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Donetsk e quella festa per rimanere ancorati alla tradizione

La nuova Ucraina, quella nata sulle macerie del Maidan, troppo impegnata a inseguire l’abbaglio europeo, ha lasciato alle spalle le celebrazioni storiche come il Den Pobedy, (la Giornata della Vittoria), per sostituirla con nuova festività come “il Giorno della Memoria e della Riconciliazione”. Nel Donbass invece la propria storia si festeggia con più enfasi

di Redazione

Il 9 maggio in tutta la Russia si celebra il Den Pobedy, (la Giornata della Vittoria), la vittoria sul nazi-fascismo nella Grande Guerra Patriottica. È la festività laica più importante di tutto il calendario. La persone si scambiano l’augurio: «S Ddnem Velikoj Pobedy» (Buon giorno della Grande Vittoria). La gente festeggia: si depongono i fiori ai piedi dei vari memoriali, si va alla parata indossando il nastrino di San Giorgio, dai colori nero e arancione, simbolo della vittoria, addirittura si vedono bambini, ragazzini e ragazzine indossare le camicette militari color kaki di fattura sovietica e il tipico copricapo a bustina. È il giorno in cui i veterani, ormai tutti ottuagenari, escono con la loro uniforme piena di medaglie, veterani ai quali vengono tributati i più alti onori per aver combattuto nella Grande Guerra Patriottica.

In quegli anni tutto il popolo sovietico con immani sacrifici, oltre venti milioni di morti stimati, si trovò ad affrontare l’aggressione tedesca. Ecco perché la festa è celebrata non solo in Russia ma anche in quasi tutte le ex-repubbliche sovietiche.

È una questione di onore, di ricordo, di rispetto non solo verso i propri cari caduti, non c’è famiglia che in quegli anni drammatici non perse qualcuno dei propri cari, ma in generale verso tutti coloro che diedero la loro vita per liberare il Paese.

La nuova Ucraina, quella nata sulle macerie del Maidan, troppo impegnata a inseguire l’abbaglio europeo, ha lasciato alle spalle anche questa celebrazione, per sostituirla con una nuova festività: il Giorno della Memoria e della Riconciliazione, che viene celebrata non più il 9 ma l’8 maggio.

Nel Donbass, al contrario, le due autoproclamatesi Repubbliche Popolari quella di Donetsk e quella di Lugansk, di fatto totalmente autonome da Kiev, determinate a mantenere i loro storici e intimi legami con la Russia, oggi si differenziano dall’Ucraina non solo per aver ufficialmente adottato il russo al posto del ucraino, il rublo al posto delle grivna, il fuso orario di Mosca, ma per continuare, ora con più enfasi di prima a festeggiare il Den Pobedy.

A Donetsk quest’anno la cerimonia è stata, grandiosa. Migliaia di persone si sono accalcate intorno al boulevard Artema, in centro, per veder sfilare le unità militari della loro neo-Repubblica. In piazza Lenin, di fianco all’omonima grande statua, è stato persino allestito uno schermo gigante per dar a tutti la possibilità di vedere i reparti sfilare al di la delle transenne, irraggiungibili talmente erano gremite di spettatori. Gli altoparlanti diffondevano le più celebri canzoni patriottiche sovietiche. Nella più grande esultanza tutti acclamavano le proprie forze armate, sventolando bandiere e bandierine non solo della DNR (Donetskaja Narodnaja Respublika) dalle tre fasce rossa, azzurra, nera, ma anche russe e sovietiche.

Il momento più toccante della parata, è stato quando, dopo il passaggio delle unità militari, è partito il corteo del Bessmertnyj Polk, il “Reggimento degli immortali”: migliaia di persone che per oltre mezzora hanno sfilato innalzando le fotografie dei propri cari che combatterono e morirono nella Grande Guerra Patriottica. In questo corteo della memoria sono stati ricordati anche i caduti del presente. Dietro lo striscione “eroi immortali della Repubblica Popolare di Donetsk” hanno marciato anche coloro che hanno perso i propri cari in questi ultimi due anni di guerra civile.

Tra le persone che tenevano tra le mani le foto dei propri cari caduti, anche Anna Tuv, la cittadina di Gorlovka che un anno fa sotto i bombardamenti oltre a una grave mutilazione perse il marito e figlioletta.


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