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Perché quel silenzio sull’accordo con la Cina?

La Commissione adozioni internazionali e la corrispettiva autorità cinese hanno siglato un accordo il 9 luglio scorso. Anche gli enti autorizzati che operano nel Paese ne sono venuti a conoscenza solo ora, dopo nove mesi. Il comunicato del Ciai.

di Redazione

Sul sito della CAI è stata pubblicata il 27 aprile 2016 la notizia di un accordo di collaborazione in materia di adozione tra l’Italia e la Repubblica Popolare Cinese, concluso il 9 luglio scorso. La notizia di tale accordo è stata pubblicata dall'autorità centrale cinese nell’estate scorsa, ma l’autorità centrale italiana non ne ha mai fatto menzione, fino a pochi giorni fa.

L’Ente autorizzato CIAI, il primo in Italia ad essersi occupato di adozione internazionale, trova molto grave che gli enti italiani autorizzati a lavorare in Cina non abbiano mai avuto alcuna comunicazione da parte della CAI né rispetto all’incontro a Roma con la delegazione cinese del luglio scorso, né dell’avvenuto accordo, né di quali siano le conseguenze rispetto al nostro operato con la Cina. Questo scambio è necessario per indirizzare al meglio il nostro lavoro nel Paese secondo le indicazioni e le strategie decise dalla Commissione Adozioni.

Ci domandiamo quale sia il ruolo degli enti autorizzati in questo sistema italiano, ruolo riconosciuto come molto importante anche nelle ultime raccomandazioni dello Special Meeting de L’Aja del giugno scorso. Anche la legislazione italiana riconosce un ruolo importante agli enti autorizzati tanto che il DPR 108/2007 stabilisce che “la Commissione attua incontri periodici con i rappresentanti degli enti autorizzati al fine di esaminare le problematiche emergenti e coordinare la programmazione degli interventi attuativi dei principi della Convenzione”: è però dal dicembre 2014 che non vengono effettuati incontro con gli enti autorizzati.

Se gli enti autorizzati che, per legge e secondo le stesse parole della vicepresidente della commissione, dovrebbero essere coloro che mettono in pratica nei Paesi stranieri le politiche dell’adozione decise dalla Commissione, perché non vengono almeno informati di una notizia cosi importante come un accordo bilaterale?

L’obiettivo di CIAI è sempre stato quello di agire nel superiore interesse dei bambini che hanno bisogno di una famiglia, con correttezza e trasparenza ed in piena sintonia con le indicazioni del governo italiano e della commissione adozioni. Ma se non veniamo messi al corrente di decisioni così importanti, se di fatto siamo estromessi dal sistema delle adozioni internazionali italiano, non siamo messi nelle condizioni di lavorare in modo efficace e ciò ci impedisce di tutelare in modo concreto il diritto dei bambini abbandonati ad avere una famiglia.

Riteniamo improrogabile un impegno deciso del governo per assicurare che il sistema delle adozioni internazionali italiano sia davvero, e non solo a parole, rispettoso delle legislazioni, nazionale ed internazionale; trasparente, a partire dalla banale pubblicazione dei dati; corretto e collaborativo. Solo così avremo garanzie di fare davvero l’interesse dei bambini che, in molti Paesi del mondo, chiedono che venga rispettato il loro diritto ad una famiglia.

Foto FRED DUFOUR/AFP/Getty Images