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Share, la catena della moda con qualcosa in più: il sociale

In viale Umbria a Milano apre i battenti il secondo store cittadino dell'abbigliamento di seconda mano solidale. Abiti usati, ambienti eco-chic e progetti sociali caratterizzano i tre negozi lombardi voluti dalla cooperativa Vesti Solidali del Consorzio Farsi Prossimo

di Antonietta Nembri

Può contare su tre negozi in Lombardia, due a Milano e uno a Varese, la prima catena di second hand store di abbigliamento con scopo sociale. La cooperativa Vesti Solidale del Consorzio Farsi Prossimo ha inaugurato oggi, venerdì 18 marzo, il secondo negozio milanese Share (Second HAnd REuse) in viale Umbria, 52. Gli store sono accomunati non solo dallo stesso marchio, ma anche dalla stessa immagine.

In un ambiente accogliente e dalla forte identità vengono proposti a una clientela composta in prevalenza da giovani capi di abbigliamento unici, di seconda mano, ma soprattutto a un un prezzo accessibile e con un alto contenuto sociale. Arredamenti minimal ed eco-chic, con abbondante uso di materiale di recupero, in coerenza con la filosofia del progetto. Pareti verde brillante che richiamano il logo. Il negozio di viale Umbria 52 rievoca anche nel design via Padova 36, tuttavia, rispetto al suo fratello maggiore, ha una superficie superiore del 20%, (per un totale 200 metri quadrati), cosa che consente di proporre in esposizione non solo più capi, ma anche una maggiore varietà di articoli. A condurre il negozio tre donne di diversa età e in cerca di un’occupazione regolare.

Come vuole l’approccio Share i proventi dell’attività economica saranno reinvestiti in progetti sociali a favore di persone svantaggiate. In particolare il negozio di viale Umbria finanzierà con i suoi ricavi il progetto Share the difference della cooperativa Filo di Arianna (anch’essa membro del Consorzio Farsi Prossimo) per adolescenti che vivono un disagio psichico.

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Nella catena Share il punto di forza nell’intercettare i consumatori sempre più sensibili è rappresentato dalla qualità degli abiti, il concetto di riciclo e la responsabilità. Del resto la Second Hand Economy, secondo le stime, vale 19 miliardi, l’1% del Pil e coinvolge il 50% della popolazione sotto i 45 anni. Vesti Solidale sottolinea come non solo acquistare articoli di seconda mano non sia più un tabù, ma sia una scelta sempre più apprezzata e in crescita, secondo le previsioni.

Carmine Guanci, responsabile del progetto conferma che in Italia come in altri Paesi europei «tra i più giovani sta emergendo una maggiore consapevolezza rispetto al consumo, soprattutto nell’ambito dell’abbigliamento, dove quello che si indossa esprime sempre anche quello che si è». Inoltre, «per la generazione a cavallo del millennio, i cosiddetti millennials, vestire abiti usati non è una scelta di ripiego, ma è parte di uno stile di vita attento all’ambiente e alle ricadute sociali dei propri comportamenti»

E i numeri di Share confermano queste tendenze: sei posti di lavoro e un fatturato in crescita del 20% in un anno. Una scommessa imprenditoriale vinta, sottolineano i promotori che puntano anche sulla generazione di ricchezza per il territorio: i proventi sono stati reinvestiti per acquistare gli arredi di un appartamento di autonomia mamma-bambino, le cure odontoiatriche per bambini di famiglie in difficoltà economiche (grazie ai 5mila euro versati dal negozio Share di via Padova al Poliambulatorio Jenner73, gestito dalla cooperativa Farsi Prossimo Salute), un progetto nel carcere di Opera e un dispositivo multimediale sviluppato dagli utenti del centro diurno di neuropsichiatria del Policlinico di Milano.
«Noi non proponiamo solo abiti, ma un approccio nuovo all’acquisto che genera senso di comunità», sottolinea Guanci

Per quanto riguarda gli abiti, quelli messi in vendita da Share sono tutti capi unici per taglia e stile. Provengono da diverse città italiane e dalle principali capitali europee, in particolare dalle piazze di Parigi, Berlino e Amsterdam. Variegato l’assortimento, tutto rigorosamente di alta qualità, selezionato e in condizioni perfette. Particolari che non hanno fatto lievitare i prezzi: il listino è infatti accessibile a tutte le tasche (i prezzi non superano i 12,50 euro),

Share è realizzato grazie al contributo di Fondazione Cariplo e Fondazione Peppino Vismara ed è sostenuto da UniCredit Foundation attraverso il Bando UniCredit Carta E 2014


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