Politica & Istituzioni

Carta famiglia, il Governo si impegna per farla decollare davvero

La Legge di Stabilità ha istituito la Carta Famiglia, che dà sconti e agevolazioni alle famiglie con almeno tre figli. Manca però ancora il regolamento attuativo, che deve arrivare entro fine marzo. Sollecitato da Mario Sberna, il neo ministro con delega alla famiglia, Enrico Costa, prende un impegno: «stimolare i ministri competenti in vari ambiti ad investire sulla famiglia»

di Vittorio Sammarco

C’è ma non si vede: la “Carta famiglia”, la nuova misura pensata per il sostegno alle famiglie con almeno tre figli minori (430mila circa su un totale di quasi un milione di famiglie numerose, l’8,5% dei nuclei in Italia) senza il regolamento di attuazione non parte. Ora, però, grazie all’ultimo ‘rimpastino’ di Governo, che a fine gennaio ha visto dare la delega sulla famiglia all’on. Enrico Costa (oltre a quella sugli Affari Regionali), c'è qualche speranza in più di arrivare all'attuazione entro i tre mesi previsti dalla norma istitutiva (la Legge di stabilità 2016).

Della Carta Famiglia come uno degli strumenti concreti per sostenere le famiglie numerose (a maggior rischio di povertà, secondo i dati Istat), che si “fanno carico” di opporsi a quella “desertificazione” generativa con cui l’Italia segna da tempo i propri dati demografici, si è parlato alla Camera in una conferenza stampa promossa dal gruppo parlamentare 'Democrazia Solidale-Centro democratico’ e in particolare da Mario Sberna, il primo firmatario dell’emendamento che ha introdotto nella Legge di Stabilità la Carta Famiglia. L'obiettivo? Chiedere con forza il completamento del percorso.

La Carta funzionerebbe così: è destinata alle famiglie costituite da cittadini italiani o stranieri regolarmente residenti nel territorio italiano, con almeno tre figli minori a carico; non ha un credito caricato, ma dà accesso a sconti sull’acquisto di beni o servizi o a riduzioni tariffarie concesse da soggetti pubblici o privati che intendano contribuire all’iniziativa; è rilasciata dai Comuni, su richiesta delle famiglie (dietro pagamento dei costi di emissione). Le aziende che accettano la convenzione possono valorizzare la partecipazione a scopi promozionali e pubblicitari. Inoltre «è funzionale anche alla creazione di uno o più gruppi di acquisto familiare o gruppi di acquisto solidale nazionali, nonché alla fruizione dei biglietti famiglia e abbonamenti famiglia per servizi di trasporto, culturali, sportivi, ludici, turistici e di altro tipo».

Al regolamento che stabilisca chi ne ha diritto (il tetto del reddito ISEE), le modalità di attuazione e di funzionamento, devono provvedere tre ministeri: Lavoro e politiche sociali, di concerto con quello dell’Economia e delle Finanze e quello dello Sviluppo Economico. Al momento, però del regolamento non vi è traccia. Quindi ancora tutto rimane sulla… carta.

Per questo il neo ministro Enrico Costa, presente alla conferenza stampa, prende impegni: «è difficile con un solo provvedimento ottenere risultati – premette – ci vogliono politiche attive che complessivamente possono cambiar le strategie generali», ma questo provvedimento è importante, sottolinea, e si attribuisce quindi «il compito di stimolare i ministri competenti in vari ambiti ad investire sulla famiglia. La delega mi è stata data proprio con queste considerazioni». E ancora: «Convocherò a breve le associazioni e una serie di personalità che hanno dimostrato di credere in questi obiettivi e potranno contribuire con le loro competenze a implementare un progetto strategico che consideri la famiglia una risorsa e un investimento per il nostro Paese», ha detto.

Per il sottosegretario Luigi Bobba la Carta è importante perché, pur a costo zero per le casse dello Stato, scommette su tre fattori: «Primo, è un fattore reputazionale, perché le aziende potendosi avvalere di un marchio particolare si presentano come aziende ‘amichevoli’ per la famiglia, come altri marchi che hanno un impatto sociale in altri settori; secondo aspetto, quello economico, questo segmento di famiglie può avere una forza economica di traino importante; terzo, per il modo di proporsi, dei soggetti pubblici e delle aziende, questa carta, se avrà un slancio significativo, porterà a ridisegnare i profili delle aziende che andranno incontro a famiglie che con un carico più elevato hanno un tasso di rischio di povertà maggiore, proprio perché determinato da bisogni non soddisfatti. Meglio prevenire che fare interventi riparativi». Per questo anche il sottosegretario al ministero del Lavoro e delle politiche sociali garantisce: la «massima collaborazione del ministero perché questo strumento decolli».

I presupposti ci sono: alcune associazioni di famiglie (tra le quali quelle presenti alla conferenza di oggi, l’Associazione Nazionale Famiglie numerose, il Forum delle Associazioni Familiari, il Movimento per la Vita), hanno già offerto una bozza di regolamento ai ministeri competenti. Tra i punti principali quello della soglia di reddito che consentirebbe l’accesso, che con ISEE dovrebbe collocarsi (secondo gli estensori) a un tetto non inferiore ai 30.000 euro (aumentato di 5mila per ogni figlio oltre il terzo), perché sia un’operazione che possa abbracciare il maggior numero di famiglie possibile, ha detto l’on Sberna: «Se fissiamo la soglia Isee a 8.500 euro, come si è fatto con il bonus bebè, ci prendiamo in giro».

Se le associazioni verranno ascoltate si potrebbe fare presto è bene, perché «solo politiche pensate e organizzate sul territorio a partire dall’esperienza delle famiglie – hanno sostenuto Sbrena e il gruppo DS-CD – tenendo conto dei loro tempi, ritmi e bisogni specifici, nell’ambito di un progetto organico di interventi specifici, solo in questo modo dette politiche risulterebbero conformi a quella peculiare attenzione, al tempo stesso rispettosa della sua autonomia e garante della sua tutela, riservata dalla Costituzione a questo fondamentale nucleo sociale».

Foto Marty Melville/AFP/Getty Images


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