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Milano, cercasi sindaco a impronta sussidiaria

L’affermazione semplice e diretta è che Milano ha bisogno di candidati a “sindaco” che applicano la sussidiarietà orizzontale in modo operativo scrive il professor Giorgio Forentini. Aspettando i programmi

di Giorgio Fiorentini

L’affermazione semplice e diretta è che Milano ha bisogno di candidati a “sindaco” che applicano la sussidiarietà orizzontale in modo operativo. Non è un vezzo ideologico, ma un’esigenza di governo del sistema pubblico per soddisfare i bisogni di un welfare allargato e ”generativo” dei milanesi. Un nuovo modello di welfare ove sussidiarietà, integrazione, uso efficiente delle risorse vanno di pari passo con ampliamento e riqualificazione dei servizi offerti ai cittadini. In senso lato, cercasi una visione del benessere socio-economico dei milanesi, declinato in modo da integrare le politiche economiche con le politiche sociali. In un circuito non solo virtuoso in termini valoriali, ma oggetto di attenzione e di determinismo operativo sul tessuto economico composto da imprese sociali che hanno non tanto un valore contingente, di interventismo emozionale e riparativo, ma duraturo, continuo e di settore del “sistema Milano”

I cittadini di Milano esigono in modo integrato soluzioni di “efficacia di servizi di pubblica utilità” che paradossalmente prescindono da posizioni di destra e di sinistra. Per questo motivo i candidati sindaco di Milano devono esplicitare, nei loro programmi, dove e come intendono fare queste scelte. Ci vuole un sindaco ad impronta sussidiaria.

Candidati a sindaco coinvolti razionalmente nel giusto slancio emotivo della tradizione della “Milàn col coeur in man” ma capaci di “allargare il gioco” delle attività per conseguire risultati di valore sociale ed economico nel solco dell’imprenditorialità ambrosiana. Che chiedono “chi sei” per aiutarti ad essere un cittadino di Milano con diritti e doveri. La società solidale e sussidiaria è rappresentata dalle associazioni, dalle cooperative sociali, dalle fondazioni, dalle “organizzazioni non governative” ed in sintesi da tutte quelle “imprese sociali” (non profit e low profit), con senso mutualistico e di partecipazione; autonome e orientate alla “speculazione virtuosa”. Un sindaco a impronta sussidiaria che sviluppa sussidiarietà perché cosciente che non si governa solo con “i voti di parte”, ma con la soddisfazione della domanda della maggior parte dei cittadini.

Ma in concreto che cosa vuol dire adottare il modello di sussidiarietà orizzontale in una città come Milano? È un modello di città dove, per alcuni settori che rispondono ai bisogni universalistici, si attiva “una filiera sussidiaria” composta dal comune e dalle imprese sociali (non profit e profit)

Sarà indispensabile l’integrazione fra privato for profit e privato non profit, ove è possibile aumentare il valore dello scambio fra for profit-non profit e utenti-clienti consumatori, al fine di incrementare non soltanto i risultati di tipo economico, ma anche quelli di comportamento positivo rispetto ad alcune funzioni di contesto (ambiente, cultura, sport, etc.).

La vera e corretta sussidiarietà è nemica delle imprese in cui si sviluppano l’azzardo morale e la selezione avversa come dominanti di gestione.

Il tutto nella logica della sussidiarietà orizzontale, riconosciuta nell’Art. 118 della Costituzione con la riforma del titolo V, che offre un contesto favorevole dal punto di vista culturale e di sistema per un ruolo sempre più incidente dell’impresa sociale e tale per cui “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà (…)”.

Attendiamo i programmi di sussidiarietà dei candidati a sindaco di Milano.


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