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Una mostra per non restare chiusi in cella

Le detenute del carcere di San Vittore ci lavorano da un anno. Il 17 maggio viene inaugurata alle ore 19 la mostra in via Settembrini 7 e resterà allestita per 12 mesi. A promuoverla l’Associazione Boscovich Arte e Salute collaborazione con lo Studio Medico Boscovich e la Direzione Casa Circondariale. «Con i laboratori di arte ci sentiamo, almeno con la testa, completamente libere», dicono le detenute

di Anna Spena

Inaugura oggi la mostra “Sprigioniamo l’arte. Creatività al femminile nel carcere di San Vittore”. A promuoverla l’Associazione Boscovich Arte e Salute, in collaborazione con lo Studio Medico Boscovich e la Direzione Casa Circondariale Milano-San Vittore. La mostra ideata e curata dal direttore artistico dell’associazione Caterina Corni, ha come obiettivo quello di portare le detenute, anche se solo metaforicamente, fuori dalle mura del carcere.

«La mostra è nata», dice Caterina Corni, 36 anni, da tre direttore artistico di Arte e Salute, a Vita.it, «perché mi quando mi hanno chiesto di trovare delle formule che potessero collegare l’arte alla salute e al sociale».

L’esposizione, allestita negli spazi milanesi di via Settembrini 7, Milano, dal 17 maggio 2016 ad aprile 2017, si configura come momento conclusivo di un progetto iniziato all’interno delle mura del carcere che ha coinvolto circa 70 donne: non solo detenute, ma anche terapeute e funzionarie giuridico pedagogiche.

In mostra saranno esposti circa un centinaio di pezzi; tutti documenteranno le attività che si svolgono nel carcere milanese di San Vittore: laboratorio di riciclo creativo del Centro diurno per detenute affette da patologia psichica, pittura, maglia, sartoria.

«Ci saranno tele dipinte, disegni, e quelle che noi definiamo istallazioni tessili al telaio e a maglia. Poi una serie di fotografia scattate durante questi mesi nelle ore di laboratorio per documentare il lavoro che si stava facendo». Non c’è nessun filo conduttore dei lavori. «Non ho voluto dare alcun tema», spiega la Corni. «Credo che la creatività debba essere libera. Anche se devo ammettere che nei lavori a maglia il tema della libertà è ricorrente insieme a quello dell’attesa. Mentre per gli altri lavori quello che mi ha fatto piacere notare è che emanano tutti una gioia di vivere. Frequentare questi laboratori mi ha fatto capire com’è la vita all’ interno di San Vittore. L’approccio delle detenute, poi, mi ha fatto invece percepire quanto l’arte aiuti in questi contesti. Le sentivo spesso dire alle terapeute “è tutta la settimana che aspettiamo questo momento. Così ci sentiamo, almeno con la testa, completamente libere”».

«Arte e cultura», ha dichiarato poi Giorgio Gottardi, socio fondatore dello Studio Medico Boscovich, «possono aiutare il medico, inteso come figura professionale, a sviluppare un approccio più umano nei confronti del paziente, restituendogli dignità e rispetto nella sua sofferenza. L’arte, in definitiva, come semplice ma potente strumento di terapia».


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