Cooperazione & Relazioni internazionali

Save the Children: «Idomeni, un campo così disumano da far rischiare la vita»

La chiusura delle frontiere della rotta balcanica, l’indeterminatezza e le condizioni del campo spingono i migranti, spesso famiglie con bambini, a rischiare la vita attraversando il fiume Suva Reka per raggiungere una destinazione sicura

di Redazione

Il team di Save the Children ha lavorato tutta la notte di lunedì in Grecia e Macedonia per fornire coperte e vestiti caldi a migliaia di rifugiati e migranti, rimasti bloccati tra i due Paesi dopo aver tentato di lasciare il campo di Idomeni e attraversare il confine.

Le condizioni spaventose del campo di Idomeni, dove famiglie e bambini sono bloccati da settimane dopo che il confine è stato arbitrariamente chiuso, e la mancanza di altre opzioni ha spinto circa 4.000 persone a cercare di attraversare il fiume Suva Reka per raggiungere la Macedonia. Dopo aver messo in valigia tutto quello che riuscivano a trasportare, le famiglie hanno iniziato a guadare le acque che scorrono veloci, portando i bambini sulla schiena. Tre afghani sono morti annegati nel tentativo di attraversare il fiume.

Le autorità hanno iniziato a rimandare indietro in Grecia le persone sui camion a tarda notte, abbandonando i bambini in preda ai brividi, bagnati, all’aperto, disorientati di nuovo oltre il confine. Dopo aver viaggiato tutto il giorno, sono stati lasciati tornare a piedi al campo di Idomeni nel bel mezzo della notte. Alcune persone sono crollate sul ciglio della strada con urgente bisogno di cure mediche e quelli che sono tornati al campo hanno dovuto affrontare un’altra notte all'aria aperta, con la pioggia che ha cominciato a cadere intorno alle 4,30. Circa 600 persone sono rimaste sull'altro lato del fiume.

«Dopo settimane di attesa in condizioni sempre più spaventose al confine, senza prospettive e informazioni, a queste famiglie è parso meno terribile attraversare un fiume ingrossato dalle piogge verso un futuro del tutto incerto, piuttosto che aspettare nel limbo con il rischio di essere rispediti indietro, attraverso il mar Egeo», ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

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«Le scene che abbiamo visto la scorsa notte sono scioccanti e rappresentano una reazione diretta alla risposta del tutto inadeguata fornita dai leader europei a questa crisi, che tratta le persone, tra cui intere famiglie e bambini, come merce di scambio e li lascia bloccati senza alcun piano né sicurezza per il loro futuro. Il piano europeo per le migrazioni attualmente in discussione sta spingendo le famiglie a cercare percorsi alternativi più pericolosi per raggiungere la sicurezza, che li rende facile preda per contrabbandieri e trafficanti. Del resto non comprendiamo perché la stessa Grecia non possa provvedere un campo migliore ad Idomeni, invece di lasciare la gente in condizioni disumane», prosegue Neri.

Save the Children chiede ai leader europei di aprire percorsi legali per i richiedenti asilo, tra cui il ricongiungimento familiare, che dovrebbero rappresentare il pilastro centrale attorno a cui costruire la risposta europea alla crisi. I rifugiati, molti dei quali sono fuggiti dalla guerra in Siria, Iraq e Afghanistan, hanno il diritto a una valutazione delle loro domande di asilo su base individuale, mentre i respingimenti di massa spesso negano tali diritti individuali.

Save the Children gestisce uno spazio a misura di bambino e un’area materno-infantile a Idomeni e ha fornito migliaia di vestiti invernali, coperte e giacche impermeabili per bambini e famiglie al campo. Sono anche stati distribuiti più di 16.000 pasti nel corso dell’ultima settimana, comprensivi di porridge di riso e frutta iperproteici e calorici per gruppi bisognosi, quali bambini, donne in gravidanza e in allattamento.

Foto e video a cura di Gabriele Casini di Save the Children


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