Cooperazione & Relazioni internazionali

Agenzia Habeshia: Il Migration compact costruisce altri muri, non ponti

L'ong fondata dal candidato Nobel per la Pace 2015 don Mussie Zerai prendere una dura posizione contro il programma promosso dal Governo italiano in sede europea: "è una riproposizione verso l'Africa dell'accordo Ue-Turchia, che si è già rivelato fallimentare e irrispettoso dei diritti umani"

di Redazione

"Al contrario di quanto lascia intendere la linea della politica italiana ed europea sull’immigrazione, la stragrande maggioranza dei migranti arrivati negli ultimi anni e che continuano ad arrivare, fuggono da “situazioni estreme”. Si tratta cioè, non di persone indotte ad emigrare da motivazioni puramente economiche ma, in almeno l’80 per cento dei casi, di disperati costretti a una autentica fuga per la vita". Per questo "il Migration compact è un ennesimo programma di chiusura e respingimento: è questo, in buona sostanza, il Migration Compact, il piano presentato da Matteo Renzi a Bruxelles per affrontare la cosiddetta 'crisi migratoria'". La denuncia arriva con una nota scritta da Emilio Drudi per l'ong Agenzia Habeshia, fondata dal sacerdote eritreo rifugiato in Italia don Mussie Zerai, candidato al Nobel per la pace nel 2015 proprio per il suo impegno per i diritti dei migranti e contro i trafficanti di esseri umani.

"Sono anni che l’Italia e l’Europa costruiscono muri e non ponti per affrontare la tragedia dei profughi, con una escalation di provvedimenti-barriera sempre più fitta: prima una serie di trattati bilaterali tra singoli Governi Ue e vari Stati del Nord Africa, poi il Processo di Rabat (2006) e poi, via via a seguire, il Processo di Khartoum (28 novembre 2014), gli accordi di La Valletta a Malta (11 novembre 2015), l’accordo da 6 miliardi di euro con la Turchia (siglato inizialmente alla fine di novembre del 2015 e perfezionato in via definitiva nel marzo 2016)", sottolinea il testo pubblicato sul sito di Habeshia. "Ill Migration Compact si inserisce perfettamente in questa lunga scia di egoismo, indifferenza e incomprensione: è una riproposizione, in chiave africana – in particolare libica – dell’intesa raggiunta tra Bruxellese e Ankara. Un’intesa condannata come una palese violazione dei diritti umani dalla stessa Unhcr (l’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite), oltre che dalle principali organizzazioni umanitarie internazionali, a cominciare da Amnesty Internationale da Human Rights Watch. Proprio Human Rights Watch ha anzi appena documentato l’autentica, crudele deportazione-prigionia a cui sono stati costretti, tra mille angherie, gran parte dei profughi espulsi dalla Grecia verso la Turchia in base agli ultimi accordi".

Ancora: "il Migration Compact – come tutti gli accordi e i provvedimenti di “politica migratoria” che l’hanno preceduto – si ostina a non voler vedere e a non prendere atto che, appunto, c’è questa fuga per la vita alla base della catastrofe umanitaria a cui stiamo assistendo. E’ un problema enorme, esploso negli ultimi anni e che potrà trovare una vera soluzione solo con un cambio radicale della politica del Nord nei confronti del Sud del mondo, ponendo le basi per pacificare e stabilizzare le regioni africane e del Medio Oriente da cui scappano i profughi. E’ una strada lunga, ma proprio per questo nel frattempo, invece di alzare muraglie, occorre aprire le porte della Fortezza Europa, ampliando le motivazioni alla base del diritto d’asilo previste dalla Convenzione di Ginevra del 1951, poiché certamente non bastano le timide integrazioni apportate con la tutela “umanitaria” o “sussidiaria” in vigore attualmente. Gli interventi previsti, invece, vanno esattamente nella direzione contraria e, messi tutti insieme, creano le condizioni per attuare veri e propri respingimenti di massa, in contrasto con il diritto internazionale, con la Convenzione di Ginevra, con i principi basilari del diritto d’asilo e con la stessa Costituzione italiana".

Il testo redatto da Drudi analizza poi nel dettaglio (in coda a questo link) i punti nodali del programma europeo, in termini di progetti d'investimento, sicurezza, reinsediamenti, gestione dei flussi dei rifugiati, lotta ai trafficanti, situazione in Libia.


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