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Slot mob: manifesto per una democrazia economica contro l’azzardo di massa

Verrà presentato oggi alle 13, alla Camera dei Deputati, il Manifesto di Slot Mob contro un business degenerato che "genera profitti privati e costi sociali" enormi. Ne parliamo con Carlo Cefaloni e Gabriele Mandolesi.

di Marco Dotti

La presenza "invasiva, ossessiva e crescente dell’azzardo in Italia è un fenomeno sfuggito dalle mani di un apprendista stregone. Come un moderno Robin Hood alla rovescia, accumula ricchezze togliendo ai più bisognosi". Una presenza che "devasta il tessuto sociale delle nostre comunità fino a divorare l’esistenza di persone e famiglie alle prese con la più grave crisi economica del dopoguerra. Produce una cultura che mina gravemente il bene comune e il tentativo di una ripresa economica perché infonde nelle menti dei cittadini l’idea che la ricchezza non nasce dal lavoro e dal legame solidale ma è un regalo capriccioso della dea fortuna”. Inizia così il Manifesto per un Democrazia Economica (lo trovate in formato pdf in calce all'articolo) che il Movimento Slot Mob, da tempo in prima fila sui territori contro il gioco d'azzardo presenterà oggi alla Camera dei Deputati, alle ore 13. Abbiamo incontrato Carlo Cefaloni e Gabriele Mandolesi di Slot Mob.

La consapevolezza dei problemi e l’impegno civico sanno rovesciare rapporti di forza che sembrano impossibili da modificare. Lo abbiamo visto con la vittoria sulle lobby del tabacco avvenuta grazie all’impegno attivo dei medici e della società civile. Le regole vigenti della comunicazione rendono chiaro, in modo crudo e veritiero il rischio connesso al fumo. Non può essere troppo lontano il momento in cui sarà bandita la pubblicità positiva dell’azzardo e incentivata quella negativa, togliendo, in tal modo, una pesante ipoteca alla libertà di informazione.

Manifesto Slot Mob

Due anni di Slot mob in Italia Due anni di incontri, eventi, relazioni. Che bilancio possiamo trarre? Il tessuto sociale è davvero così inerte come a molti a molti rappresentarlo, rispetto al problema dell’azzardo?
No, dopo oltre due anni di presenza in gran parte del territorio Italiano possiamo dire che il problema è percepito in maniera molto forte perché è visibile a tutti e ha toccato, direttamente o indirettamente, tantissime persone. Il fatto stesso che la proposta di Slotmob si sia diffusa così tanto in poco tempo ne è la prova: Più di 120 eventi in tutta Italia sono il frutto di reti di associazioni, movimenti e cittadini che ci hanno contattato spontaneamente e si sono mobilitati per andare oltre la loro indignazione dando un segnale nella propria città. In tutti gli eventi abbiamo inoltre notato una enorme voglia di recuperare i legami sociali che lentamente si sono sgretolati in questi ultimi anni: il territorio che si stringe intorno ai baristi che hanno rinunciato a vendere azzardo, associazioni di natura diversa che hanno collaborato insieme ad organizzare gli Slotmob e che continuano a collaborare anche oltre il singolo evento sono segnali di una società viva, con voglia di attivarsi, ma che trova enormi difficoltà a trovare le modalità per uscire da questo torpore, e in questo senso Slotmob è stata una scintilla che ha messo in moto energie positive.

Il 7 maggio è previsto uno Slot Mob nazionale, sarà una data importante, per ribadire la dimensione – mi si passi il termine – molecolare, positivamente molecolare di questa iniziativa di contrasto all’azzardo che si presenta, però, con i tratti della festa. Oggi però si presenta un nuovo Manifesto. Che novità ci sono in questo manifesto?
Il movimento Slotmob, può essere “liquidato” frettolosamente come promotore di una serie di eventi “carini” e divertenti, ma, fin dall’inizio, le radici di questa realtà sono molto più profonde di un semplice aperitivo in bar senza azzardo. Con questo manifesto ribadiamo la vera natura della mobilitazione avviata che mira – insieme agli altri movimenti anti azzardo e alle parti sociali interessate – a rimettere in discussione l’intero sistema messo in piedi negli ultimi 20 in Italia: chi ha deciso che l’azzardo debba essere gestito da delle multinazionali orientate alla massimizzazione del profitto poco trasparenti?

Chi ha stabilito che l’azzardo deve essere incentivato in questo modo incontrollato per far aumentare le entrate statali e gli utili delle aziende concessionarie? Perché si consente a delle società così grandi, alcune delle quali quotate, di schermare i veri proprietari dietro Società estere o fiduciarie quando la Direzione Nazionale Antimafia ha lanciato l’allarme delle infiltrazioni criminali nel business dell’azzardo legale? Questi sono i veri temi che come campagna vorremmo sollevare per consentire un dibattito serio su questo fenomeno.

