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Cooperazione & Relazioni internazionali

Lampedusa, migranti dormono in piazza della Chiesa

Una dozzina di persone, condotte all'hotspot di Lampedusa dopo il salvataggio e lo sbarco, chiedono di essere trasferiti almeno in Sicilia senza l'obbligo di dare le impronte, pratica che li obbligherebbe a chiedere asilo in Italia, secondo il controverso regolamento Dublino III, mentre loro lo vorrebbero chiedere altrove, dove hanno parenti, conoscenti o comunque prevedono condizioni socioeconomiche migliori

di Redazione

"Ancora una notte in piazza per le persone che stanno protestando da due giorni sia perché vogliono lasciare Lampedusa senza il rilascio delle impronte e poter raggiungere altri paesi diversi dall'Italia e sia per denunciare le pessime condizioni di vita all'interno dell'Hotspot. Stanotte hanno dormito sotto la pioggia e non hanno intenzione di lasciare la piazza fin quando non avvengono i trasferimenti in Sicilia". E' di domenica 8 maggio la denuncia dell'associazione Askavusa, che sull'isola delle Pelagie monitora da anni quanto accade ai migranti al loro arrivo e porta avanti azioni di sensibilizzazione sui diritti di richiedenti asilo, anche attraverso un importante museo degli oggetti personali scampati ai naufragi.

Le foto delle persone distese di fronte alla parrocchia San Gerlando colpiscono e, in particolare, i teli dorati usati dalle autorità nel salvataggio (che non in questo ma in molti altri drammatici casi di tragedie del mare ricoprono anche corpi senza vita) urtano le coscienze, anche perché nel frattempo la vita quotidiana dell'isola continua – vedi la messa domenicale, di una parrocchia comunque da sempre vicina e solidale verso i migranti – e non è la prima volta che persone di diverse nazionalità, in particolare eritrei, scelgono la protesta di piazza per attirare l'attenzione sulle proprie condizioni di vita.

"Queste persone vogliono andare dalle loro famiglie perché in Italia sarebbero soli. Per un migrante avere una rete di sostegno è molto importante. Per questo non vogliono dare le impronte. Non perchè sono criminali ma perchè vogliono ricongiungersi con i loro familiari in altri paesi europei", proseguono gli attivisti di Askavusa. L'hotspot di Lampedusa è uno dei quattro attualmente attivi in Italia e gestiti direttamente dall'Unione europea. Gli altri tre sono a Pozzallo, Trapani e Taranto, mentre un quinto è in via di definizione: probabilmente in un altro porto siciliano – escluse le prime ipotesi di Augusta e Porto Empedocle – oppure, come proposto qualche giorno fa dal ministro dell'Interno Angelino Alfano, ci potrebbe essere la possibilità di un centro di identificazione galleggiante, ovvero su un'imbarcazione dell'agenzia europea di controllo delle frontiere, Frontex.


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