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Mirela, prima mamma accolta a CasArché

Lei ha 36 anni e una bimba che si chiama Perla «perché è la cosa più preziosa che ho», arrivata dopo due figli dati in adozione. Dopo due anni nella casa di prima accoglienza di Arché, ora è pronta per camminare da sola: a giugno sarà la prima ospite della nuova CasArché di Quarto Oggiaro.

di Redazione

Mirela ha 36 anni, è nata in Romania. I suoi genitori la abbandonarono che era ancora molto piccola: «Di quegli anni di bambina ho solo ricordi offuscati, stanzoni, bambini che andavano e venivano, tanta paura e solitudine. Per amica avevo solo un’assistente sociale che si era affezionata a me», ricorda. È solo una ragazza quando conosce alcuni uomini che la convincono a venire in Italia con la promessa di un futuro. Mirela si illude che sia l’occasione per cambiare vita, invece è un inganno: viene portata in un campo rom e viene “usata” per rubare. Se si rifiuta, la picchiano. «Non era la vita che mi ero immaginata, ma soprattutto non ero capace. Le Forze dell’Ordine mi hanno messo in una comunità per minori non accompagnati, sono fuggita più volte, ogni volta mi riprendevano e mi ci riportavano… Finalmente sono diventata maggiorenne ed ero libera di fare quello che volevo». Ma Mirela è impreparata alla vita, non sa cosa significa amare ed essere amati, non sa come si può costruirsi con pazienza, pezzettino per pezzettino, un futuro: si butta tra le braccia di tanti uomini diversi, sperando di trovare in loro una certezza, un punto da cui ripartire, protezione e casa. Ogni volta però accade la stessa cosa: sono uomini violenti, che la umiliano, la sottomettono, la maltrattano.

Il suo primo bimbo, Mirela accetta di lasciarlo in ospedale. La seconda figlia invece la vorrebbe tenere «ma non ero ancora pronta. La trascuravo, non la portavo alle visite mediche, ero ancora troppo sganciata dalla realtà. Dopo due mesi anche lei è stata data in adozione. Per me è stato un grande dolore: avrei voluto tenerla, non ero in grado. Sentivo che dovevo compiere una maturazione, ma non riuscivo a farcela da sola». È quando aspetta il terzo figlio che decide di prendere in mano la sua vita: con l’aiuto di un’assistente sociale approda nella Casa di Accoglienza di Fondazione Arché, dove Padre Giuseppe, «forse il primo vero padre che io abbia mai avuto». Mirela impara tutto da zero: come cambiare i pannolini, come allattare, come far addormentare la bambina, come gestire il denaro, come impostare le sue giornate, come costruire un futuro. La bambina si chiama Perla «perché è la cosa più preziosa che ho, e per niente al mondo mi separerò da lei. Insieme a lei, sono nata anche io».

Mirela sarà la prima mamma che andrà ufficialmente a vivere negli appartamenti di semi-autonomia della nuova CasArché, a Quarto Oggiaro. Da due anni infatti vive nella Casa di Accoglienza di primo livello di Arché, in centro a Milano, è maturata, ha imparato tante cose, ha trovato un piccolo impiego: è pronta per fare un nuovo passo e andare a vivere in un appartamento vero e proprio, di semi-autonomia. Il 21 aprile infatti hanno preso il via i lavori di ristrutturazione dell’edificio che entro il giugno di quest’anno ospiterà CasArché, a Quarto Oggiaro. Seguiti dallo Studio di architettura “23 Bassi”, con il sostegno di Fondazione Cariplo, UniCredit, Mapei, Fondazione Banca del Monte di Lombardia e il contributo di Fir e Ideal Standard, i lavori daranno nuova vita a uno stabile di 1.200 mq, utilizzato per decenni come scuola materna. «Abbiamo 600 mq al piano seminterrato, molto luminoso, dove già esistono e saranno ristrutturate una mensa e un’ampia cucina che potranno usare anche le mamme», ha spiegato l’architetto Chiara Frigerio. Lì saranno ricavate anche alcune stanze da usare come laboratori e uffici, più una piccola sala conferenze. «Aggiungeremo un’uscita che porta direttamente al giardino esterno, mentre al piano rialzato nascerà la comunità vera e propria con 10 camere, i bagni e 3 appartamenti per l’autonomia dove vivranno le mamme e i bambini. Il giardino è grande e molto bello, dipingeremo i muri esterni dell’edificio con i colori di Arché, cioè i colori dell’arcobaleno».

CasArché accoglierà 10 nuclei mamma e bambino con disagio sociale inviati dai Servizi sociali, che saranno accompagnati da un’équipe educativa in un percorso finalizzato ad aiutare le mamme a restituire equilibrio alla relazione con se stesse e con i propri figli. «Il nostro sogno è quello di realizzare un luogo aperto all’accoglienza e alla condivisione con chi sta ai margini e con chi fa più fatica per accompagnarlo verso un futuro più dignitoso. Questo sarà possibile grazie ad un percorso che prevede l’inserimento lavorativo, il rafforzamento dei legami familiari e la sinergia col territorio. CasArché sarà anche crocevia di proposte sociali e culturali da offrire al territorio metropolitano come luogo di bene comune», spiega padre Giuseppe Bettoni, fondatore e presidente di Arché Onlus: un bellissimo modo per festeggiare i 25 anni di vita. Ma non solo, accanto alla comunità mamma bambino, Casa CasArché sarà anche un'impresa sociale e svilupperà un’attività produttiva (pasticceria – gelateria) che possa offrire opportunità di inserimento lavorativo alle mamme e al territorio.