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Ferrara, ecco il Festival della Sharing Economy

Dal 20 al 22 maggio prossimi una tre giorni, il "Ferrara Sharing Festival", dedicata all'economia collaborativa. Gli eventi saranno gratuiti ed aperti a tutti con l'obiettivo di spiegare che cos'è questa nuova forma di economia sociale che è entrata nelle nostre vite. «Un fenomeno che propone un nuovo approccio alla vita attraverso la valorizzazione dei principi della collaborazione e degli strumenti della cooperazione», dice Davide Pellegrini, direttore artistico del festival. L'intervista

di Anna Spena

Condividere Pienamente”. È questa la promessa del primo Festival italiano dell’economia collaborativa. Si chiama “Ferrara Sharing Festival” e si svolgerà a Ferrara, appunto, dal 20 al 22 maggio prossimi. Una tre gironi fitta di appuntamenti ed eventi che coinvolgerà tutto il centro storico della città. Ma che cos’è realmente la Sharing Economy? E che impatto ha sulla vita di tutti gli italiani? Vita.it l’ha chiesto a Davide Pellegrini, direttore artistico del Festival di Ferrara che ci ha spiegato perché è arrivato anche in Italia il momento di confrontarsi sull’argomento e aprire il dibattito non solo agli esperti ma anche a tutti gli altri cittadini che di fatto sono i protagonisti di questo «nuovo fenomeno sociale collaborativo», come lo chiama Pellegrini. Basti pensare che la quota degli italiani che almeno una volta l’anno hanno usufruito dei servizi della Sharing Economy arriva al 25%…

Ma nella tra giorni, insieme a grandi major come BlaBlaCar, si racconteranno anche tutte quelle realtà più piccole, a carattere tipicamente nazionale, che pure stanno trovando un loro modo per emergere. Quello della Sharing Economy è un fenomeno inarrestabile che sta rapidamente crescendo. Secondo una recente ricerca pubblicata da Collaboriamo.org e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel nostro Paese si contano 186 piattaforme collaborative, divise in 13 diversi settori. Fra questi spiccano il crowdfunding, i trasporti e il turismo…

Che cos’è la Sharing Economy?
Un fenomeno sociale che propone un nuovo approccio alla vita attraverso la valorizzazione dei principi della collaborazione e gli strumenti della cooperazione che inevitabilmente influenza l’organizzazione sociale e il mondo delle imprese trasformandoli.

Perché avete scelto come palcoscenico il centro storico di Ferrara?
È una città che si sta dimostrando molto dinamica e attiva rispetto al dibattito sulla cultura contemporanea. Inoltre, l’Emilia Romagna in generale, ha alle spalle una tradizione forte nel mondo dell’associazionismo e quindi ci sembrava giusto collocare in questo contesto un festival che di fatto parla di collaborazione.

La “cultura collaborativa” è un nuovo fenomeno sociale che si lascerà alle spalle tutte le logiche di mercato degli ultimi anni?
Io non credo nella politica della rottamazione. La cultura collaborativa ha sicuramente influenza sui modelli produttivi e organizzativi e quindi, di fatto, sul lavoro. Quello che cercheremo di fare con questo festival è creare un dialogo tra le tradizionali organizzazioni e associazioni, ma anche imprese, che da anni operano nel mercato e nel mondo, con i modelli nuovi che stanno avanzando.

Chi sono gli organizzatori del Festival?
L’evento è promosso dal Comune di Ferrara e organizzato dall’Agenzia Sedicieventi guidata dal Presidente Eugenio Guarducci con il coordinamento dell'Executive Manager Michele Tassini. Abbiamo stipulato una partnership con l’Università degli Studi di Ferrara. E poi, ovviamente, c’è una lunga serie di sponsor che hanno appoggiato l’iniziativa ad esempio Intesa San Paolo, Smartika, Vizeat, Aiccon, Arci, Alleanza delle Cooperative italiane, Generazioni LegaCoop, Isfol, Legambiente, TNS Italia, Acta, ECCOM, Fondazione Giacomo Brodolini, L’Alveare che dice Sì e molti altri.

Come si svolgerà la tre giorni?
Ci saranno oltre 100 testimonianze di esperti del settore. Nei tre giorni di festival si alterneranno Plenarie, momenti che hanno l’obiettivo di favorire un costruttivo dialogo tra forze e organizzazioni che operano a più livelli nel mondo associazionistico e nell’innovazione sociale. Si parlerà con gli esperti di nuove economie, nuove professioni e piattaforme e servizi innovativi. Workshop che vedranno il coinvolgimento diretto delle principali realtà legate alla sharing economy, delle Associazioni radicate nel territorio. Workshop universitari che nascono dalla collaborazione con il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara e si focalizzano su aspetti di ricerca nell’ambito del contesto internazionale europeo e toccano aspetti tecnici riguardanti le tecniche e metodologie di progettazione orientati alla sostenibilità, modelli innovativi di finanziamento tra cultura solidale e nuovi sistemi credizi, riflessioni su temi di riconfigurazione del significato di economia, pratiche di policy making nell’ambito delle Smart Cities. E poi, ovviamente, anche momenti di intrattenimento e svago.

Quanti “visitatori” vi aspettate?
La partecipazione al Festival è gratuita. È difficile fare una previsione perché non parliamo solo agli esperti del settore; ma agli studenti, ai curiosi che vogliono saperne di più. In ogni caso, speriamo, ovviamente, che sarà alta.

Quanto è indietro, ancora, l’Italia rispetto ai mercati esteri?
La Sharing Economy è stata in grado di intercettare da subito quelle che sono delle “necessità collettive”. Chi non ha utilizzato, almeno una volta, i servizi di sharing? Ad una domanda forte di mercato c’è stata, come risposta, una cultura votata a sostenere l’innovazione con una politica di sviluppo lungimirante. Forse il problema italiano dipende dal fatto che il Paese ha degli iter burocratici lunghi che molto spesso inibiscono o frenano l’innovazione rendendola difficile. Ecco in Italia si dovrebbe creare un terreno fertile, e non soffocante. Un altro problema tipicamente italiano è la mancanza di politiche mirate per il sostegno e lo sviluppo di startup. Ma di idee ottime ce ne sono molte.


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