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Caro Matteo, se il Terzo settore è diventato l’ultimo

L'aveva annunciata il 12 aprile del 2014, ma la Riforma del Terzo settore è da più di 600 giorni in Parlamento. Il refrain del Premier “Il Terzo settore che in effetti è il primo” rischia di suonare ormai come una beffa. La Riforma, infatti è scalata nelle attenzioni e nella prassi in ultima posizione

di Riccardo Bonacina

Caro Matteo,

fra pochi giorni il progetto di Riforma del Terzo settore, Impresa sociale e Servizio civile universale compie 23 mesi, quasi 2 anni. Ventitré mesi passati dal tuo annuncio al Festival del Volontariato di Lucca (il momento nella foto), diciannove mesi da che il Consiglio dei ministri varò il testo della Riforma, un buon testo che un autorevole Centro studi del non profit e della cooperazione definì un “Civil act”, diciassette mesi in Parlamento di cui dieci in Senato dove ancora siamo ai preliminari. Abbiamo superato la soglia dei 600 giorni in Parlamento!

È vero, i ritardi parlamentari dove si sono palesate vanità, distrazioni, pregiudizi antichi e ostruzionismi, non ti sono imputabili, ma è altrettanto vero che il Governo ha il dovere di sottolineare quanto ritenga importante e prioritaria questa riforma. Se davvero questa Riforma era una sua priorità.

Giustamente ti vanti della spinta riformista di questo Governo, spinta riconosciuta proprio in questi giorni anche a livello internazionale. Eppure “Il Terzo settore che in effetti è il primo”, come tu hai sempre sottolineato, da candidato segretario Pd e poi da segretario e premier, sembra ormai l’ultima delle attenzioni del Governo, da primo vagone anche in ordine temporale nella lista delle Riforme schedulate in questa legislatura, a ultimo. È così?

Nell’aprile 2014, presentando la necessità di una Riforma del Terzo settore ti esprimesti così: Noi vogliamo ribaltare la logica delle ultime stagioni, noi pensiamo che la capacità di risposta dei cittadini ai cittadini, il loro impegno civico, sia la risorsa prima del Paese (Primo settore non più Terzo), pensiamo che la capacità dei cittadini di partecipare alle sfide del quotidiano in un vero spirito sussidiario e di solidarietà sia la prima infrastruttura necessaria al Paese. Per aumentarne il capitale sociale e il grado di coesione delle comunità. Questa sfida è la nostra sfida perché il Terzo settore è uno dei motori della scommessa culturale, educativa ed economica del Paese”.

Caro Matteo, se il Terzo settore è uno dei motori della scommessa culturale, educativa ed economica del nostro Paese, come sono convinto, bisogna far presto perché la realtà preme con i suoi bisogni. Come dici spesso, in questo Paese fare presto spesso coincide con fare bene, per questo ulteriori ritardi sono intollerabili.

Se davvero l’attivazione dei cittadini è la prima e più necessaria infrastruttura di questo Paese, ben più necessaria e prioritaria del Ponte sullo Stretto, qualche volta in più ricordalo anche ai tuoi parlamentari.

Un Terzo settore non più umiliato dalle istituzioni, un’impresa sociale più forte e capace di dare risposte alle sfide del nostro tempo, un Servizio civile che non dica più “non c’è posto” ai ragazzi che si vogliono impegnare per la comunità sono le risposte che migliaia di cittadini e organizzazioni aspettano. Da troppo tempo, ormai.

Una promessa che non si realizza è più di una promessa delusa, è una promessa tradita.

Il Terzo settore diventerà il primo se la Riforma sarà portata a termine nel più breve tempo possibile e se l’attenzione all’economia sociale e alla sua crescita informerà di più tutte le politiche del tuo Governo.

Se ci sei batti un colpo.

Riccardo Bonacina


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