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I 100mila giovani del volontariato europeo

«La presidenza del semestre italiano si è spinta molto per far fare un passo avanti all’incontro tra Servizio civile e Servizio di volontariato europeo, e noi vogliamo continuare su questa strada che dovrebbe portare ad un Servizio civile universale e/o Europeo», spiega Silvia Costa presidente della Commissione Cultura ed istruzione del Parlamento europeo

di Vittorio Sammarco

Il Servizio Volontariato Europeo festeggia i 20 anni. E oggi, grazie all'Agenzia nazionale per i giovani, l'istituzione governativa italiana che, nata su direttiva comunitaria per gestire il Programma Gioventù in Azione e in particolare il Programma Europeo Erasmus+), davanti ai giovani rappresentanti degli enti accreditati ha ricordato numeri e storie del buon lavoro fatto finora.

Sono più di 100mila i giovani italiani tra i 17 e i 30 anni che hanno sperimentato un’esperienza di apprendimento interculturale, integrazione sociale e partecipazione attiva, in un Paese del Programma o al di fuori dell’Europa per un periodo dai 2 ai 12 mesi, impegnati come volontari in diverse aree d’intervento: cultura, gioventù, sport, assistenza sociale, patrimonio culturale, tempo libro, protezione civile, ambiente, sviluppo cooperativo. Offerta formativa rivolta a tutti i giovani, senza titoli o percorso di studi.

Nell’ultimo biennio (ossia i primi due anni del neonato programma Erasmus+ dentro cui è confluito lo SVE) sono stati oltre 1.200 i giovani che hanno partecipato al programma scegliendo destinazioni come Germania, Spagna, Francia, Polonia, Portogallo e Turchia. 24 milioni di euro impegnati in progetti di mobilità giovanile, oltre 900 progetti approvati sul territorio nazionale con il 100% di impegno delle risorse europee. Progetti che si rivolgono a misure di inclusione dei giovani dell’Africa del Nord e del Medio Oriente (che anche grazie a questi progetti – ha detto Giacomo D’Arrigo, direttore generale dell’Ang – vedono il volto migliore dell’Europa); coinvolge i giovani nel processo di innovazione del Paese attraverso iniziative sul tema della social innovation; partecipa e organizza numerosi eventi e iniziative internazionali; e con oltre 4 milioni di euro impiegati valorizza il talento giovanile, la creatività e la partecipazione in iniziative territoriali. Fondi a disposizione per il 2016: oltre 1,2 milioni, e si prevede un raddoppio per il 2017.

Nell’ultimo biennio (ossia i primi due anni del neonato programma Erasmus+ dentro cui è confluito lo SVE) sono stati oltre 1.200 i giovani che hanno partecipato al programma scegliendo destinazioni come Germania, Spagna, Francia, Polonia, Portogallo e Turchia

La migliore testimonianza del valore del progetto sono le storie raccontate in diretta da Marco, (sette mesi in Argentina, a dare una mano per riqualificare uno dei quartieri più popolari della città e trasformarlo in una zona più sostenibile e gradevole); di Helena, (polacca, da quasi un anno alla comunità l’Aquilone di Treviolo, (Bg), dove con la cooperativa AEPER si occupa di promuovere e gestire progetti educativi e socio-sanitari nell’ambito della salute mentale, della tutela dei minori e delle politiche giovanili); e di Emiliano (disabile, nove mesi ad Avilnes, in Spagna, che grazie all’associazione ANFASS di Pordenone ha potuto dare il suo contributo in un centro di aggregazione residenziale e diurno per disabili in condizioni più gravi, occupandosi di attività di inclusione attraverso l’organizzazione di laboratori e insegnamento di inglese e italiano).

“Per questo – sottolinea Cinzia Zaccaria, del Dipartimento Gioventù e servizio civile nazionale -: il servizio di volontariato non solo crea esperienze ma rappresenta anche un modello che si contrappone a una globalizzazione fatta solo di rapporti economici e che alimenta – nei fatti – la solitudine del consumatore; creando invece reti, ponti, relazioni, in grado di abbattere pregiudizi e avvicinando le culture”.

“La presidenza del semestre italiano si è spinta molto per far fare un passo avanti all’incontro tra Servizio civile e Servizio di volontariato europeo, e noi vogliamo continuare su questa strada che dovrebbe portare ad un Servizio civile universale e/o Europeo”, ha detto Silvia Costa presidente della Commissione Cultura ed istruzione del Parlamento europeo. Ricordando – tra l’altro – come Il nostro modello di Protezione civile è veramente avanzato (nato sul disastro dell’alluvione di Firenze di cinquant’anni fa) e può fare scuola in Europa, perché nasce dalla preziosa collaborazione tra volontari, militari ed enti locali che dirigono.

Costa annuncia che il nuovo programma Erasmus+ prevederà più soldi con un aumento del 45% di risorse e i giovani che potranno partire saranno 4 milioni più dei 3 dell’anno passato. “Non è ancora abbastanza ma intanto cresce…”. E conclude con un appello: “ci attendono due sfide: quella del dialogo interculturale e interreligioso e dell’emergenza umanitaria. E per vincerle si richiedono persone formate come quelle che fanno la vostra esperienza. L’Europa rischia di crollare sotto i colpi di governi che cavalcano l’ondata xenofoba. Vi chiedo allora di fare sentire la vostra voce presso la riunione intergovernativa che si terrà il 7 marzo: perché si diano riposte che tengano conto che i diritti della persona, i diritti umani vengono sempre prima dei diritti di cittadinanza. E soprattutto, poi, quelli dei bambini”.

E’ vero l’Europa si fa anche con i trattati, ma se non si insedia nei cuori e nelle teste delle persone non c’è trattato che tenga

e fa eco il sottosegretario a Lavoro e Politiche sociali, Luigi Bobba: “E’ vero l’Europa si fa anche con i trattati, ma se non si insedia nei cuori e nelle teste delle persone non c’è trattato che tenga. E’ un tempo in cui non ci si può voltare dall’altra parte non guardando le derive che mettono a rischio l’esistenza stessa dell’Europa. E questa esperienza di volontariato va proprio in senso contrario. Dal vissuto e dal valorizzato dello Sve nascono indicazioni chiare sulla direzione che vogliamo dare all’Europa e non calarla dall’alto”. E aggiunge: “con il governo stiamo lavorando per avanzare una proposta che dia a livello europeo solidità al Servizio civile europeo, sul piano giuridico, programmatico ed economico. Per fare un progetto che dia una base al concetto stesso di cittadinanza europea. Ma è un percorso accidentato, non facile, su cui insistiamo per poter dare una risposta che sia in grado di non sprecare quel tesoro che vede (in un sondaggio) almeno il 25% dei giovani europei disposti a mettere il proprio tempo a servizio degli altri”. “Dobbiamo sentire la responsabilità dell’Europa ch vogliamo costruire”.

“Lo Sve, come le altre attività promosse dal Programma Erasmus+, ci aiutano a sfruttare la dimensione continentale come occasione per avere una chance in più.” conclude il direttore D’Arrigo, ricordando, tra l’altro, che l’iniziativa di oggi è solo il primo passo. Nel 2016 per la celebrazione del ventennale europeo promosso dalla Commissione Europea, sono in programma altre iniziative anche sul territorio.


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