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L’Europa in crisi diventa una favola

Nell’acclamato Le Mille e una notte, arrivato nelle sale italiane il 18 marzo, il Portogallo diventa per il regista Miguel Gomes, il pretesto per raccontare delle politiche di austerità imposte dalla cosiddetta Troika

di Monica Straniero

Nell’acclamato Le Mille e una notte, arrivato nelle sale italiane il 18 marzo, il Portogallo diventa per il regista Miguel Gomes, il pretesto per raccontare delle politiche di austerità imposte dalla cosiddetta Troika per combattere la crisi nei paesi più colpiti dell'UE.

«Crisi, una parola che si sente ripetere ovunque di questi tempi. Ormai è diventata metafora dell’attuale condizione di incertezza e squilibrio dell'uomo contemporaneo. Tuttavia non è facile affrontare con naturalismo tematiche sociali e politiche di grande rilevanza, cosi ho pensato di fare un film che potesse seguire l’attuale situazione del Portogallo e dell’Europa attraverso i racconti di Sheradaze», ha rivelato il regista. «Mi schiero con Hitchcock quando dice: il cinema non è uno spaccato di vita, ma un pezzo di torta».

Tutto ha avuto inizio nel 2011, quando il Portogallo ha cominciato a ricevere assistenza finanziaria da parte dell'Unione Europea e del Fondo monetario internazionale per favorire la ripresa economica e per pagare l'enorme debito pubblico. Nel 2015 l’uscita dal piano. Ma a pezzi. I tagli alla spesa sociale e l'aumento delle tasse hanno reso difficile la crescita economica. Oggi gli europei e i portoghesi sono più poveri. Perché l’austerità ha finito per aumentare la concentrazione della ricchezza nelle mani del 10% di europei già più abbienti, con un aumento della disuguaglianza in Europa e all’interno degli stessi Stati Membri. Mentre il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi, ha appena aumentato di 20 miliardi al mese l’immissione di liquidità nel sistema nella speranza di sostenere la debole crescita europea e far ripartire l’inflazione.

Nel racconto popolare, il re persiano Sahrigar, essendo stato tradito da una delle sue mogli, decide di uccidere sistematicamente le sue spose al termine della prima notte di nozze. La bella Sherazade, andata in sposa al re, escogita un trucco per salvarsi, e ogni sera gli racconta una storia, rimandando il finale al giorno dopo. Va avanti così per mille e una notte; e alla fine il re, innamoratosi, le rende salva la vita. Il messaggio del regista è chiaro: l’Europa è a pezzi mentre la situazione intorno a noi diventa sempre più drammatica tra il dramma dei migranti, la disoccupazione, la povertà e le diseguaglianze crescenti. Sarà quindi capace l’Unione Europea di escogitare come la principessa Sheradaze, una via d’uscita? E salvarsi?

Il film è diviso in tre volumi, intitolati rispettivamente Inquieto, Desolato e Incantato. Nel primo capitolo, Sherazade-Gomes mostra come le politiche austere di bilancio abbiano causato le penalizzazioni subite dai ceti medi europei e, in particolare, dallo strato inferiore di lavoro dipendente e indipendente. Una lunga e convincente confessione di un lavoratore di un cantiere navale portoghese in fallimento, rivela la miserevole condizione dei disoccupati, un’esperienza traumatizzante che spinge gli individui in un circolo vizioso di isolamento e perdita di speranza. Con la storia successiva, dove i leader politici sono impegnati a studiare nuovi tagli, Gomes ci ricorda che l’uomo è una pedina nelle mani dei potenti dell’economia globale, banchieri e ministri delle finanze europei.

“Desolato” racconta invece il crollo morale e culturale dei nostri tempi. Un’udienza semplice, madre e figlio processati per avere venduto i mobili dell’appartamento di cui sono affittuari, si trasforma, alla fine di una “serie grottesca di stupidità, infamia e disperazione”, in un atto di accusa contro tutti i presenti, responsabili ognuno a proprio modo del degrado etico della nostra società.

Nell’ultimo capitolo, “Incantato”, il regista nei panni di Sheradaze, smarrita e in crisi, si aggira tra i sobborghi di Lisbona. Qui gli uomini trascorrono le loro giornate allevando uccelli per concorsi di canto. L’analogia tra uomini e uccelli è evidente. L’abuso edilizio delle periferie delle città europee ha messo in gabbia migliaia di persone senza servizi. “Come nei libri di Borges vivono ai margini della società e nessuno sa che esistono”, conclude il regista portoghese.


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