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Cooperazione & Relazioni internazionali

Richiedenti asilo, un istituto tecnico protagonista dell’accoglienza

A Borgo a Mozzano, 7mila abitanti in provincia di Lucca, una ventina di studenti dell’Istituto Tecnico Tecnologico “E. Ferrari” partecipano, come volontari, ai corsi di italiano per gli otto ragazzi richiedenti asilo ospitati in paese, provenienti dal Mali, dal Ghana e dal Niger. Un'esperienza che verrà presentata domani al festival del Volontariato

di Sara De Carli

C’è un paese, in provincia di Lucca, dove i bibliotecari quando arriva l’ora di chiusura devono quasi “buttar fuori” i ragazzi: loro infatti andrebbero avanti a chiacchierare, conoscersi e scoprire mondi. A Borgo a Mozzano, 7mila abitanti in provincia di Lucca, una ventina di studenti dell’Istituto Tecnico Tecnologico “E. Ferrari” partecipano, come volontari, ai corsi di italiano per gli otto ragazzi richiedenti asilo ospitati in paese, provenienti dal Mali, dal Ghana e dal Niger. Tutti i martedì e giovedì pomeriggio si ritrovano insieme: c’è un’insegnante e ci sono loro, i ragazzi, che danno supporto nella conversazione. Parlano a ruota libera ed è difficile che restino su argomenti superficiali come il tempo o i cibi: scoprono che sogni, paure, desideri a diciott’anni si somigliano più di quanto si possa pensare. Il coinvolgimento così forte di una scuola in un percorso di integrazione dei richiedenti asilo – a dimostrazione che non si tratta di una cosa estemporanea c’è il fatto che la scuola riconosce dei crediti ai ragazzi impegnati nel progetto – è un unicuum in Italia, tanto che l’esperienza, considerata un’eccellenza, verrà presentata sabato sera al Festival Internazionale del Volontariato.

«I ragazzi sono molto giovani, hanno fra i 18 e i 25 anni e sono arrivati a settembre, nell’ambito di un progetto della Prefettura: poiché noi facciamo anche progetti Sprar, cerchiamo di tenere gli stessi standard qualitativi e gli stessi percorsi», spiega Eros Tetti, presidente della cooperativa Odissea. La cooperativa gestisce circa 200 richiedenti asilo sia in progetti di emergenza sia in progetti Sprar, tutti accolti in piccoli gruppi di 8-10 persone al massimo. Per Borgo a Mozzano era la prima accoglienza: «l’amministrazione ha dimostrato immediatamente una grande volontà di partecipazione: sta andando benissimo».

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Una prima leva del percorso è stata l’attivazione di un percorso di integrazione sociale: «i ragazzi hanno subito affiancato volontariamente gli operai del Comune nella pulizia e nella manutenzione ordinaria del verde», spiega Tetti. La scuola è entrata in gioco subito, per una felice intuizione della dirigenza: i ragazzi sono praticamente coetanei e distano 300 metri gli uni dagli altri, la curiosità reciproca era palpabile. «Abbiamo iniziato con alcuni incontri nella scuola, per presentare gli otto richiedenti asilo agli studenti, bruciando subito le eventuali paure. Poi è nato il coinvolgimento nel corso di italiano e una serie di interventi sulla discriminazioni e la non violenza», continua Tetti.

«È un’esperienza molto bella, il pregiudizio si basa sulla non conoscenza, quando si dà modo di conoscere le persone poi si giudicano quelle», spiega il sindaco Patrizio Andreuccetti, che due settimane fa ha accolto in paese altri sei ragazzi, «con cui ripeteremo un percorso simile». All’orizzonte c’è la volontà di costruire percorsi di lavoro, prima con il bando Giovani sì, poi puntando sul recupero della vocazione rurale del territorio: «L’immigrazione in città è un problema, ma nei paesi come il nostro potrebbe essere una grande opportunità: abbiamo tante aree rurali abbandonate e giovani locali che hanno dimenticato queste professioni, mentre questi ragazzi spesso hanno competenze utili. Ci piacerebbe costituire una cooperativa di giovani locali e richiedenti asilo per tornare a valorizzare i prodotti del bosco, oggi dimenticati».


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