Education & Scuola

Dispersione scolastica a Milano: Basta sperimentazioni, a sistema le buone prassi

Lo hanno chiesto le realtà non profit milanesi ai candidati sindaci in un incontro serrato che si è tenuto nella sede di Frequenza200, la rete promossa dall'ong WeWorld per la lotta all'abbandono degli studi in età precoce

di Redazione

Nuovo incontro della serie di confronti Verso le amministrative 2016 voluti dall'ong WeWorld e dalla rete Frequenza200, per porre al centro del dibattito pre-elettorale il tema della educazione di qualità inclusiva per tutti ed il contrasto alla povertà educativa ed all’abbandono della scuola.

A Milano, mercoledì 25 maggio, sono intervenuti candidati di quasi tutte le liste in lizza. Per i candidati sindaco: per Beppe Sala (Centrosinistra), il delegato Massimo Emanuelli, per Stefano Parisi (Centrodestra), il delegato Francesco de Sanctis, per Marco Cappato (Radicali), il delegato Marco Marazzi. Presenti poi diversi candidati Consiglieri Comunali, sostenitori e simpatizzanti, cittadini: Diana De Marchi (Pd), Matteo Forte (Milano popolare), Maryan Ismail (Pd), Carolina Pellegrini (Milano popolare), Efrem Antoniazzi (Per Sala), Jonathan Chiesa (Sinistra per Milano), Nicola Iannaccone, Alberto Francesconi (Per Sala), Stefano Indovino (Pd, Candidato Presidente Municipio Zona 9), Elena Mantelli (Pd).

Tutti i candidati intervenuti al confronto hanno concordato sul fatto che l’ente locale, con le sue articolazioni, ha una funzione importante nel garantire una educazione inclusiva e di qualità, nell'ottica di sostenere l’azione di scuole ed attori del terzo già in rete nei territori. Tale azione potrebbe essere più incisiva però se vi fosse maggiore chiarezza sugli obiettivi, le risorse e l’utilizzo degli spazi. Infatti il Comune ha un ruolo importante nel sostegno alle azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica (purtroppo grave anche in Lombardia e a Milano), valorizzando gli spazi ed i centri aggregativi che già con la finalità del recupero scolastico ed educativo portano avanti azioni di qualità. Agli intervenuti è stato chiesto in particolare di riflettere su:

1. Messa a sistema delle buone prassi. Sono anni che viviamo nella fase di sperimentazione degli interventi di prevenzione della dispersione scolastica; quando e come ci sarà una programmazione di lungo periodo?

2. Creazione di un osservatorio permanente sulla dispersione scolastica: si può risolvere solo ciò che si può misurare. Perché non dotare Milano di un osservatorio permanente della dispersione scolastica che metta insieme comune, scuole e terzo settore con finalità non solo di studio ma anche di proposta?

3. Governance delle politiche sociali ed educative. Siamo reduci a Milano dall’esperienza di due Assessorati distinti, proseguire nella distinzione o unire politiche sociali ed educative? Come fare parlare i due Assessorati fra loro? Dove risiede la centralità educativa di una città?

4. Povertà nell’infanzia. Nella Milano che è stata al centro di un fenomeno mondiale come l’Expo ci sono molti bambini e bambine che non possono accedere alla mensa scolastica per problemi economici, cosa può fare il Comune per garantire il diritto al cibo ed alla educazione dei più poveri ?

Durante il dibattito è uscito inoltre prepotentemente il tema degli studenti migranti di prima o seconda generazione, che in alcuni centri della rete Frequenza200 sono oltre il 70% dei partecipanti alle attività di recupero scolastico. Marazzi ha sottolineato “l’aumento di studenti stranieri nelle scuola. Un fatto che non possiamo trascurare (la Lombardia ha il più elevato numero di studenti stranieri, più dell’Emilia, seconda in classifica). L’integrazione deve inevitabilmente iniziare sui banchi di scuola, anche per evitare gli abbandoni”. Emanuelli, invecce, ha ricordato come “gli studenti stranieri non siano affatto poco motivati, tuttavia spesso vengono indirizzati verso percorsi di scuole professionali poco inclusivi", mentre De Sanctis ha approfondito il tema del primo inserimento: “Quando un docente si trova di fronte un ragazzo appena inserito, capita a volte che venga colto dall’ansia perché non possiede strumenti e risorse per aiutarlo. Dovremmo chiederci chi aiuta o può aiutare il docente. La risposta è il terzo settore, le organizzazioni inserite nel territorio. Dobbiamo fare in modo che le iniziative del privato sociale facciano parte di sistema di interventi permanente e condiviso con la scuola.”

Sono intervenuti anche rappresentanti del terzo settore, tra cui Pier Gaggianese (cooperativa Diapason), parte della rete Frequenza200 di WeWorld: “Molti dei ragazzi migranti di prima o seconda generazione hanno bisogno di spazi di socializzazione: vivono tra casa e scuola. Non hanno spazi proprio al di fuori di questi contesti. A volte è sufficiente aprire dei luoghi dove i ragazzi si sentano accolti per vedere dei risultati immediati. Chi fa il nostro lavoro, però, ha poche figure professionali e molti volontari. Per essere davvero incisivi dovremmo poter contare su più figure professionali che possano accompagnare i ragazzi nella crescita, per questo si deve andare oltre la logica del progetto ed il Comune deve dare vita ad un sistema di interventi duraturi.”

Ha introdotto e concluso Marco Chiesara, presidente di WeWorld, sottolineando come l’obiettivo degli incontri promossi in varie città italiane fosse promuovere un’educazione di qualità inclusiva per tutti i bambini e le bambine. Ma per essere davvero incisivi è necessario fare chiarezza sugli obiettivi comuni. Molti sono gli stimoli che sono stati raccolti: il più importante di tutti è che chi si troverà a governare a Milano deve sapere che sulla scuola non si può abbassare la guardia, soprattutto considerando che in Lombardia il tasso di dispersione non è migliore della media nazionale del 15%. Pertanto per contrastare l’abbandono serve fare sistema in modo duraturo tra scuola, ente locale e terzo settore.

La rete Frequenza200, promossa da WeWorld è la più ampia rete nazionale di soggetti non profit per prevenire e contrastare la dispersione scolastica con un modello educativo fondato su pratiche, politiche e valori inclusivi, finalizzati a garantire il diritto allo studio e all’educazione per tutti. Principio chiave della rete, che collabora con scuole ed enti locali, è l’inclusione, intesa come processo in cui bambini e bambine, ragazzi e ragazze possano essere tutti valorizzati e forniti di uguali opportunità, a prescindere da abilità, genere, linguaggio, origine etnica, socioeconomica e culturale.


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