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Minori e turismo sessuale: nessun Paese immune

Ecpat ha reso noti i risultati del Global study "Offenders on the move" che analizza i nuovi scenari e le nuove sfide contro i turisti del sesso con i minori. Due anni di ricerca con partner a livello mondiale da cui emerge uno scenario in movimento

di Antonietta Nembri

Nessuna regione del mondo sembra esserne immune. È questo il primo dato che emerge dall’ultimo rapporto di Ecpat (End Child Prostitution, chid pornogarphy and Trafficking of Children for Sexual Purposes) “Offenders on the move”, il Global Study on the Sexual Exploitation of Children in Travel and Tourism (Sectt).
Lo studio (in allegato il rapporto completo in inglese) è frutto di due anni di ricerca e coordinamento, con il supporto di Ecpat Netherlands, 67 partner a livello mondiale oltre a 66 studi e papers di esperti che hanno permesso di tracciare le linee evolutive dello sfruttamento dei minori derivante da viaggi e turismo.

Lo sfruttamento sessuale dei minori non conosce confini, decadono – secondo il rapporto – le distinzioni nette che si riuscivano a fare tra Paesi di provenienza degli offenders e quelli meta di turismo sessuale. La diffusione del Sectt – sottolinea una nota di Ecpat Italia – rivela la necessità di una visione più ampia. Venti anni fa, sarebbe stato possibile delineare una mappa approssimativa degli spostamenti dei consumatori di turismo sessuale. Oggi il Sectt è principalmente un crimine intra-regionale, e può essere trovato sia nel, cosiddetto, mondo occidentale sia in parti del mondo meno sviluppate

A cambiare è anche il profilo degli sfruttatori. A delineare il cambiamento è proprio una ricerca di Ecpat Italia e dei suoi partner, contenuta nel global study, nella quale si sottolinea che la maggior parte dei turisti sessuali italiani sono di sesso maschile (90%) e che la maggior parte sono di età compresa tra i 20 e i 40 anni, con un’età media di 27.
Non più solo il classico turista, ma a compiere il reato potrebbe essere un viaggiatore d’affari, un driver, un operatore umanitario, un espatriato, un membro di una missione di pace, un pensionato. A loro vanno aggiunge anche le donne e i minori – in aumento – che sfruttano e abusano di altri minori.

Esistono anche i cosiddetti “trasgressori situazionali”, ovvero persone che viaggiano senza avere alcuna intenzione di sfruttare sessualmente dei minori, che si ritrovano a fare sesso con dei minori proprio perché si trovano in un contesto dove questa pratica è tollerata, se non addirittura vista come “normale”. E dove – viene sottolineato – il rischio di arresto, o di qualsiasi conseguenza, è percepito come inesistente.

Il tutto con la complicità di vere e proprie reti locali che comprendono, oltre agli appartamenti privati, piccoli alberghi e pensioni, spesso con il coinvolgimento dei tassisti che consigliano i “servizi” a potenziali clienti. Proprio in questo caso informazione e sensibilizzazione dovrebbero aiutare e spingere le persone avvicinate da queste richieste, a denunciare.

Il Global study denuncia anche una carenza di dati. La ragione è abbastanza logica: le pratiche di sfruttamento e turismo sessuale a danno di minori sono per loro natura, segrete e nascoste. Si sa ancora poco sulla perfetta dinamica, su cosa succede tra vittime e carnefici, i dati sono ancora pochi e difficili da reperire – sottolinea in un comunicato Ecpat Italia. Questo alone di incertezza, insieme all’imbarazzo e al silenzio che si ritrova in molti casi, non hanno permesso al fenomeno di guadagnare il giusto spazio nell’agenda politica.
Per questo, il lavoro di “Offenders on the move” è un importante tassello per la comprensione del fenomeno.

Lo studio si chiude con uno sguardo al futuro, tracciando degli step e una vera e propria road map per combattere le nuove sfide proposte dal cambiamento dei diversi aspetti del fenomeno.
Gli step riguardano: sensibilizzazione, prevenzione, segnalazione, fine dell’impunità, e, infine accesso alla giustizia, alla cura e al recupero.

Sensibilizzazione – Intenzionalmente o meno, i decisori e il pubblico in generale tendono ad allontanarsi dalle realtà del Sectt. Il basso livello di consapevolezza su questo crimine si riferisce alla sua natura nascosta, ma anche alla mancanza di informazioni affidabili, aggiornate e accessibili. Occorrerebbe avere maggiore coraggio nel parlare e far conoscere questo fenomeno.
Prevenzione – Con l’apporto fondamentale di operatori pubblici e privati che si occupano di viaggi e business travel occorre avviare una grande opera di prevenzione e denuncia. Questi hanno un ruolo chiave da svolgere nella prevenzione di Sectt, ci sono molti esempi di buone pratiche all’interno di questi settori da diffondere e far seguire. Attualmente, però, si procede solo per autoregolamentazione volontaria.
Segnalazione – Favorire le pratiche di segnalazione e denuncia per tutti coloro i quali si trovassero ad assistere o vengano a conoscenza del fenomeno di sfruttamento sessuale e turismo sessuale a danno dei minori, attraverso piattaforme di comunicazione adeguate e facilmente disponibili. Utilizzando la grande potenzialità della Rete per sconfiggere un pericolo che proprio nella Rete sta trovando, per ora, solo un aiuto nell’offesa.
Fine dell’impunità – Lo studio dimostra che l’impunità persistente rafforza la sicurezza del trasgressore, spingendo sempre più all’impotenza, invece, la vittima. Squilibri di potere, anonimato, corruzione, le regole sulla possibilità di pagare cauzioni irrisorie, servono ad alimentare l’impunità.
Accesso alla giustizia, cura e recupero – Anche se le vittime sono in grado di superare la loro la paura dello stigma e vergogna, quelli che parlano hanno ancora molte sfide da affrontare prima di poter sentirsi al sicuro. Le forze dell’ordine, i sistemi di giustizia e quelli di assistenza sociale spesso non sono adattati alle esigenze individuali dei bambini vittime di sfruttamento sessuale.


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