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Basta sprechi. Al via il congresso di Cittadinanzattiva, nel segno dei beni comuni

Gli sprechi, ci spiega il segretario generale di Cittadinanzattiva Antonio Gaudioso, "sono una leva di investimento strutturale per questo Paese. Per questo vogliamo trasformare l'approccio negativo in approccio positivo partendo dal grande tema del riuso e dei beni comuni". Se ne parla a Fiuggi, da oggi a sabato, nel corso del V Congresso Nazionale dell'organizzazione.

di Marco Dotti

Dal 26 al 29, a Fiuggi, nel corso del suo quinto congresso nazionale, Cittadinanzattiva metterà insieme istituzioni, associazioni, gruppi. Più di 400 delegati provenienti da tutto il Paese, ma non solo loro. “Stiamo lavorando per far crescere la nostra rete”, ci racconta il segretario generale Antonio Gaudioso. Una rete fatta anche “di amministrazioni che si occupano della tutela e della cura dei beni comuni e che, ad esempio, si occupano del programma Disponibile sui beni inutilizzati che vogliamo siano destinati al riuso”. In questo contesto, Cittadinanzattiva sta cercando di creare “una casa dei cittadini attivi” che unisca realtà anche le più diverse, per incontrarsi, discutere, mettere “in comune pratiche e obiettivi misurabili su cui confrontarsi”.

A Fiuggi saranno presenti imprese, associazioni, organizzazioni civiche, esperti di vari settori. Tema su cui verteranno gli incontri: gli sprechi. O, meglio, lo spreco che, osserva Gaudioso, "noi proponiamo di guardare nel suo insieme, come una logica da rovesciare, per innovare e per capire come attivarsi nelle forme del fare". Sarà possibile seguire i lavori congressuali anche con la diretta streaming sul canale Youtube di Cittadinanzattiva.

Cittadinanzattiva lega il tema degli sprechi è quello dei beni comuni, ci spiega questa scelta di campo?
Il tema della lotta agli sprechi per noi è anche un modo per uscire dalle derive – chiamiamole così – populistiche: gli sprechi della politica, la casta, tutto ciò che comporta un approccio generico e mai concreto al problema. Noi tentiamo di utilizzare dati e informazioni, soprattutto legando il tema degli sprechi a quello degli investimenti per lo sviluppo economico e sociale di questo Paese.

Dunque a ogni spreco corrisponde un’occasione mancata?
Esattamente. Dobbiamo far capire che a ogni spreco corrisponde un investimento di risorse, mancato o che va a rotoli. In questo caso, il tema dei beni comuni è quanto mai importante. Da un lato abbiamo il problema di risorse che vengono spese male e che potrebbero essere usate meglio o di investimenti già realizzati , ma realizzati male che potrebbero essere oppurtunità immediatamente fruibili, pensiamo ai beni demaniali su cui abbiamo attivato la campagna Disponibile. Secondo noi, il tema dell’approccio trasversale al tema degli sprechi, che richiede una visione politica innovativa, non ci può essere un approccio contabile. Il nostro Paese ha bisogno di altro.

Il tema va oltre la spending review
Ben oltre. Nessuno dice che i soldi spesi male non vadano spesi meglio, tutt’altro. Noi diciamo che i soldi già spesi e, spesso, spesi male vanno ricocovertiti. Ciò che ciò c’è deve produrre valore immediato, non disvalore infinito.

Gli sprechi sono una leva di investimento strutturale per questo Paese. Per questo vogliamo trasformare l'approccio negativo in approccio positivo e, soprattutto, proattivo.

Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva

Denunciare non basta, anche per le buone pratiche del consumerismo italiano che, in qualche modo, cerca di uscire dal cerchio stretto della mera protesta…
Per fortuna la gente denuncia, nel senso che questo denota maggior attenzione rispetto al passato. Ma la denuncia, in sé, non basta, serve la proposta. Il tema della cittadinanza attiva è un tema di mobilitazione. Il cittadino diventa motore di cambiamento, per questo noi crediamo che su ogni segnalazione e su ogni denuncia ci debba essere una proposta. La nostra visione è chiara: crediamo nel ruolo della cittadinanza attiva come forza – in senso ampio – di governo. Una forza che si fa carico non solo segnalando le cose che non vanno, ma proponendosi come attore di azione, innovazione e cambiamento.

Un lavoro su più piani?
Direi in più fasi: segnalazione, proposte, presa in carico, costruzione di reti di soggetti che assieme possano non solo dare risposta a quella segnalazione, ma che attraverso quella soluzione diano corpo oltre che voce a un'innovazione strutturale per l'intero sistema-Paese. Anche nelle politiche. Affrontare lo spreco in modo settoriale può essere limitatamente utile, ma non ci porta a cambiare niente.

Oggi, fra i tanti sprechi, quale riveste a suo parere il ruolo chiave che, se positivamente affrontato, potrebbe trascinare positivamente con sé altre forme di soluzione/innovazione?
Lo spreco ambientale, con l'enorme consumo di suolo che abbiamo sotto gli occhi, è una cosa misurabile. Lo spreco alimentare ha a che fare anche con scelte di consumo dei cittadini, quello sanitario ha a che fare con tematiche di efficienza del management, ma quello ambientale ha a che fare con un numero gigantesco di cattedrali nel deserto – capannoni abbandonati, fabbriche, opere pubbliche incompiute… Riuscire a intervenire sullo spreco ambientare dà un segnale fisico, collettivamente tangibile di innovazione e cambiamento. Se si rioccupano quegli spazi e si riutilizzano per la collettività, in iniziative nel campo sociale e economico, immediatamente la comunità se ne accorge e si genera un effetto positivo. L'innovazione non può limitarsi alle parole, ha bisogno di essere vista, toccata, in qualche modo misurata. In questo ambito è possibile. Ovviamente tutti gli altri temi sono fondamentali e vanno affrontati attraverso un approccio trasversale che tutti li comprenda, ma nel caso dello spreco ambientale è in gioco anche un valore simbolico decisivo.


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