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Un milione di bambini cantano l’opera lirica

Opera Domani, il progetto pioniere per avvicinare i bambini all'opera, festeggia i suoi vent'anni. Nato a Como nel 1996, ha coinvolto un milione di bambini in Italia e in Europa, ma ha portato Mozart anche in Oman. Domani tutti in piazza per cantare

di Sara De Carli

Sapevate che domani, sabato 7 maggio, è la Giornata Europea dell'Opera? Se non lo sapevate e sotto sotto pensate che l’opera sia un’arte vecchia e superata, provate domani a passare dalla Galleria Vittorio Emanuele di Milano, intorno alle 16: a cantare l’opera ci troverete i bambini. Sono una parte del milione di bambini che hanno partecipato ai progetti di Opera Domani, che proprio quest’anno compie 20 anni. L’evento di domani, che si svolgerà contemporaneamente anche in Piazza Verdi a Como, dove Opera Domani è nata nel 1996, e nelle altre città toccate dal progetto (solo in Lombardia sono più di 60.000 gli studenti coinvolti), sarà un evento musicale interattivo, come sono d'altronde anche gli spettacoli proposti dal progetto. I bambini canteranno l’aria composta per i vent’anni di Opera Domani (la trovate qui sotto) e alcuni brani delle più celebri opere liriche prodotte da AsLiCo all’interno del progetto in questi anni.

Opera Domani è un percorso per avvicinare alla lirica gli studenti fra i 6 e i 15 anni. Negli anni la piattaforma si è allargata e oggi ha quattro percorsi specifici rivolti ai bambini 0-3 anni, 3-6 anni, 6-15 anni e 15-18, più degli spettacoli proposti alle famiglie. L’idea? È di Barbara Minghetti, che oggi è Cavaliere della Repubblica, presidente dell’Associazione Lirica e Concertistica Italiana (nel cui seno è nato e cresciuto il progetto), presidente del Teatro Sociale di Como e unica italiana nel consiglio di Opera Europa.

Se lo sarebbe aspettato di arrivare fin qui?
Siamo stati pionieri nel rompere i cliché di una lirica blasonata e impalata, dando carta bianca a giovani registi, scommettendo sull’idea che l’opera sia un’arte sempre contemporanea. E forse anche un po’ nell’andare oltre il malefico piffero che nelle scuole, a quei tempi, coincideva con “la musica”. Certo nessuno avrebbe mai scommesso di arrivare a 140 spettacoli interattivi all’anno, con 130mila studenti e 4.500 insegnanti, più 20mila spettatori per le recite dedicate alle famiglie.

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Com’è cambiato il format?
Ogni anno ci rimettiamo in gioco, credo sia questo il nostro segreto: ci sforziamo di seguire l’andamento di una società cambia, nella nostra equipe ci sono pedagogisti, drammaturghi, esperti di musica e musicisti, è necessario che sia così. È un progetto multidisciplinare, che coinvolge tutta la scuola per un anno interno, non ha il suo vertice nel partecipare allo spettacolo. È vivere un’esperienza. Io credo sia un bel progetto per ciascuna delle età a cui ci rivolgiamo, non un progetto per portare pubblico in teatro: la differenza di sente. Se poi mi chiede come è cambiata la proposta… direi che ci sono sempre più arie cantate in lingue diverse perché ai bambini piace e perché è un elemento che aiuta l’integrazione, ci sono moltissimi materiali interattivi, tutorial con video che spiegano come far fare ai bambini certe cose.

Qual è il ricordo più bello di questi vent’anni?
Una delle esperienze più incredibili della mia vita è stata portare Opera Domani in Oman, a bambini e insegnanti che non solo non sapevano chi fosse Mozart ma nemmeno erano mai stati in un teatro: alla fine del percorso, quei 700 bambini che cantavano Il flauto magico in italiano hanno fatto piangere tutti. È stata una bella sorpresa in metropolitana a Milano trovare dei bambini delle elementari in gita, che cantavano le arie di Papageno… Ma mi piace sempre vedere la meraviglia nelle facce dei bambini, l’altro giorno ero in un nido, osservarli è sempre una grande soddisfazione. Per me è stato anche ritrovare la verità del rapporto tra spettacolo e platea, anche nella sua sincerità: se piace i bambini applaudono, se non piace no.

E tra vent’anni, cosa si immagina?
Una volta a un concorso ho incontrato un ragazzo che aveva scoperto l’opera da bambino, proprio attraverso Opera Domani… chissà. Credo che per tutti però sia rimasto un bel ricordo, una bella sensazione, non una cosa per cui non c’era interesse. Ci capita che alcuni teatri, in giro per l’Italia, ci dicano di essere sorpresi perché con certe opere hanno un sacco di ragazzi in teatro: andiamo a vedere e in effetti quando questo succede è perché 4 o 7 anni o 10 anni prima prima quella stessa opera l’avevamo proposta nei progetti di Opera Domani e in quella città c’erano scuole che avevano aderito. Quindi sì, i ragazzi tornano, ma le ripeto, a noi interessa soprattutto fare un bel progetto per i bambini di quell’età, non per portare pubblico.

Nelle foto, "Turandot, principessa falena", l'opera proposta quest'anno. Foto di Alessia Santambrogio e Giulia Vergara


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