Education & Scuola

Tu come mi vedi? Per un’alfabetizzazione alla disabilità

CoordDown lancia la nuova campagna per la Giornata mondiale delle persone con sindrome di Down. A tema l'inclusione, ancora da realizzare, e che comincia da uno sguardo. Nel video, la partecipazione speciale di Olivia Wilde

di Sara De Carli

Dopo “Dear future mom” (7 milioni di visualizzazioni) e “The special proposal”, (5 milioni), dopo 18 Leoni, di cui 9 d’oro, al Festival Internazionale della Creatività di Cannes per i progetti di comunicazione in occasione della Giornata mondiale delle persone con sindrome di Down, anche il video 2016 colpisce nel segno. Manca una settimana esatta al 21 marzo – data scelta in riferimento a quel cromosoma in più (tre anzichè due) nella coppia 21 – e questa mattina è stato presentato il nuovo online film, “How do you see me”.
Il concetto su cui quest’anno le associazioni hanno deciso di puntare per la nuova campagna internazionale è quello di inclusione: lo sguardo degli altri, la cultura, fa ancora la differenza. Il video, emozionante come sempre, è giocato proprio sui punti di vista (no spoiler): guardatelo e lasciatevi coinvolgere dalla domanda finale. CoorDown si fa nuovamente capofila di un progetto di comunicazione internazionale realizzato, per il quinto anno consecutivo, con il supporto dell’agenzia di pubblicità Saatchi & Saatchi New York e la straordinaria collaborazione della regista Reed Morano e della star Olivia Wilde.

https://www.youtube.com/watch?v=YhCEoL1pics

La protagonista è AnnaRose, che nel film racconta la sua vita: piena di significato, ricca di opportunità, di amicizie e di affetto ma anche di sfide e momenti di difficoltà. Questi momenti sono rappresentati sullo schermo dall’attrice Olivia Wilde.

Tutti conosciamo la distanza fra il come ci vediamo e come ci vedono gli altri, per questo tutti possiamo immedesimarci nella riflessione e spingerci anche un po' più in là, oltre la nostra immagine nello specchio e provare ad osservare il nostro sguardo sulle persone con sindrome di Down, sui preconcetti e le aspettative stereotipate da cui nascono le discriminazioni.

Proprio oggi a Milano si tiene la conferenza finale del progetto DOSAGE, coordinato da Matilde Leonardi, neurologa del Besta e finanziato dalla fondazione Jérome Lejeune, sulla condizione, le prospettive e i progetti di invecchiamento delle persone con Sindrome di Down. L’aspettativa di vita ingatti sta aumentando anche per le persone con sindrome di Down: la stima in Italia è di 48 persone con la sindrome, di cui 10.500 fra 0 e 14 anni, 32mila fra i 15 e i 44 e 5.500 oltre i 44 anni: numeri che spingono a riflettere sulla necessità di pensare a progetti di vita per anziani con sindrome di down, che tengano conto del loro essere anziani e delle specificità legate alla presenza della sindrome. Il progetto biennale Dosage mirava proprio a costruire uno strumento specifico per valutare il funzionamento e la disabilità di persone anziane con SD, basato sui criteri ICF, partendo da cui costruire un progetto di vita specifico.

Il prossimo 21 marzo invece si terrà a New York la WDSD Conference, presso il quartier generale delle Nazioni Unite, sul tema “My Friends, My Community” – The benefits of inclusive environments for today's children and tomorrow's adults. A rappresentare CoorDown ci saranno il presidente Sergio Silvestre e Martina Fuga, membro del comitato direttivo, che terrà uno speech dal titolo: “How to build an inclusive culture: understanding Down Syndrome through the lens of diversity”. «La vera sfida oggi è cambiare l’approccio culturale alla sindrome di Down e alla disabilità. Se non cambiamo il punto di vista, se non riusciamo a far volgere lo sguardo oltre gli stereotipi e abbattere i muri del pregiudizio, non riusciremo a vedere le persone come individui poliedrici e unici. Solo quando la disabilità sarà percepita come una delle sfaccettature della diversità umana, una manifestazione naturale e legittima della diversità, si potrà davvero fare inclusione»: questo il loro messaggio. «Con questo film vogliamo contribuire a un cambiamento culturale. L’obiettivo è far volgere lo sguardo oltre gli stereotipi, costruire un nuovo immaginario collettivo e promuovere un’alfabetizzazione alla disabilità», spiega Sergio Silvestre, presidente di CoorDown.

La campagna “How Do You See Me?” è stata realizzata insieme a DSi – Down Syndrome International e con il contributo di Down Syndrome Australia, Down’s Syndrome Association (UK), Fondation Lejeune e Les Amis d’Eléonore. Gli hashtag ufficiali dsono #HowDoYouSeeMe e #WDSD16.


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