Cooperazione & Relazioni internazionali

World Humanitarian Summit, Msf si ritira

«Non abbiamo più alcuna speranza che il vertice affronterà i punti deboli dell’azione umanitaria e della risposta alle emergenze, in particolare nelle aree di conflitto o in casi di epidemie», fanno sapere dalla ong

di Redazione

Mentre Papa Francesco, all'Angelus, nella Festa della Santissima Trinità, dedica una preghiera speciale per l’avvio a Istanbul del primo World Humanitarian Summit, cui prenderà parte una delegazione vaticana, presieduta dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, il vertice perde i primi pezzi ancora prima di entrare nel vivo.

«L’anno scorso 75 ospedali gestiti o supportati da Msf sono stati bombardati. È accaduto in violazione delle più basilari regole della guerra, che garantiscono lo status di protezione alle strutture mediche e ai loro pazienti, senza considerare se i pazienti siano civili o combattenti feriti. Al di là degli ospedali, i civili vengono feriti e uccisi dalla condotta indiscriminata delle guerre in Siria, Yemen, Sud Sudan, Afghanistan e altri paesi». Così inzia la lunga lettera con cui l’ong Medici Senza Frontiere spiega il motivo per cui ha deciso di abbandonare il Vertice Umanitario Mondiale. « Allo stesso tempo il trattamento dei rifugiati e dei migranti in Europa e altrove ha dimostrato una scioccante mancanza di umanità. Un summit umanitario in cui Stati, agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni non governative si riuniscono per discutere di queste urgenti istanze non è mai stato più necessario. Il Vertice Umanitario Mondiale (World Humanitarian Summit – WHS) di questo mese poteva essere un’occasione perfetta. Msf ha partecipato attivamente al processo verso il WHS negli ultimi 18 mesi, preparando documenti informativi su diversi temi – un segno della nostra volontà di essere coinvolti. Il WHS ha fatto un lavoro ammirevole nell’aprire il settore umanitario a un gruppo molto più ampio di attori e nel condurre un processo inclusivo».

Msf chiarisce che «a malincuore, siamo arrivati alla decisione di ritirarci dal vertice. Non abbiamo più alcuna speranza che il WHS affronterà i punti deboli dell’azione umanitaria e della risposta alle emergenze, in particolare nelle aree di conflitto o in casi di epidemie. Il focus del WHS sembrerebbe invece essere quello di incorporare l’assistenza umanitaria in una più ampia agenda sullo sviluppo e la resilienza. Inoltre, il vertice trascura di rimarcare gli obblighi degli Stati a rispettare e implementare le leggi che hanno sottoscritto sugli aiuti umanitari e i rifugiati».

Il cuore del problema per la ong è l’inesistenza di impegni concreti da parte degli Stati: «Mentre continuano su base quotidiana scioccanti violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti dei rifugiati, i partecipanti al WHS saranno spinti a dare il loro consenso su buone intenzioni, del tutto generali, per ‘sostenere norme' ed ‘estinguere bisogni’. Il summit è diventato una foglia di fico fatta di buone intenzioni, che consente a queste sistematiche violazioni, in primo luogo da parte degli Stati, di essere ignorate. Ai partecipanti al vertice, siano Stati, agenzie delle Nazioni Unite o ONG, verrà chiesto di dichiarare i loro nuovi e ambiziosi “impegni”. Ma porre gli Stati sullo stesso piano delle organizzazioni non governative o delle agenzie delle Nazioni Unite, che non hanno gli stessi poteri o doveri, porterà a minimizzare la responsabilità degli Stati. Inoltre il carattere non vincolante degli impegni comporta che pochissimi attori sottoscriveranno impegni che non abbiano già preso in precedenza».

«Speravamo che il WHS avrebbe previsto istanze come l’accesso e la protezione, rafforzando il ruolo degli aiuti umanitari indipendenti e imparziali, e ponendo particolare attenzione alla necessità di migliorare la risposta alle emergenze», sottolineano da Msf, «Purtroppo non l’ha fatto e si è concentrato invece sull’ ambizione di "aiutare in modo diverso" e "estinguere i bisogni", belle parole che minacciano di dissolvere l'assistenza umanitaria in agende più ampie fatte di sviluppo, peace-building e politica».

E aggiungono: «Non riusciamo più a capire come il WHS aiuterà il settore umanitario a rispondere agli enormi bisogni causati dalle continue violenze contro i pazienti e il personale medico in Siria, Yemen e Sud Sudan; dal fatto che i civili intenti a fuggire vengono bloccati alle frontiere in Giordania, Turchia e Macedonia; dal trattamento inumano di rifugiati e migranti che cercano disperatamente di trovare un sicurezza in Grecia e in Australia; dalle gravi lacune durante la risposta all'epidemia di Ebola, che troviamo ancora oggi, anche se su scala minore, nell’epidemia di febbre gialla in Angola; dalle gravi restrizioni imposte da alcuni Stati all’accesso umanitario, che negano alle persone i servizi di base e dalla continua mancanza di una mobilitazione efficace per affrontare le ricorrenti epidemie in Repubblica Democratica del Congo».

La conclusione dunque. «In tutte queste situazioni, le responsabilità degli Stati nel crearle e la minore capacità del sistema umanitario di rispondere, con conseguente aumento di sofferenza e morte, resteranno irrisolte. Per queste ragioni, e con notevole disappunto, MSF ha deciso di ritirarsi dal Vertice Umanitario Mondiale».


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