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Italia 20esima su 168 Paesi per diritti di donne e bambini

Ecco tutti i dati dei 34 indicatori del rapporto annuale dell'ong WeWorld. Presentato questa mattina a Roma è considerato uno strumento fondamentale per misurare il polso dei diritti in particolare per le fasce vulnerabili della popolazione

di Redazione

Ben 168 Paesi del mondo sotto la lente dei diritti di bambini, bambine, adolescenti e donne. Stiamo parlando dell’edizione 2016 del WeWorld Index, ampia ricerca promossa dall’ong WeWorld che supera il concetto di progresso di una nazione attraverso i meri indicatori economici, analizzando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio di esclusione.

Composto da 34 indicatori, suddivisi in 17 dimensioni e ottenuti tramite di dati di fonti internazionali autorevoli quali Unesco, Who, Banca Mondiale, Undp, l’Index 2016 conferma l’impostazione metodologica del primo rapporto uscito nel 2015, offrendo un dato quantitativo che viene arricchito con interviste a uomini, donne e minori di varie parti del mondo. Si tratta di esperti o persone che vivono in prima persona gli effetti negativi delle politiche escludenti e in qualche caso i benefici di processi inclusivi in atto nel loro paese. La classifica finale tiene conto di tutti gli indicatori, sintetizzati in un indice complessivo, il WeWorld Index appunto (a questo link il rapporto completo).

I valori finali dell’Index oscillano tra +118 – punteggio ottenuto dal 1° paese in classifica, la Norvegia – e 154, ottenuto dall’ultimo paese in classifica, la Repubblica Centrafricana. I paesi in cui la condizione di bambini, adolescenti e donne è buona sono quelli del Nord Europa, quelli con un sufficiente indice di inclusione (secondo gruppo di paesi) non vedono invece bambine/i, adolescenti e donne in condizione ottimale rispetto a diversi indicatori che riguardano sia il contesto ambientale sia le dimensioni sociali, educative, lavorative e politiche. In questo gruppo di paesi troviamo l’Italia, al 20° posto in classifica. Nelle ultime due categorie, troviamo ben 49 paesi con un indice di esclusione grave o gravissimo, tre paesi in più rispetto al 2015. Agli ultimi posti si collocano paesi dell’Africa Centrale e Occidentale con Yemen e Afghanistan. Oltre la metà della popolazione mondiale vive in paesi in cui il livello di inclusione di bambini e donne è insufficiente o addirittura esistono forme gravi o gravissime di esclusione. Oltre all’Africa Sub-Sahariana, Nord Africa, Medio Oriente e Asia Meridionale sono le zone in cui bambini e donne non godono delle medesime opportunità dei maschi adulti. Nel 2016 è aumentata la forbice che misura il divario di inclusione tra il paese migliore e quello peggiore.

Per quanto riguarda le condizioni specifiche nei vari indicatori dell’Italia, il 20 posto complessivo presenta alti e bassi emblematici: si passa da un deludente 71mo posto per “presenza di Pm10 nell’aria” (subito dopo il Mozambico e prima del Togo), a un rassicurante 36mo posto per “sicurezza e pace”; da un forte recupero in un anno nel “divario di genere”, passando dal 69mo al 41mo posto “per i progressi della riduzione del divario in particolare in ambito politico”, a un drammatico 136mo posto per il tasso di disoccupazione (127mo per quello relativo nello specifico alle donne), fissato dall’Ilo al 12,6% nel 2015, alle spalle delle Barbados e subito prima della Slovacchia. Ancora, un ottimo quarto posto nel tasso di mortalità materna – molto basso, 4 su 100mila nati – al 38mo posto in quanto a seggi occupati da donne in Parlamento, il 31 per cento del totale.