Economia & Impresa sociale 

Cara Confcooperative, così non va. Adesso prendi esempio da Federsolidarietà

Rinnovo delle cariche, codice etico e trasparenza. Durissimo j'accuse di uno storico cooperatore bresciano nei confronti dei vertici nazionali. Da leggere

di Beppe Pezzotti

Lo scorso sabato presso il Centro Pastorale Paolo VI Brescia si è tenuta l’assemblea provinciale che ha visto la riconferma di Marco Menni alla guida di Confcooperative Brescia per i prossimi 4 anni e l'elezione del nuovo Consiglio. Quella che pubblichiamo è una lettera che uno cooperatore bresciano presente all'assemblea, Beppe Pezzotti, ha inviato al suo presidente.

«Sono arrivato alla cooperazione all’età di 50 anni dopo averne lavorati 34 in due diverse aziende metalmeccaniche. Nei successive 30 sono stato impegnato per 5 anni nella cooperazione edilizia e poi nella cooperazione sociale. Sono stati 30 anni meravigliosi con grandi soddisfazioni dove ho potuto sperimentare la condivisione, la partecipazione, l’accompagnamento a nuove cooperative per lasciarle poi a persone più giovani. Un’esperienza esaltante che, avendo rivestito la carica di presidente regionale per 10 anni, mi ha dato la possibilità di conoscere tante persone brave ed impegnate per il bene comune. Vi prego perciò di prendere questo mio intervento non come una critica ma come una sollecitazione perché in futuro possiate appropriarvi (come ha detto anche Gardini riguardo alle cooperative) della vostra associazione rendendola più coerente ai valori e ai principi che la cooperazione si è data.

Non mi era mai capitato, in molti anni di impegno politico e sociale, di ricevere tanti applausi come li ho ricevuti quattro anni fa all’ultima assemblea rinnovo cariche dell’Unione provinciale di Brescia.

Quando uno riceve così tanti applausi cosa pensa? Io ho pensato così: “Non avrei mai immaginato di avere così tanti cooperatori d’accordo come me! D’accordo su che cosa? Vi ricordo, riassumendo brevemente il mio pensiero che allora ricevette tanti applausi:

  1. – Confcooperative con l’elezione degli organi per alzata di mano con un unico candidato alla presidenza, con una lista di nominati dall’alto e bloccata per l’elezione dei consiglieri a livello provinciale, regionale e nazionale, non è un’organizzazione democratica.
  2. È importante che Confcooperative adotti lo stesso regolamento di Federsolidarietà per il rinnovo delle cariche istituzionali che esclude la votazione per alzata di mano e che, la lista per rinnovo del consiglio, provinciale, regionale nazionale, deve avere un numero di candidati che sia almeno il 30% in più dei consiglieri da eleggere. La lista è composta da cooperatori che si auto candidano nel rispetto della democrazia partecipata.
  3. – Bisogna cambiare le modalità di revisione delle cooperative perché quelle attuali non servono a niente al punto che, mi è stato riferito, in una nostra cooperativa il collegio dei revisori non approva il bilancio da due anni e non succede niente. I nostri revisori fanno la parte di Ponzio Pilato anche di fronte all’evidenza
  4. – È necessario che Confcooperative si dia un Codice Etico come lo ha Federsolidarietà con la possibilità di sanzionare chi lo viola.

A questo proposito permettetemi di aprire una parentesi. Il Consorzio Conserve Italia (il più grande consorzio agricolo d’Europa con presidente Gardini che presiede anche Confcooperative) si è dato un codice di ben 64 pagine che vi invito a leggere. Questo Codice, tra l’altro, prevede un organismo di vigilanza con questi compiti:

  1. • monitorare l’applicazione del Codice Etico da parte dei soggetti interessati, attraverso l’applicazione di specifici compliance programs, piani di audit interni e accogliendo eventuali segnalazioni fornite dai portatori di interesse interni ed esterni;
  2. • ricevere e analizzare le segnalazioni di violazione del Codice Etico;
  3. • trasmettere al management aziendale e agli organi amministrativi la richiesta di applicazione di eventuali sanzioni per violazioni al presente Codice Etico;
  4. • relazionare periodicamente al Consiglio di Amministrazione sui risultati dell’attività svolta, segnalando eventuali violazioni del Codice Etico di significativa rilevanza;
  5. • esprimere pareri in merito alla revisione delle più rilevanti politiche e procedure, allo scopo di garantirne la coerenza con il Codice Etico;
  6. • provvedere, ove necessario, alla proposta di revisione periodica del Codice Etico.

