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Cooperazione & Relazioni internazionali

I tre miliardi alla Turchia? Finiranno in 34 giorni

Alberto Sinigallia, presidente di Progetto Arca, fa un conto spannometrico ma emblematico: con 2,5 milioni di rifugiati siriani in casa, i soldi stanziati dall'Europa per contenere la pressione migratoria finiranno in pochi giorni. Una provocazione? No, un dato di realtà per dire che questa non può essere la soluzione. «E se immaginassimo un'accoglienza temporanea?», si chiede.

di Sara De Carli

Tre miliardi di euro: contributo stanziato dall’Unione europea per la Turchia, per la gestione dei rifugiati, il controllo delle frontiere e il contenimento dei flussi migratori.

Due milioni e mezzo: i rifugiati siriani registrati in Turchia (gennaio 2016, European Commission, allegato), numero che fa della Turchia il più grande luogo di accoglienza per i rifugiati.

35 euro: la cifra media giornaliera che viene stanziata in Italia come negli altri Paesi europei di accoglienza per la gestione di un rifugiato.

Partendo da questi dati, Alberto Sinigallia, presidente di Progetto Arca, fa un conto spannometrico ma emblematico: «Contenere i flussi ed evitare che questi due milioni e mezzo di rifugiati partano verso l’Europa implica ovviamente gestirli in loco, con un costo di 87,5 milioni di euro al giorno. Tre miliardi di euro, a questo punto, bastano per 34 giorni. Il conto sarà pure approssimativo, i giorni potrebbero essere 60 o forse addirittura 90, il punto è che stiamo cercando di tappare una falla che si riaprirà fra pochissimo tempo, stiamo solo rimandando il problema di un paio di mesi», spiega.

Il problema è che «non c’è una visione, non serve “tenere” in Turchia queste persone, serve un disegno europeo – anzi mondiale – sull’accoglienza». Altrimenti «finiti i 3 miliardi saremo daccapo. Altrimenti perché non dare contributi anche alla Giordania, che di rifugiati siriani ne accoglie 1 milione o al Libano, che ne accoglie 1,3 milioni?», si chiede Sinigallia. E ovvio che non è scritto su nessun documento che i 3 miliardi servono per mantenere i profughi, ma quello «è un non detto che non viene esplicitato, simile a quello per cui l’Europa da due anni non riesce a trovare un accordo sulla gestione dei profughi e dei rifugiati».

Una soluzione Sinigallia non ce l’ha, però avanza una proposta: «perché non immaginare una accoglienza esplicitamente temporanea di queste persone, fintanto che non sarà finita la guerra nei loro Paesi? Qualcosa di simile a quanto è successo in Svizzera durante la seconda guerra mondiale. Certo serve stipulare degli accordi internazionali, ma io credo che moltissime delle persone che ora hanno la necessità di scappare, hanno anche il desiderio di tornare nel loro Paese appena sarà possibile. Non ho la soluzione ma perché non provare a immaginare una strada? Questo rassicurerebbe parte dell'opionione pubblica nei Paesi d'accoglienza e andrebbe incontro alle esigenze e ai desideri delle persone da accogliere».

Foto Chris McGrath/Getty Images


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