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Congedo alle donne vittime di violenza, arriva la circolare Inps

Completato il percorso avviato dal Jobs Act. L'Istituto ha diramato la circolare numero 65 che fissa i criteri per l’erogazione dell'indennità che spetta alle dipendenti del settore privato. Rimangono ancora escluse però le lavoratrici domestiche e familiari. We World onlus, impegnata da sempre su questi temi, continuerà a lavorare perché «si continui a lavorare a risposte strutturali come questa»

di Redazione

Finalmente è giunta la circolare dell'Inps che completa il percorso avviato dal Jobs Act per concedere il congedo alle donne vittime di violenza di genere.

Un grande passo, che ci ricorda che la violenza non è un fatto privato ma ci riguarda tutti in prima persona.

Anche WeWorld aveva sollecitato l’emanazione dei criteri per il congedo retribuito per le donne lavoratrici vittime di violenza di genere inserite in percorsi di protezione. Un provvedimento estremamente importante introdotto con il Jobs Act nel giugno 2015 ma che non era ancora operativo.

L'Istituto ha diramato la circolare numero 65 che fissa i criteri per l’erogazione dell'indennità che spetta alle dipendenti del settore privato vittime di violenza di genere. Rimangono ancora escluse però le lavoratrici domestiche e familiari.

Già nell’indagine nazionale in “Quanto costa il silenzio?” (2013) WeWorld aveva stimato partendo dai dati dell’Indagine ISTAT come la violenza contro le donne avesse un costo annuo di circa 17 miliardi di euro; con un impatto negativo su tutte le relazioni sociali e lavorative delle donne vittime e quindi anche sulla produttività lavorativa delle stesse.

Sono mediamente 1 milione le giornate lavorative perse, con effetti negativi sulla vita stessa delle donne che includono la perdita del lavoro, di produttività e di avanzamenti di carriera – e quindi di reddito – come conseguenza diretta della violenza subita. Effetti negativi che a cascata coinvolgono le famiglie delle donne vittime, che possono subire una diminuzione del benesse­re complessivo a seguito delle minori entra­te dovute alle assenze/periodi di aspettativa/perdita di lavoro. E ancora, per le imprese, per gli Istituti di Previdenza che possono incorrere in minori entrate contributive a seguito della riduzione dell’attività lavorativa e infine per lo Stato stesso con una riduzione del PIL.

Un costo che era stato calcolato in 604,1 milioni di euro, con una ipotesi certamente sottostimata.

L’astensione retribuita dal lavoro di massimo 3 mesi per le donne che subiscono violenza, che siano inserite in percorsi di protezione, seppure non sufficiente è comunque un tassello fondamentale per il riconoscimento dei diritti delle donne, che per effetto della violenza vedono ridotte le loro capacità. Il provvedimento introdotto è testimonianza di quello che WeWorld ritiene essere il compito principale della politica: intervenire per impedire quelle situazioni che ostacolano la realizzazione piena degli individui e agevolare interventi che sappiano rispondere allo stesso tempo al bisogno di accesso delle donne alla salute e alla cura di sé, al lavoro, alla dimensione cognitiva e formativa, alla dimensione abitativa e alla capacità di muoversi liberamente sul territorio, alla dimensione relazione e culturale. WeWorld si augura che tutte le donne possano avere accesso all’indennità e che il percorso intrapreso dal Jobs Act prosegua.

La violenza contro le donne è un grave fattore di disagio sociale, non è una questione femminile che può essere affrontata da una minoranza di donne è un problema strutturale della società, che quindi richiede risposte strutturali.


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