Personalmente dopo la lettura di questo codice e dei compiti che lo stesso delega all’organismo di vigilanza mi sono chiesto ed ora chiedo a voi ed in particolare al presidente Gardini “Avremmo avuto gli scandali di Roma e Sicilia, quelli nuovi delle cooperative sociali che menano i disabili e quelli che verranno perché statene certi questa triste storia non è ancora finita, se avessimo avuto un codice etico siffatto? Cosa aspettiamo a proporlo? Cosa aspetta il nostro presidente nazionale a proporne l’adozione anche in Confcooperative? E’ mai possibile che in quattro anni non si sia trovato il tempo e la voglia di proporne uno? Vi richiedo ancora con un simile codice avremmo avuto gli scandali che hanno infangato tutta la cooperazione?

Ma ritorniamo alle proposte fatte 4 anni fa quando chiedevo di:

  1. – Rimettere il tetto ai mandati presidenziali eliminato all’assemblea di Palermo del 2002 da Marino con il consenso di ben 299 delegati dei 300 partecipanti.
  2. – Sullo statuto di Confcooperative si afferma che la Dottrina Sociale della Chiesa è il riferimento del nostro agire. La Dottrina da un’importanza fondamentale alla trasparenza. I politici da alcuni anni rendono pubblici tutti i loro proventi. In Confcooperative sono ancora top secret!
  3. – È importante che i dirigenti non abbiano una pluralità di cariche.

Chi riceve un fiume di applausi, come li ha ricevuti il sottoscritto in quella assemblea, e un sacco di complimenti dopo, si immagina che finalmente qualcosa stia cambiando anche in Confcooperative. Finalmente, pensa, diventerà un’associazione trasparente, democratica e partecipata. Si eliminerà il cumulo degli incarichi, finalmente avremo anche in Confcooperative un codice etico.

In realtà cosa è cambiato in questi quattro anni. È stato rimesso il tetto ai mandati. Speriamo che vi rimanga perché anche nel 2002 esisteva ma l’assemblea di Palermo, per volere dell’allora padre padrone di Confcooperative Luigi Marino e per l’ignavia e la sudditanza dei cooperatori presenti, fu eliminato e pertanto, quello che è già successo, non si può escludere che possa succedere in futuro

Di tutte le altre proposte? Nulla di nulla! Tutto come prima!

Allora permettetemi di leggervi alcune durissime parole che usò in Cardinal Martini nei confronti dei politici in una sua famosa omelia alla festa di Sant’Ambrogio: “…… si tratta di un male oscuro, difficile da nominare, forse anche perché è difficile da riconoscere, come un virus latente eppure onnipresente. Potremmo chiamarlo col nome di "pubblica accidia" … il contrario di quella che la tradizione classica greca come pure il Nuovo Testamento chiamano parresia, libertà di chiamare le cose con il proprio nome. Si tratta di una neutralità appiattita, della paura di valutare oggettivamente le proposte secondo criteri etici, che ha come conseguenza un decadimento della sapienzialità …….” E ancora “ …. pregate per non entrare in quell’atmosfera di compromesso e di comodità, di viltà, di fuga e di disinteresse nel quale si matura la scelta di non scegliere, la decisione di non decidere, la fuga dalle responsabilità”.

Mi dispiace immensamente, anche perché questa sarà l’ultima mia partecipazione a un’assemblea di Confcooperative e non mi sarà dato di constatare se mai ci saranno in futuro dei cambiamenti in questa associazione, mi dispiace ripeto ma queste durissime parole del Cardinal Martini valgono anche per la stragrande maggioranza dei cooperatori di Confcooperative».

Nella foto di apertura il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini


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