Attivismo civico & Terzo settore

5 per mille, dove sono gli elenchi del 2014?

Ci risiamo. Anche quest'anno non si conoscono ancora gli elenchi con gli importi definitivi destinati alle organizzazioni beneficiarie del 5 per mille di due anni fa. Eppure il fisco li conosce da oltre un anno, e in passato le liste erano state rese note anche a febbraio. Perchè bisogna alzare la voce per ottenere un diritto?

di Gabriella Meroni

Il 5 per mille è diventato finalmente legge dello Stato, eppure c'è qualcosa che resiste al nuovo corso: i ritardi nella pubblicazione degli elenchi con gli importi destinati a ciascuna organizzazione. Un ritardo che purtroppo è cresciuto negli ultimi anni: se infatti le liste relative al 2008 vennero rese note il 18 marzo e quelle del 2009 addirittura il 28 febbraio, nel 2014 i dati del 2012 furono resi noti il 9 aprile, e l'anno scorso si rese necessaria una grande mobilitazione sul web, contrassegnata dall'hashtag #fuorileliste, per arrivare finalmente alla pubblicazione dei dati il 14 maggio.

E visto il silenzio del 2016, sembra che la campagna non abbia insegnato niente all’amministrazione finanziaria che, come sottolinea il consulente esperto di non profit Carlo Mazzini, «conosce bene questi dati da tempo». «Continuiamo a chiederci», prosegue Mazzini, «come mai i partiti politici sappiano persino prima della chiusura delle scadenze fiscali il numero e gli importi (parziali) del 2 per mille, numeri confermati e resi concreti, col saldo da parte della Ragioneria dello stato, entro l’anno di dichiarazione dei redditi, e invece il non profit debba passare un anno sabbatico (quello successivo a quello di dichiarazione) e in più ulteriori quattro-cinque mesi, per sapere ciò che da più di un anno l’amministrazione finanziaria conosce ampiamente».

E a confermare ulteriormente il fatto che l'Agenza delle Entrate debba fare probabilmente solo un clic per mettere online le liste, basti aggiungere il fatto che l'anno scorso la campagna #fuorileliste venne lanciata appena un paio di giorni prima della pubblicazione degli elenchi. «Perché, per ottenere un diritto, bisogna far così tanto rumore?», si era giustamente chiesto allora Edoardo Patriarca, presidente Centro Nazionale del Volontariato e deputato Pd. «La pubblica amministrazione non si rende conto che le organizzazioni hanno bisogno di queste cifre per realizzare ciò che – spesso – la stessa pubblica amministrazione dovrebbe fare. E che ottenere in ritardo queste somme equivale a far saltare progetti importanti per la collettività», conclude Mazzini. «Questo ritardo testimonia il fatto che evidentemente non siamo ancora al nuovo corso, al new deal sognato da molti e promesso da altrettanti. Ancora una volta diamo ragione alle leggi di Murphy, ad una in particolare che sentenziava: se hai un problema che deve essere risolto da una burocrazia, ti conviene cambiare problema».


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