Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Politica & Istituzioni

Lazio, in rampa di lancio un nuovo piano sociale

Si chiama “Prendersi Cura, un bene comune” ed è un percorso di ascolto e redazione partecipata, primo passo riforma del sistema regionale delle politiche, dei servizi e degli interventi sociali dell’ente regionale

di Vittorio Sammarco

“Prendersi Cura, un bene comune”. La Regione Lazio lancia oggi il percorso che la porterà ad avere un Piano sociale regionale 2016-2018, prima volta della sua storia dopo il tentativo solo parzialmente riuscito del 1999.

Lo fa a partire da un luogo altamente simbolico: l’Ostello della Caritas in Via Marsala a Roma che papa Francesco ha voluto come porta della carità, unica Porta santa della storia della Chiesa che (nell’anno del giubileo) non accede ad un luogo di culto, ma ad un posto dove «la persona e le sue sofferenze sono messe al centro, e dove solidarietà e sussidiarietà si coniugano per diventare il fiore all’occhiello della città», come ha detto il direttore della Caritas romana, monsignor Enrico Feroci, alla presenza di un gran numero di responsabili di associazioni romane di volontariato e dei lavoratori dei servizi regionali, del presidente della Giunta, Nicola Zingaretti e dell’assessore alle politiche sociali Rita Visini.

«Siamo ai nastri di partenza di un percorso di partecipazione, nel quale crediamo perché qui non c’è solo un nuovo modello di welfare in ballo, ma anche di società», ha introdotto il presidente Zingaretti: «Siamo qui per proporre un modo di rispettare – non a parole – l'articolo tre della Costituzione che impone alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona».

«Ma», aggiunge, «non siamo per nulla d'accordo con chi vorrebbe sostituire i modelli di welfare pubblico che abbiamo conosciuto finora con politiche assistenzialistiche di povero impatto, altrimenti cresce la disuguaglianza. E dove cresce la disuguaglianza si spegne lo sviluppo stesso dell’intero Paese…».

«E oggi», evidenzia, «la nostra regione, nel tentare questo percorso innovativo, può essere più credibile, perché si è fatta con fatica e senza abbassare i livelli di qualità dell’assistenza, quell’operazione di risanamento che la Corte dei Conti ha imposto dichiarando tecnicamente fallita una regione che registrava due miliardi di euro all’anno di disavanzo».

«Quindi ora può nascere un percorso “Comune”, perché condiviso da tutte le istituzioni, attraverso l'utilizzo di strumenti e metodologie nuove che poi saranno tradotte in politiche sociali innovative. Una vera e propria pianificazione delle azioni da intraprendere insieme ad una lettura approfondita dei bisogni espressi dalle comunità».

Con la collaborazione dell’Università di Tor Vergata viene avviato subito l’ascolto degli attori sociali (addetti ai lavori e semplici cittadini), con alcuni momenti correlati (l’assessore ha annunciato, da qui ad ottobre, 8 incontri pubblici, uno per provincia e tre su Roma), con le principali rappresentanze dei lavoratori, un panel di testimoni privilegiati e i soggetti istituzionali competenti.

Ampio lo spettro degli obiettivi e dei dati da raccogliere per conoscere bene su cosa e come operare.

Obiettivi: definire una strategia coerente in relazione all’offerta di servizi; infrastrutturare un vero “sistema di servizi”; andare oltre la semplice riproposizione di servizi finanziati sulla base della spesa storica (ora, peraltro, fortemente condizionata dai pesanti tagli degli ultimi anni); definire i livelli di prestazioni da assicurare in tutto il territorio regionale.

«L’ammontare delle risorse a disposizione per ciascuna annualità del Piano», si legge nelle Linee guida, «dovrà essere allineato ai livelli medi garantiti nell’ultimo triennio, considerando sia i diversi trasferimenti statali sia gli stanziamenti annuali del bilancio regionale».

Investire sulla conoscenza dell’insieme per una programmazione coerente, è il filo conduttore che guida la giunta. Si cercherà di conoscere gli elementi che riguardano: i bisogni attuali e tendenziali della popolazione e il conseguente fabbisogno di servizi, presenza e funzionamento dei servizi sul territorio, fabbisogno inevaso; quantità, competenza e carichi di lavoro delle risorse professionali impegnate nel settore; risorse finanziarie disponibili e quelle effettivamente utilizzate, composizione dei budget territoriali; stato dei processi di integrazione dei servizi tra diversi soggetti eroganti.

Ecco alcuni ambiti del Piano (che, dopo l’ascolto e la redazione, si prefigge di partire entro la fine dell’anno, quando, si presume e si spera, sarà anche approvata la legge di recepimento della 328/2000, visto che, con grande ritardo, la regione Lazio è l’unica a non averlo ancora fatto): contrasto alla povertà; inclusione sociale delle persone con fragilità sociali; famiglia e nuove generazioni; valorizzazione e protezione delle persone anziane; inclusione delle persone con disabilità.

A questo Piano generale seguiranno anche i Piani di Zona, territorio per territorio, che però non sono solo strumenti di carattere burocratico-amministrativo. «È necessario alla luce dell’esperienza, rivederne l’impostazione, la durata, i processi per la loro preparazione, adozione, realizzazione e valutazione. Non si parte da zero negli ultimi anni la Regione ha fornito precise indicazioni in merito: si tratta ora di proseguire questo cammino, consolidando le innovazioni introdotte».

«Uno strumento di programmazione, quindi», si legge nelle linee guida del percorso, «in grado di coniugare esperienze e azioni positive in atto con esigenze d’innovazione nel campo degli interventi e delle politiche sociali e la sua elaborazione dovrà avvenire attraverso un percorso ad alto grado di partecipazione, di trasparenza, capace di coinvolgere tutti gli attori sociali che possono dare il proprio contributo».

«A ottobre quando porterò in giunta questo Piano sono sicura che porteremo un progetto importante”, ha concluso fiduciosa l’assessore Visini, per questo “vogliamo che nasca da un processo vero di condivisione».

«Scusate il ritardo, la Regione è tornata, non perdiamoci di vista e apriamo insieme una nuova stagione insieme», le ha fatto eco Zingaretti con ampio uso di citazioni evocative.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA