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I bambini hanno il coraggio di parlare, diamogli modo di farlo

In occasione della Giornata Nazionale per la lotta alla pedofilia e alla pedopornografia, SOS Il Telefono Azzurro Onlus pubblica i dati aggiornati sulle segnalazioni ricevute alle sue linee di ascolto. Ernesto Caffo: «Per ogni bambino che è vittima di abusi c'è qualcuno che sa e non parla. Per questo esiste Telefono Azzurro: per raccogliere le loro voci e aiutarli, prima che gli esiti siano drammatici e fatali»

di Sara De Carli

241 bambini in Italia, nel 2015,hanno chiesto aiuto a Telefono Azzurro per una situazione di emergenza legata ad abusi sessuali, il 5% del totale delle 4724 richieste di aiuto gestite nel corso dell’anno dalle linee dell’Associazione: una tendenza in crescita rispetto agli anni passati, che diventa ancora più significativa se si considerano anche le segnalazioni ricevute dal 114 legate alla pedopornografia online (l’8,8% dei casi), raddoppiate rispetto al 2013.

In occasione della Giornata Nazionale per la lotta alla pedofilia e alla pedopornografia del 5 maggio, SOS Il Telefono Azzurro Onlus pubblica come ogni anno il Dossier sulla Pedofilia, con i dati aggiornati sulle segnalazioni ricevute dalle linee di ascolto 1.96.96, 114 Emergenza Infanzia e il suo servizio chat. La maggior parte degli abusi sessuali segnalati vengono messi in atto da persone conosciute (oltre il 76% dei casi della linea 1.96.96 e oltre il 54,3% dei casi segnalati alla linea 114), per lo più appartenenti al nucleo familiare. Aumenta tuttavia la percentuale di responsabili estranei o amici/conoscenti esterni al nucleo familiare della vittima.

«Per ogni bambino che è vittima di abusi c'è qualcuno che sa e non parla», commenta da New York il professor Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile e presidente di SOS Il Telefono Azzurro Onlus. Il pensiero va subito a casi come quello della piccola Fortuna: «Dobbiamo fare di più per evitare che casi come questi si ripetano, evitare che i bambini restino senza protezione per troppo tempo… Si è parlato di fatti accidentali ma era ovvio pensare che dietro ci potesse essere un segreto famigliare e di una comunità. I bambini però raccontano, hanno il coraggio di parlare che gli adulti molte volte non hanno. Per questo, da quasi 30 anni esiste Telefono Azzurro: per raccogliere le loro voci e aiutarli, prima che gli esiti siano drammatici e fatali. Troppo spesso gli adulti negano, nascondono, coprono, non vogliono essere accanto ai bambini in queste situazioni difficili… Dobbiamo dare ai bambini la possibilità di parlare e di non stare in silenzio, essere molto attivi perché queste situazioni trovino una strada per venire alla luce e questi bambini non siano più lasciati soli. L' abuso sui bambini si combatte ogni giorno con azioni concrete di tipo culturale, etico, educativo e terapeutico».

Quanto ai dati, Caffo spiega «l’aumento della violenza sessuale sui bambini che si registra in tutto il mondo anche con l’ingresso massiccio delle tecnologie, lo scambio di esperienze e di contatti anche a fini sessuali aumenta, come pure la facilità e la precocità con cui oggi bambini e ragazzi hanno accesso da soli a contesti frequentati da adulti. L’accesso semplice dei bambini alla pornografia ci preoccupa molto perché abbassa le difese del bambino di fronte a certe immagini e situazioni». I dati confermano il “primato” femminile delle vittime di abusi (65%) e l'alta percentuale dei minori di 11 anni (oltre il 40%), anche se risulta decisamente in crescita il numero delle adolescenti vittime di abusi sessuali: al 114 Emergenza Infanzia si è passati dal 22,3% del 2013 al 33,3% del 2015. «Non dimentichiamo però che esistono anche ragazzini vittime di abusi sessuali, è un elemento di fronte al quale non dobbiamo essere in silenzio: tra loro in particolare aumenta il numero delle vittime sotto gli undici anni (dal 40,8% del 2014 al 55% del 2015 sulle linee di ascolto; dal 50% del 2014 al 60,9% del 2015 al 114 Emergenza Infanzia).

A fronte di questi dati, il professor Caffo torna a lanciare un appello alle istituzioni, perché in Italia sono un intervento strutturato sulla pedofilia è ancora «latitante o carente»: «abbiamo istituito l’Osservatorio nazionale sulla pedofilia ma esso non è stato supportato a sufficienza, né si sono implementate in Italia le indicazioni del Consiglio d’Europa del 2012. C’è bisogno di una azione maggiore anche rispetto alla Convenzione di Lanzarote, non abbiamo sufficiente attenzione a questi temi nella formazione delle figure professionali che si occupano di infanzia e di trattamento delle vittime, le soluzioni di istituzionalizzazione non bastano, si devono trovare altre soluzioni. Infine occorre cercare di avere un intervento efficace della giustizia sui responsabili, con percorsi di trattamento funzionali al fatto che in caso di non intervento i pedofili tornano facilmente a reiterare la loro violenza», spiega Caffo.

«Serve che il nostro Paese affronti il tema della pedofilia e dell’abuso sessuale sui bambini, l’anno scorso in questa occasione abbiamo fatto un’iniziativa in Senato, ma non è seguito un serio dibattito in Parlamento, occorre che il Paese si attrezzi e dia delle risposte, come fanno il Regno Unito e l’Olanda… Noi siamo in grande ritardo».

Foto TED ALJIBE/AFP/Getty Images


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