Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Economia & Impresa sociale 

Un dislessico in azienda: da problema a risorsa

Ai lavoratori dislessici con altri disturbi dell'apprendimento capita di essere considerati stupidi, senza esserlo, e quindi bullizzati da capi e colleghi, demansionati o richiamati. Per aiutarli arriva un progetto che vuole creare nelle aziende ambienti che facciano emergere i loro numerosi talenti

di Gabriella Meroni

«Una persona che fa errori stupidi è considerata stupida; un dislessico fa errori stupidi, ma è intelligente». Si potrebbe sintetizzare così, nelle parole del professor Enrico Ghidoni, primario di Neuropsicologia Clinica, Disturbi Cognitivi e Dislessia nell'adulto dell'arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, la principale difficoltà che incontrano i tanti lavoratori dislessici italiani. Essere considerati stupidi, senza esserlo, a causa degli errori che, senza alcuna responsabilità, commettono sul posto di lavoro, e per questo incorrere nel biasimo di superiori e colleghi e non di rado essere demansionati o richiamati. Per aiutarli, e creare nelle aziende ambienti che facciano emergere i loro numerosi talenti, è stato messo a punto un progetto, o meglio un percorso curato dalla Fondazione Italiana Dislessia, che si compone di un know-how e un insieme di prassi “Dyslexia friendly” per consentire la valutazione delle reali capacità e del talento di un candidato in fase di reclutamento e selezione, durante l’inserimento lavorativo e nel sostegno alla crescita professionale, anche in presenza di difficoltà specifiche di apprendimento come la dislessia (ma non solo). «Il progetto non si limita a questo», chiarisce il presidente di Fid, Fulvio Bovard, «ma mira anche a fornire ai dislessici adulti strumenti e strategie per compensare le difficoltà e a far emergere le reali potenzialità e competenze individuali sul posto di lavoro».

Se in Italia infatti nulla è stato ancora fatto per rispondere alle esigenze e alle difficoltà che le persone con dsa possono incontrare nel mondo del lavoro, nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dove la conoscenza del problema è più diffusa, esistono pubblicazioni specifiche che affrontano il tema e sono stati prodotti opuscoli informativi sia per i lavoratori dislessici, sia per i datori di lavoro. Le aziende possono inoltre richiedere l’intervento di un consulente per la dislessia, per permettere a questi lavoratori di compensare le difficoltà e acquisire strategie di successo per far emergere le loro potenzialità, facilitandone la crescita professionale. Per ora le aziende che hanno manifestato la disponibilità a intraprendere il percorso sperimentale sono IBM Italia, Micron, ST Microelectronic e il Policlinico di Monza.

In dettaglio, il percorso proposto dalla Fid si articola in una prima fase in cui fornire alle aziende informazioni sulle persone con dislessia, sui loro punti di forza e di debolezza, sull’impatto in ambito lavorativo e sulle strategie e accorgimenti da adottare. In seguito si passa alla pianificazione di modalità di reclutamento, selezione e valutazione del personale “dyslexia friendly” in funzione del tipo di azienda e dei profili professionali di interesse. Altre strategie riguardano i candidati dislessici, per permettere loro di vivere le fasi di inserimento lavorativo in modo sereno e adeguato a minimizzare le difficoltà e a far emergere le potenzialità. La fase conclusiva del progetto riguarda la stesura di un piano personalizzato cucito su misura sul lavoratore entrato in azienda, per favorire la consapevolezza delle proprie abilità e rafforzare l'autoefficacia.

«In una azienda con 500 dipendenti dobbiamo aspettarci la presenza di almeno 15 lavoratori dislessici», spiega ancora il professor Ghidoni. «Converrebbe a tutti mettere in condizione queste persone di dare il meglio di sé. Un discorso a parte meritano poi gli imprenditori dislessici, che sono numerosi perchè il lavoro autonomo li favorisce: possono gestirsi come vogliono e praticare una strategia molto utile a queste persone, il brain sharing: quello che non riesco a fare io lo delego a te, e così risolvo un problema. E si sa, il saper delegare è la caratteristica vincente di tutti i leader».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA