Cooperazione & Relazioni internazionali

«Sono mamma, ma prima di tutto donna»

In occasione del lancio del libro fotografico "Mothers. L'amore che cambia il mondo", la vicepresidente dell'ong WeWorld invia a Vita.it una riflessione sul valore della maternità e sulle sfide che devono affrontare oggi le madri lavoratrici

di Anna Maria Fellegara

WeWorld è un’organizzazione che da oltre 15 anni si occupa di garantire i diritti fondamentali delle donne e dei bambini più vulnerabili, perché crediamo che per cambiare la vita di un bambino sia indispensabile cambiare le condizioni di vita della sua mamma. Il progetto Mothers. L'amore che cambia il mondo nasce proprio dall’esigenza di riaffermare l’importanza di tutelare i diritti delle madri, anche in quanto donne, in Italia come nel Mondo.

Ci siamo chiesti se ci fosse davvero ancora bisogno, oggi, di parlare di maternità e riaffermare i diritti delle donne che sono anche madri? Noi siamo convinti di sì, perché non possiamo restare indifferenti quando ogni giorno, nel mondo, 800 donne muoiono per cause legate al parto; quando in Italia rientrare al lavoro dopo aver avuto un figlio è considerato un privilegio. Nel nostro Paese il sostegno alle mamme lavoratrici è molto carente, e questo è ancora più preoccupante quando sono loro le uniche a farsi carico della gestione della famiglia e dell’educazione dei figli. In molti paesi (anche in quelli più poveri in cui siamo presenti) infatti è normale che una mamma lavori, ma concretamente questo cosa comporta? A cosa devono rinunciare le madri per conciliare maternità e lavoro? Con questa campagna di sensibilizzazione vogliamo portare in luce le difficoltà di una mamma ad affermarsi come donna, sul piano sociale e lavorativo.

E io, che sono mamma, so bene quanto difficile sia conciliare lavoro e famiglia, impegno sociale e compiti dei bambini, performance economiche con gli spaghetti al pomodoro. Perché è proprio di questo che parla “Mia Mamma è (anche) una Donna”, la campagna che abbiamo portato lo scorso anno alla Camera. Difendere i diritti delle mamme significa garantire i diritti delle donne: vedere il loro benessere (sotto il profilo della salute, educativo, sociale, lavorativo) solamente in funzione dei diritti dell’infanzia rischia di costringere la donna nel ruolo di addetta all’assistenza dei figli e non come portatrice di diritti propri. Una mamma è prima di tutto una donna.

Le ragazze, le donne, che incontriamo nei nostri progetti sono sempre il perno sul quale poggiano le famiglie e le comunità: si occupano soprattutto dei figli, ma anche della gestione della casa e del lavoro. Troppo spesso, però, esse non sono consapevoli della loro fondamentale rilevanza e le condizioni di disagio, povertà e abbandono in cui si trovano a vivere le rendono vittime di regole sociali emarginanti, nel Sud del Mondo e – con le dovute differenze – anche in Italia. Siamo convinti che l’inserimento attivo nella comunità di riferimento e la consapevolezza sociale delle madri sortiscano effetti positivi anche sui bambini. La nostra esperienza ci dice che è così!

Gli effetti – costantemente monitorati e misurati nei nostri progetti di cooperazione – lo dimostrano. WeWorld lavora ogni giorno a fianco di queste donne, supportandole nelle sfide quotidiane, aiutandole a riscattarsi e a iniziare il percorso per diventare consapevoli dei loro diritti. Per capire quali sono davvero i problemi e le difficoltà, ma anche le gioie e i riscatti quotidiani delle mamme e delle donne, per prima cosa abbiamo chiesto ai bambini. La Carta dei Diritti della Mamma è un rapporto che nasce dall’esigenza di definire con estrema chiarezza quali sono i diritti delle mamme che ancora oggi necessitano di essere tutelati, in ogni parte del Mondo.

“Mia Mamma è (anche) una Donna” ha inizio nel 2013 quando WeWorld chiede ai bambini a rischio di abbandono scolastico in Italia chi sono le loro mamme, cosa desiderano, cosa amano e cosa le rende tristi. Dalle loro risposte viene redatto il primo rapporto sullo stato delle mamme in Italia con l’obiettivo di indagare il mondo delle madri passando attraverso le parole dei bambini, di cui la Carta dei Diritti della Mamma è la naturale continuazione. Tra il 2014 e il 2015, infatti, il progetto si è allargato e abbraccia Kenya, Benin, Tanzania, Nepal, Cambogia e Brasile per esplorare il mondo delle mamme nei Paesi del Sud del Mondo e in Italia. Abbiamo pensato di arricchire le parole dei bambini inserendo anche una cornice di approfondimento per avere un’immagine più completa di quali sono i problemi, le sfide e le gioie che dal Nord al Sud del Mondo caratterizzano l’essere mamma oggi.

“Vorrei che potesse non spazzare la casa per un giorno”, “Vorrei che avesse il diritto di scegliere cosa vuole dalla vita” “Mia Mamma va dal medico solo quando è incinta”, “mia mamma non ha potuto studiare, i suoi genitori hanno preferito educare suo fratello”. Queste sono solo alcune delle risposte che ci hanno dato i bambini quando abbiamo chiesto loro di parlarci delle loro madri. I racconti parlano di madri in difficoltà, di donne private dei diritti fondamentali, in Italia come nel Sud del Mondo. Un affresco tutt’altro che consolante per la maggior parte dei Paesi in cui interveniamo, Italia compresa. La campagna e il rapporto vogliono mettere le basi per far riflettere su indicazioni che siano promotrici di cambiamento per tutte le donne.

Per capire la realtà di queste donne, però, non ci siamo fermati qui. Siamo andati ad incontrarle. Le abbiamo accompagnate al lavoro, siamo entrati nelle loro case, le abbiamo viste nei campi. Insieme a noi Fabio Lovino, fotografo di fama internazionale, ci ha aiutato a raccontare le loro storie attraverso il suo sguardo attento e sensibile, capace di cogliere il senso di questa ricerca. Partendo dall’Italia siamo arrivati in Asia, Africa e America Latina. Abbiamo incontrato tante, tantissime donne a Torino, Napoli e Palermo, in Benin, Cambogia, Nepal e Brasile.

Nel progetto vi raccontiamo chi sono queste donne, le loro storie, i loro sguardi, le loro emozioni raccolte in un anno intero di lavoro. Perché lo facciamo? Perché pensiamo che Sumnita in Nepal e Maria a Napoli, Leocadie in Benin e Aurileni in Brasile abbiamo molto in comune, molto più di quanto i loro mondi così diversi ci facciano immaginare: sono madri e sono donne. Donne e madri coraggiose che hanno sulle spalle la responsabilità della loro famiglia, che si occupano dell’educazione dei figli, che cercano di arrivare con dignità alla fine del mese e che lo fanno senza ricevere, nella maggior parte dei casi, aiuto. Da nessuno. Da questo viaggio è nato Il libro fotografico – in edizione limitata- “Mothers. L’Amore che cambia il mondo”, un meraviglioso regalo per la festa della mamma che può aiutare a portare l’amore in Kenya dove stiamo realizzando il reparto maternità all’interno dell’ospedale di Ewaso Ngiro, che potrà finalmente essere ristrutturato e allestito con indispensabili apparecchiature e presidi medici. L’obiettivo è creare finalmente nuovi spazi dedicati alle cure prenatali, postnatali e pediatriche.

Nascere a Ewaso Ngiro infatti è una sfida che ogni giorno centinaia di giovani donne affrontano da sole, senza alcun aiuto o supporto medico, per dare alla luce i loro bambini. Una sfida che centinaia di neonati sono costretti ad accogliere sin dal primo respiro, dal momento stesso in cui aprono gli occhi sul mondo. è una sfida per la sopravvivenza che troppe volte mette in pericolo la vita delle mamme e dei neonati partoriti nella solitudine e nella paura di non farcela, di non riuscire a sopportare le complicazioni di un parto difficile. WeWorld lavora ogni giorno al loro fianco delle donne e dei bambini più deboli, supportandoli nelle sfide quotidiane, aiutandoli a riscattarsi e a iniziare il percorso per divenire consapevoli dei propri diritti. Con questo progetto proviamo a restituire la parola a tutte queste donne – e idealmente a tutte le donne e le madri del Mondo – un diritto troppo spesso negato.


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