore, promuovere la parità economica delle donne e i loro diritti; istituire una base minima di tutela sociale universale («è di particolare interesse la proposta del Reis – reddito di inclusione sociale – avanzata dall’Alleanza contro la povertà»).

Su questo punto insiste anche Antonio La Spina, della Luiss di Roma: «Anche le politiche per la famiglia possono essere di grande rilievo: la condizione di povertà, infatti, non dipende direttamente dall’assenza di un occupato o un percettore di pensione in famiglia. Se il nucleo supera una certa soglia di componenti, avere uno stipendio può non essere sufficiente, sicché il nucleo medesimo nella sua interezza, compreso colui che lavora, potrebbe ritrovarsi in condizione di povertà. Pertanto, a fronte di risorse scarse, i sostegni al reddito andrebbero mirati anzitutto su nuclei del genere».

E La Spina lancia anche un segnale positivo sui giovani, nonostante ciò che troppo facilmente si dice di loro. È vero, «oggi si assiste un abbassamento delle aspettative. Quelle dei giovani e dei millennians (diventati maggiorenni dopo il 2000 ndr.) in particolare». Ma «non è affatto detto che siano choosy (schizzinosi, difficili nelle scelte). Al contrario, potrebbero avere già in mente una società e un’economia rispettose della natura e dell’ambiente, meno ancorate a sollecitazioni consumistiche, più centrate su valori umanistici, essenziali, basati sulla cultura dell’autoriduzione e della condivisione (sharing). Un futuro di speranza viene anche da qui, dai nostri figli».

Il XXVI Convegno dedicato a Vittorio Bachelet si è concluso con tre sessioni di lavoro: «La povertà è la grande inequità: la sfida dell’inclusione» (Francesco Soddu e Roberto Rossini); “Nuove strade nel mondo” (Franco Vaccari e Anna Gobbetti); La legalità come servizio alla verità e alla carità (Adriano Patti e Rosy Bindi).


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