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Msf: distrutto un ospedale nel nord della Siria

Si contano almeno sette morti, mentre di otto membri dello staff non si hanno notizie. La struttura era supportata da Medici senza Frontiere dallo scorso settembre. L'organizzazione denuncia: «Sembra essere un attacco deliberato».

di Redazione

Ancora una volta nel mirino un ospedale legato a Medici senza Frontiere. L’organizzazione medico-umanitaria, ha denunciato la distruzione della struttura supportata nelle provincia di Idlib (nord della Siria). L’ospedale Ma'arat Al Num – rende noto un comunicato – è stato colpito da quattro missili in due serie di attacchi a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Tra le sette vittime ci sono cinque pazienti, un familiare un guardiano dell'ospedale mentre «di almeno otto membri dello staff non si hanno notizie», denuncia Msf «si presume siano rismati uccisi. Anche di altri pazienti non si hanno notizie» continua il comunicato. Nell'area sono state colpite altre 15 case e strutture situate in zone densamente popolate. Tra le strutture denunincia ancora Msf sembra esserci un altro ospedale non supportato dall'organizzazione.

«La distruzione dell'ospedale supportato da Msf sembra essere un attacco deliberato contro una struttura sanitaria e lo condanniamo con la maggior forza possibile» ha detto Massimiliano Rebaudengo, capo missione di Msf.«La distruzione di questo ospedale lascia una popolazione di circa 40.000 persone senza accesso ai servizi sanitari in una zona in pieno conflitto»

L’ospedale da 30 posti letto contava uno staff di 54 persone, due sale operatorie, un ambulatorio e un pronto soccorso. Msf sta supportando l’ospedale da settembre 2015 e ne ha coperto tutti i bisogni comprese le forniture mediche e i costi di gestione. L'ambulatorio visitava circa 1.500 persone al mese, al pronto soccorso erano registrati una media di 1.100 ingressi al mese, mentre nelle sale operatorie erano effettuate circa 140 operazioni al mese.

In apertura l'ospedale supportato da Msf distrutto dai bombardamenti foto di Stringer/AFP/Getty Images

Sotto alcune immagini inviate da Msf

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