Nel manifesto parlate di democrazia economica e ricerca di giustizia sociale. Che cosa c’entra l’azzardo legale con tutto questo?
Il business dell’azzardo si fonda su concessioni pubbliche assegnate a aziende private che traggono enormi profitti dalla fragilità delle persone. Dal 2008 in poi, anno della crisi, la spesa per l’azzardo in Italia è decollata, sintomo di una disperazione e di una solitudine che degenera in dipendenze da parte di soggetti fragili che cercano nella “sorte” una soluzione a problemi economico/sociali importanti in assenza di una prospettiva per il futuro. Che tipo di economia è questa? Che cosa genera veramente se non la solita formula profitti privati – costi sociali? Come possiamo tollerare che tutto questo avvenga sotto i nostri occhi quotidianamente senza indignarci del fatto che i governi hanno sempre preferito non toccare gli interessi della lobby a discapito della tutela della salute e della dignità dei cittadini? Dov’è la giustizia sociale quando gli ultimi da persone da tutelare diventano persone da sfruttare per fare profitti? Il caso italiano dell’azzardo incentivato per legge permette di rendere comprensibile a tutti il dominio del potere finanziario sulla politica e quindi sulla vita di tutti

Siamo in tempi di Panama Papers, anche se a proposito dei concessionari di Stato dovremmo parlare di Malta Papers, isola dove hanno le sedi legali e talvolta fiscali. Oggi, anche se il settore è “legale” e di questa legalità se ne fa vanto, c’è una forma di opacità sia aziendale, sia nei castelli di carta in cui questo business si dirama. Nel Manifesto chiedete che “venga rimesso in discussione in maniera democratica, aperta, informata e trasparente, l’affidamento del settore dell’azzardo alle società commerciali, in gran parte transnazionali, che sono strutturalmente interessate a farne profitto”.

Come detto cerchiamo di andare al cuore del sistema e del problema che non si vuole affrontare perché si è accettata la sconfitta verso un modello di “slot economia” che impone la massimizzazione dei profitti dei privati come dogma intoccabile.

Un modello anticostituzionale che diventa pervasivo su tutti gli aspetti della vita e che può ammettere solo forme subalterne di economia non profit dedita alla beneficienza, magari con i soldi elargiti dalle stesse multinazionali dell’azzardo

Nella prima parte del Manifesto parlate di un rischio, molto concreto, di minimizzare il problema riducendo il focus sui soli “giocatori patologici”. Dove orientare il focus della nostra attenzione, se non sulla patologia?
Ciò che ci anima, come detto prima, è la ricerca della giustizia sociale, per cui ovviamente la sofferenza prodotta dalla patologia ci spinge ad attivarci perché sia assicurata la cura delle malattie indotte da un fenomeno sempre più invasivo e pericoloso, però come movimento Slotmob riteniamo che l’obiettivo non sia curare la patologia del singolo, ma fare in modo che non ci si ammali più, e questo è possibile solo eliminando tutte le forme di incentivazione all’azzardo (pubblicità diretta e indiretta, sponsorizzazioni ecc…) e riducendo l’offerta sui territori. Questa riduzione porterebbe naturalmente ad una contrazione delle entrate erariali e dei profitti delle concessionarie, e qua sta il problema: fino a che gli interessi di queste lobby potenti prevarranno non sarà mai possibile una reale riduzione del fenomeno, soprattutto perché non abbiamo una politica così forte in grado di assumersi la responsabilità di optare per un contenimento dell’offerta e contemporaneamente sostenere le pressioni delle multinazionali che si vedrebbero sgretolare tra le mani un business ad alto rendimento ma dagli effetti recessivi. Ecco perché

a nostro avviso fino a che non si rimette in discussione questo apparato oramai consolidato, avremo sempre persone che si ammalano senza mai veramente risolvere il problema alle radici. Insomma la vera dipendenza patologica è quella dello Stato verso quelle entrate che si possono assicurare con una diversa politica economica e industriale capace di generare benessere per tutti

Lo Stato è quindi il primo intossicato da questo business di derivati tossici… Come disintossicarlo?

Oramai la finanza è diventata l’elemento predominante in tanti ambiti. Lo stesso settore dell’azzardo in realtà è un business finanziario: le concessionarie incassano le giocate e solo successivamente riversano ai monopoli l’utile erariale, il che vuol enormi somme di denaro che transitano quotidianamente sui conti correnti… Lo Stato purtroppo non è da meno con la vicenda dei derivati tossici sia a livello statale ma anche a livello degli enti locali.

La riflessione diventa ancora più di ampio respiro: vogliamo continuare a seguire i ritmi folli della finanza casinò a tutti i livelli – compreso l’azzardo, con le VLT che mangiano soldi a velocità pazzesca – o vogliamo ritornare ad un uso del denaro e della finanza in grado di generare valore sociale o ambientale?

Vi si potrebbe obiettare che davanti a rapporti di forza – e di profitto – così imponenti, l’iniziativa sui territori, dal basso, orizzontale sia poco efficace. Slot Mob sembra fotografare tutt’altra realtà… Una realtà che dà fiducia, speranza…
Come sempre lavorando sul campo ci si espone a grandi speranze e grandi delusioni. Partendo da queste ultime è terribile vedere come la politica, soprattutto ad alti livelli, è catturata da logiche che la pongono a distanza siderale dai problemi reali che crea quotidianamente l’azzardo, e la rendono sorda ai messaggi forti che tanti pezzi della società civile hanno inviato in questi anni continuando ad incentivare l’azzardo per non perdere le sue entrate e non pestare i piedi alle grandi multinazionali.

Nella sostanza il messaggio più insidioso che bisogna rifiutare è quello di un radicale pessimismo sull’essere umano, sulla sua fragilità strutturale che gli impedirebbe di cambiare lo stato delle cose esistenti e di costruire progressivamente un mondo migliore. Esercitare la disobbedienza verso questo modello di pensiero che colonizza anche il nostro immaginario è il primo passo per un percorso di liberazione ed è un momento di festa, di riscoperta della dignità personale e collettiva.

Lo abbiamo visto nei tanti slot mob in giro per l’Italia quando le persone si ritrovano non per lamentarsi e inveire contro il destino ineluttabile ma perché sono contente di dare spazio al legame sociale che resiste all’idolatria del denaro.


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