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Profughi. A Milano parte l’accoglienza diffusa

Oltre mille posti in 109 strutture, con percorsi d’inserimento nelle parrochie. Gualzetti (Caritas Ambrosiana): «Serve un nuovo quadro di regole europee o saremo sopraffatti». Il sistema degli hotspot genera solo clandestinità, ma senza quelle regole anche a Milano potrebbe presto crearsi una situazione difficile causata dai rifugiati respinti dagli altri Paesi d'Europa

di Redazione

Fino ad oggi la gestione europea dei migranti è stata fallimentare su almeno tre livelli. Primo: gli hotspot oltre a rappresentare una palese violazione dei diritti, rischiano di diventare solo una fabbrica di clandestini. Secondo: la spartizione dei richiedenti asilo tra i paesi membri dell’Unione è ferma al palo: fino ad oggi sono state ricollocate appena 900 persone a fronte delle 6mila al mese stimate. Terzo: «l’esternalizzazione della gestione dei profughi in paesi ai confini della Ue, come si sta facendo oggi con la Turchia e domani si potrebbe tentare chissà con la Libia, oltre a non offrire alcuna garanzia sul piano del diritto, difficilmente arresterà davvero chi cerca un futuro migliore in Europa».

Lo ha detto questa sera Oliviero Forti, responsabile del settore migrazioni di Caritas Italia, durante il convegno “Sconfinati” alla fiera Fa’ la cosa giusta di Milano.

Ieri lo stesso Forti ha presentato ai parlamentari europei le stesse osservazioni nel corso di un incontro al Parlamento europeo. Forti ha ribadito che

Per uscire da questa empasse dobbiamo finalmente varare una politica europea comune sull’asilo, superando gli accordi di Dublino che scaricano il problema dell’accoglienza dei profughi sui paesi di primo approdo, Italia e Grecia in particolare. Se non si riuscirà a farlo non solo rischiamo di giocarci il futuro stesso della Ue, ma saremo sopraffatti da una crisi umanitaria senza precedenti.

Intervenendo all’incontro il vicedirettore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, ha annunciato che sta cominciando a diventare operativo il piano di accoglienza diffusa promosso alla fine di questa estate dalla Diocesi dopo gli appelli di Papa Francesco e del cardinale Scola.

Grazie alle accelerazioni imposte dal Ministero alle Prefetture, Caritas Ambrosiana ha potuto accreditare, a Milano e nelle provincie di Varese e Lecco, altri 240 posti, 150 messi a disposizione dalle parrocchie e 90 offerti dagli istituti religiosi che portano ad oltre mille i posti per l’accoglienza dei profughi gestiti nella Diocesi dalle realtà ecclesiali in 109 strutture.

L’allestimento di questi mini-centri, collocati per lo più in appartamenti, e dunque capaci di ospitare nuclei familiari o al massimo 4-5 persone, permetterà di liberare o alleggerire le strutture di prima accoglienza e di avviare percorsi d’integrazione, contando oltre che sui servizi, stabiliti dalle convezioni, anche sul contributo dei volontari e della rete di rapporti delle comunità: corsi di lingua, formazione professionale, ricerca attiva del lavoro.

«Grazie all’implementamento del sistema di accoglienza diocesano oggi siamo in grado di iniziare con chi avrà ottenuto il riconoscimento al diritto di asilo il percorso per l’inserimento all’interno delle nostre comunità, con quell’approccio vincente che abbiamo già sperimentato durante la cosiddetta Emergenza Nord Africa tra il 2001 e il 2013» – ha ribadito Gualzetti.

Ma senza un nuovo quadro di regole europee Milano potrebbe trovarsi a fare i conti di nuovo con una situazione difficile causata da un lato dai rifugiati respinti in Italia dagli altri paesi Europei e dall’altro con i migranti respinti dagli hotspot ma non rimpatriati, i quali senza un permesso di soggiorno, sarebbero dei clandestini a quali non si potrà offrire nessuna vera opportunità.

Immagine in copertina: Spencer Platt/Getty Images


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