Media, Arte, Cultura

Written in Italy, dieci anni di letteratura italiana in viaggio per il mondo

In dieci anni le traduzioni dei nostri libri hanno attraversato tutto il globo terrestre ad eccezione di Artide ed Antartide. Un viaggio reso possibile grazie alla prima esposizione itinerante internazionale della letteratura italiana tradotta all'estero

di Mara Cinquepalmi

Da Foggia a Doha, da Roma a Sydney. In dieci anni le traduzioni dei nostri libri hanno attraversato tutto il globo terrestre ad eccezione di Artide ed Antartide. Un viaggio reso possibile grazie a Written in Italy, la prima esposizione itinerante internazionale della letteratura italiana tradotta all'estero che quest’anno festeggia il decimo compleanno.

Written in Italy nasce come biblioteca di Davide Grittani, giornalista e scrittore foggiano, che ha iniziato a chiedere, a chiunque tra amici e conoscenti si recasse all'estero, di portare un libro italiano tradotto in altra lingua. Dopo la Bibbia, è proprio un libro italiano, il Pinocchio di Carlo Collodi, ad essere il secondo testo più tradotto al mondo in ben 256 lingue.

Cominciata nel 1992, nel 2006 questa piccola biblioteca conteneva appena 200 libri, poi il salto coinvolgendo scrittori, istituti italiani di cultura, ambasciate, agenzie letterarie e librerie italiane all'estero che hanno donato testi, talvolta rarissimi, fino a raggiungere gli oltre 3000 volumi. Romanzi, guide, antologie e saggi sono i volumi della nostra letteratura che compongono questa incredibile raccolta e 53 le lingue in cui questi sono tradotti (tra queste afrikaans, bosniaco, cinese, coreano, ceco, estone, hindi, lituano, slovacco). Tra i pezzi forti ed i titoli più curiosi della collezione il “Bollettino siderale” di Galileo Galilei in spagnolo, “Il nome della rosa” di Umberto Eco in turco, “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati in bosniaco, la “Grammatica della fantasia” di Gianni Rodari in greco, fuori commercio dal 2008, la prima edizione spagnola del 1976 di “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci, l’edizione spagnola di “Per il Primo di Maggio” di Edmondo De Amicis stampata su carta di tabacco nel 1897, “Le città invisibili” di Italo Calvino in cinese mandarino, speciale fuori commercio del 2010, la prima edizione in afrikaans di “Un borghese piccolo piccolo” di Vincenzo Cerami stampata a Città del Capo nel 1979.

Oggi la raccolta è suddivisa in due fondi: uno alla Biblioteca provinciale di Foggia Magna Capitana e consiste in circa 350 volumi; l'altro di circa 2600 volumi alla Fondazione del Salone internazionale del libro di Torino. Libri, da Dante a Camilleri, da Manzoni a Sciascia, che hanno viaggiato da un continente all’altro in quindici tappe (sfoglia la storymap). «Una tappa molto significativa – spiega Davide Grittani – è stata quella a Sydney, perché dal comodo delle nostre case non ci rendiamo conto di quello che realmente succede ai nostri ragazzi dall'altra parte del mondo: solo a Sydney, negli ultimi 5 anni, oltre 40mila italiani al di sotto dei 35 anni hanno chiesto visto permanente per lavoro, studio, attività artistiche o imprenditoriali. Di fronte a un mondo straordinariamente diverso dal nostro, esporre a Sydney è stata la soddisfazione più grande della mia vita».

Una mostra che porta in giro libri non poteva che diventare a sua volta un volume, anzi due. Il primo “C’era un Paese che invidiavano tutti”, uscito nel 2011, ed ora, di prossima uscita, “I libri non fanno check-in”. Written in Italy, che dal 2010 è un marchio registrato presso il Ministero dello Sviluppo Economico, ha raccolto in questi anni il sostegno di scrittori come Dacia Maraini che l'ha definita «la proposta culturale più coraggiosa degli ultimi vent'anni», mentre per Sandro Veronesi è un «atto di infedeltà verso le convenzioni culturali e accademiche italiane» e per Niccolò Ammaniti una «piccola rivoluzione senza armi e naturalmente senza soldi, come tutte le rivoluzioni». «Il progetto – continua Grittani – è molto cambiato nel corso di questi anni. Abbiamo trovato una formula per partire un po' più snelli, tendiamo a fare meno città grandi, ci piacciono molto di più piccoli centri in cui una mostra come la nostra può essere accolta e visitata con tutto il calore e la passione che merita». Fervono intanto i preparativi per il decennale e tra quest’anno e il 2017 sono previste tre tappe molto importanti: San Francisco, Lima e Tel Aviv. «Un progetto – conclude il curatore della mostra – che porterebbe in giro il nome di Foggia e della Puglia con una modalità senza precedenti, legando la mostra finalmente e in maniera del tutto costruttiva al territorio da cui proviene».


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