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Adozioni: bambini comprati, i sospetti di Silvia Della Monica

La presidente della Commissione Adozioni internazionali, intervistata da un'emittente radiofonica, afferma che alcune coppie italiane sarebbero state "convinte" ad acquistare i figli da famiglie povere perché "comunque bisogna dar loro un futuro migliore". Però non fa nomi. Paolo Briziobello: «Se sa qualcosa, parli chiaramente. Il compito di vigilare è suo»

di Gabriella Meroni

Bambini entrati in Italia in violazione dei diritti fondamentali, strappati a famiglie povere, in poche parole comprati. Sono queste le pesanti accuse che emergono da un'intervista rilasciata lo scorso 26 febbraio dalla presidente della Commissione Adozioni Internazionali Silvia Della Monica alla emittente radiofonica toscana Controradio, e passata quasi sotto silenzio, ma nella quale la presidente adombra situazioni al limite della legalità proprio riguardo alcuni ingressi di minori in Italia. Ma ecco che cosa ha dichiarato Silvia Della Monica (l'intervista integrale è qui): «Noi non dobbiamo permettere che questa materia sia sporcata e si privilegi a quantità rispetto alla qualità delle adozioni, perché stiamo parlando della vita di un bambino», ha esordito la presidente, che ha poi aggiunto «stiamo combattendo la mentalità di coloro che insistono sulla quantità delle adozioni, e magari non fanno adozioni pulite».

Dettagliando maggiormente, la Della Monica ha fatto degli esempi. Riportiamo le testuali parole: «Se tu convinci una coppia che anche se un bambino lo compri dalla sua famiglia di origine e quindi lo strappi, perchè la famiglia è povera, e lo porti via dal suo paese, ma hai fatto comunque qualcosa di positivo perchè nel suo paese non ha futuro, si comprende che stiamo parlando di qualcosa di inaccettabile sotto il profilo dei diritti umani della serietà e della correttezza delle adozioni». Si tratterebbe dunque di qualcosa di molto grave: pratiche di acquisto di minori da parte di coppie italiane che, "convinte" non si da da chi, hanno strappato da famiglie povere i piccoli nel convincimento di compiere comunque un'azione positiva nel dare un futuro a un bambino che non ce l'avrebbe nel suo paese.

Parole gravi ma non troppo precise che trovano replica da parte di Paolo Briziobello, il commercialista torinese che da oltre vent’anni si occupa anche a livello istituzionale di infanzia e di adozioni. «Se la dottoressa Silvia Della Monica, quale massimo rappresentante l’Autorità di Vigilanza italiana, ha il sospetto di quello che tanto disinvoltamente afferma, agisca verso questi soggetti che avrebbero “comprato” i bambini! Agisca in fretta e subito! Anzi, perché non lo ha già fatto?» si chiede Briziobello. «E’ suo il compito di vigilare. Innanzitutto per il bene supremo dei bambini e per rispettare l’alto incarico che le è stato affidato dal governo Letta con quel ruolo, poi ratificato dal governo Renzi. Pare evidente che queste sciagurate parole, generiche e prive di soggettività, possano gravemente nuocere al sistema adozioni internazionali, già messo a dura prova negli ultimi anni», conclude. Sarebbe infatti auspicabile un chiarimento da parte della presidente Della Monica, anche per evitare di ingenerare ulteriore confusione nel settore. Rimaniamo in attesa.


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