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I fiori di Chernobyl

Un film, “Nascono i fiori”, realizzato dalla casa cinematografica indipendente Lab Film attraverso un crowdfunding. Un documentario per raccontare una storia di accoglienza che in vent'anni ha coinvolto circa 500mila famiglie italiane e bielorusse

di Anna Spena

Trent’anni sono un tempo lungo. Ma non abbastanza lungo per rimediare al disastro nucleare più devastante e distruttivo che la storia ricordi. Era il 26 aprile del 1986 e quando la centrale nucleare di Chernobyl scoppiò e una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale. 336mila persone furono evacuate; le loro case, per ragioni di sicurezza distrutte. In pochi sanno che, però, sono ancora 5 milioni le persone che vivono in nelle zone contaminate. Così a pochi giorni dal trentesimo anniversario del disastro, un film documentario che racconta com’è la vita oggi in quelle aree. La vita dei bambini soprattutto, che ancora non erano nati e pagano le conseguenze di errori che non gli appartengono.

Si chiama "Nascono i fiori", e sarà presentato in anteprima al "Seminario sul Trentesimo anniversario dell’incidente nucleare alla Centrale di Chernobyl" che si terrà il prossimo 26 aprile appunto, dalle 10 alle 13.30, presso la Sala Polivalente “Giudo Fanti” della Regione Emilia-Romagna, in Viale Aldo Moro, 50 a Bologna. Il film è stato realizzato grazie una campagna di crowdfunding lanciata dalla società cinematografica indipendente Lab Film con il contributo di Fondazione Cassa di risparmio Imola,
 Avib – federazioni delle associazioni italiane per la Bielorussia, Fondazione aiutiamoli a vivere e con la collaborazione di Ambasciata d’Italia a Minsk, Belarusfilm e Fondazione Albero della Vita. L’obiettivo inziale era raccogliere 10mila euro; ma dal 15 dicembre 2015 al 13 aprile 2016 la cifra raggiunta è stata di 11.110 euro. «Siamo contenti», racconta Federica Contoli, ufficio stampa di Lab Film che ha seguito la raccolta fondi, «di aver raggiunto questa cifra. A fine marzo una troupe, guidata dal regista del film Mauro Bortoli, si è recata in Bielorussia e ha realizzato il documentario». L’obiettivo del documentario “Nascono i fiori” è preciso: tenere alta l’attenzione su un problema che non è ancora stato risolto. Dagli anni 90' ad oggi sono state circa 500mile le famiglie italiane distribuite su tutto il territorio nazionale che hanno accolto bambini ucraini e bielorussi per periodi di tempo determinati.

«Il tempo di permanenza minimo è di un mese», spiega Federica Contoli. «Questi sono bambini che vivono in zone contaminate ma è stato dimostrato che anche solo trenta giorni lontano dalle zone contaminate, con cibo sano, permette a questi bambini di aumentare le difese immunitarie». Negli ultimi vent’anni le famiglie e le associazioni italiane hanno fatto molto.

«Basti pensare che in Bielorussia la seconda lingua più parlata è l’italiano», dice Contoli. «Però ci sembra che adesso l’attenzione stia un po’ calando, invece, deve rimanere alta».

A questo linlk il teaser del film https://vimeo.com/148659264


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