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Abbattere i muri tra i popoli? Possono farlo i medici

Presentato al ministero della Salute il nuovo progetto di ricerca-azione dell’Osservatorio Internazionale della Salute (Ois): da ottobre medici e ricercatori saranno sui luoghi degli sbarchi per assistere i migranti e mappare in tempo reale le emergenze sanitarie.

di Redazione

Studiare una metodologia sanitaria globale fornendo un’informazione corretta sulle patologie della popolazione migrante per prevenire e mappare potenziali pandemie e ridimensionare le strumentalizzazioni improprie su ogni allarme socio-sanitario. È quanto si propone il progetto “Sanità di Frontiera” presentato il 4 maggio al ministero della Salute. Si tratta di una ricerca-azione che prende spunto dal forte profilo di impegno sociale emerso dal sondaggio di Ois (Osservatorio internazionale della salute) sui giovani medici italiani e si sposta sul campo per stabilire una presenza costante di medici e operatori sanitari in quelle terre dove i fenomeni migratori sono più importanti.

In un comunicato i rappresentanti di Ois sottolinea come ora «sostenuti dalle istituzioni italiane e internazionali, dai rappresentanti di categoria e con il fondamentale contributo di preminenti realtà del terzo settore, la nostra attività di ricerca si unisce al servizio sanitario messo a disposizione di chi è appena giunto ai nostri confini, soprattutto degli “ultimi tra gli ultimi” e cioè donne e bambini con diagnosi, terapie e servizi vaccinali».

Il progetto, è stato presentato da Ois alla presenza di Omceo (Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri), Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) e Cimo (Sindacato dei medici ospedalieri). L’esperienza garantirà a tutti i medici coinvolti, italiani e stranieri, sotto la guida di esperti e mediatori culturali, un periodo di formazione Ecm all’altezza delle sfide sociali e demografiche della nostra società in così rapida trasformazione.

«Dai numeri statistici raccolti dal nostro Osservatorio deve scaturire un’azione che possa accompagnare l’impegno sociale dei nostri camici bianchi: è necessario coordinare i medici sul territorio nelle zone di frontiera», spiega Giuseppe Petrella, presidente del Comitato Scientifico di Ois. «Ois, insieme a Consulcesi onlus, sostiene il progetto “Sanità di Frontiera”, che partirà operativamente a ottobre e che ha già trovato la collaborazione di diversi Omceo e l’interesse del ministro della Salute Lorenzin e del ministro dell’Interno Alfano. C’è un dato allarmante: solo quest’anno, 80mila minorenni sono arrivati in Italia senza genitori. Con i nostri professionisti andremo a lavorare sul campo e offriremo un primo soccorso e, successivamente, verranno attivati dei centri specializzati con una rete di disponibilità in tempo reale».

Inoltre, al progetto arriva da subito il pieno appoggio dell’Amsi, l’Associazione Medici Stranieri in Italia, come ha detto il presidente Foad Aodi: «L’Italia, in questo senso, sta dando lezioni di altruismo senza confini a quell’Europa che invece nel frattempo alza barriere. Noi medici stranieri in Italia sosteniamo il progetto “Sanità di Frontiera” e siamo pronti a supportarlo nella fase operativa. I medici per vocazione professionale, da sempre e in tutto il mondo, sono aperti al dialogo, all’ascolto e alla cura di ogni essere umano. Loro più e meglio di altri possono abbattere i muri della diffidenza e della paura».

Ogni fase del progetto, sin dall’attività preparatoria di questi primi mesi, sarà documentata da un’equipe video, sarà messa a disposizione su un apposito sito web e costituirà la documentazione per realizzare un docufilm e un video-corso Ecm Fad da mettere a disposizione di tutti i medici del mondo sensibili al tema delle migrazioni e interessati a compiere un percorso di formazione e di informazione.

In apertura foto di Joe Raedlle/Getty Images


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