Comitato editoriale

Prendersi cura della generazione perduta in Siria

Abeer Pamuk, consulente di crisi e di emergenza per il Medio Oriente di Sos Villaggi dei Bambini, tra i primi a entrare nella città assediata di Madaya osserva che: «Senza accoglienza e integrazione, i bambini soli, senza cure e protezione saranno adulti violenti. La guerra produce guerra»

di Redazione

Da oltre trent’anni Sos Villaggi dei Bambini sostiene e protegge bambini privi di cure o a rischio di perderle e le famiglie vulnerabili in Siria. Dall’inizio della guerra civile, sono stati aiutati oltre 111mila siriani attraverso il programma di emergenza Sos. A gennaio scorso, un team Sos è entrato nella città assediata di Madaya per valutare i bisogni dei bambini e per evacuare e fornire assistenza ai ragazzi separati dalle famiglie. Sos Villaggi dei Bambini Italia ha diffuso l’intervista ad Abeer Pamuk, consulente di crisi e di emergenza per il Medio Oriente che è stato tra i primi rappresentanti delle organizzazioni umanitarie a entrare nella città assediata di Madaya.
Queste le sue parole

Com’è la situazione in Siria?
Ad Aleppo mancano acqua, energia elettrica, medicine e molte altre cose che hanno un grande impatto sulla vita quotidiana delle persone. La guerra è dentro a ogni singolo dettaglio della nostra vita quotidiana, è presente in tutto quello che facciamo. Ci si può abituare ai rumori delle bombe ma mai al non poter disporre di acqua e al vivere al buio. La vera guerra è quando si sta seduti nella stessa stanza con la propria famiglia e non si riesce a vedere il volto dei propri cari ma solo la loro ombra. Siamo nel XXI secolo e dobbiamo accendere una candela per studiare o per mangiare.

Parlaci del lavoro che Sos Villaggi dei Bambini sta facendo in Siria.
Sos Villaggi dei Bambini ha lavorato in Siria dal 1980. Dal 2011 è aumentato il numero di bambini in difficoltà, soli, senza cure familiari. E’ stato lanciato il Programma di Emergenza. Sono stati aperti Spazi a Misura Bambino per sostenere e proteggere i bambini non accompagnati: diamo cibo, cure mediche, vestiti, istruzione, assistenza sociale ed emotiva per contribuire a ridurre il trauma, lavoriamo per riunificare i bambini con i loro genitori o familiari da cui sono stati separati a causa della guerra. E’ un lavoro complesso che vede coinvolti professionisti, la comunità locale e le organizzazioni locali e internazionali.

Puoi descrivere quello che si sente quando si incontrano bambini che hanno perso i loro genitori, che vivono in condizioni terribili e che sono cresciuti conoscendo solo la guerra?
Ci sono centinaia di migliaia di bambini dentro e fuori la Siria che hanno talento e determinazione sufficienti per superare tutte le condizioni difficili che stanno vivendo. Ma il loro futuro è legato al modo in cui vengono trattati dagli altri. Quanto più una società li tiene ai margini, impedisce loro di integrarsi e crescere, maggiore sarà la probabilità che diventino adulti violenti e crudeli. Nessun bambino è nato violento o aggressivo a meno che non si senta abbandonato e umiliato. Il Mondo sta guardando il popolo siriano come parte di una fredda statistica. I bambini che hanno perso le loro case, la famiglia e gli amici devono essere aiutati a sentirsi parte di qualcosa. Il nostro compito è di aiutarli.

Quali le storie da raccontare?
Una delle storie più toccanti è quella di Wael, un bambino che era stato ferito in volto da un cecchino ad Aleppo. Ha subito molti interventi delicati e complessi. La degenza è stata molto lunga. Noi abbiamo aiutato la famiglia e abbiamo pagato gli interventi chirurgici. Ricordo un suo biglietto, dopo le nostre visite: "Sono felice, ma non riesco a sorridere”.
Un altro momento emozionante è stato incontrare una famiglia di Damasco che vive sul confine tra il campo Al-Yarmouk e l'area Al-Tadamon. I nonni si prendono cura di 11 ragazzi i cui padri sono stati uccisi durante i combattimenti. Ricordo che la famiglia aveva preparato una cena per accogliermi. Prima di mangiare, il nonno disse che erano 40 le persone riunite attorno al tavolo e indicò tante foto appese al muro. E’ stato difficile poter continuare a mangiare. SOS Villaggi dei Bambini ha aiutato questa famiglia ad affittare una casa in una zona più sicura e sta sostenendo i ragazzi.

Che cosa si può fare per aiutare i bambini siriani?
È fondamentale garantire che essi abbiano un ambiente sicuro e protetto. La guerra sta entrando nel suo sesto anno e più durerà, maggiore sarà l'impatto sui bambini. Coloro che sono cresciuti con la guerra sono conosciuti come la generazione perduta della Siria. Noi continueremo a fare tutto il possibile per contribuire a ridurre il trauma e fornire un ambiente amorevole.

Ci si è concentrati sull’evacuazione dei bambini da Madaya, ma per le comunità circostanti?
In collaborazione con la Mezzaluna Rossa siriana, Sos Villaggi dei Bambini ha cercato di stilare un accordo che permetterà l'evacuazione dei bambini più vulnerabili da Madaya verso aree più sicure. Questo è un processo molto delicato. Sos Villaggi dei Bambini è una organizzazione leader in Siria, in termini di tutela dell’infanzia. Nei luoghi sotto assedio, la priorità si sposta dal fornire assistenza al salvare le vite. Fino a quando ci sarà l'assedio, la vita delle persone sarà in pericolo. A meno che le agenzie umanitarie non siano in grado di ottenere un accesso regolare in tali luoghi, l'evacuazione rimane un'opzione fondamentale.

Dove andranno i bambini evacuati?
Saranno accolti nei Villaggi Sos affinché siano al sicuro e abbiano un’adeguata assistenza sanitaria e nutrizionale.

Come stanno i bambini accolti nel Villaggio Sos di Damasco?
A Qadsaya stanno bene; ricevono istruzione e stanno crescendo sani e felici. Sos Villaggi dei Bambini prende per mano la popolazione più vulnerabile e dà loro speranza. L'effetto di questa organizzazione su chi aiuta è un cambiamento radicale. I bambini hanno una casa amorevole e una famiglia che sarà sempre lì a sostenerli. È la cosa più gratificante che ci sia far parte della vita di questi bambini.