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La nuova frontiera della responsabilità sociale? L’accesso ai farmaci

L'iniziativa “IBSA Farmaceutici Italia per le madri migranti” promossa da IBSA Farmaceutici Italia in collaborazione con molte realtà sociali tra cui l’Assistenza Sanitaria San Fedele di Milano. «La nostra azienda da sempre ritiene fondamentali, oltre agli aspetti medici della malattia, anche quelli psicologici, esistenziali e sociali, nella convinzione che la medicina debba avere come obiettivo il prendersi cura dell’integrità del paziente», ha sottolineato il direttore commerciale Enzo Lucherini

di Monica Straniero

Assicurare l’accesso alle cure farmacologiche per le fasce più deboli della popolazione, in particolare per i migranti va considerato come «diritto inalienabile della persona. A gennaio 2016 il Ministero della Salute e l’AIFA hanno lanciato il progetto congiunto “Accesso ai farmaci, un diritto umano”, con il quale si vuole promuovere e proteggere, attraverso l’uso appropriato dei farmaci, la salute di malati vulnerabili, quali sono appunto i migranti, gli emarginati e le fasce deboli della popolazione, favorendo inoltre una maggiore comprensione dei diritti e delle modalità di accesso alle cure da parte di questi pazienti.

I migranti si trovano a vivere in un nuovo ambiente, spesso molto diverso da quello da cui provengono. Con specifico riferimento allo iodio, secondo il Global Iodine Nutrition Network, diversi Paesi del mondo, in particolare Africa e dell’Est Europa, presentano un livello di assunzione di iodio insufficiente, con conseguenze molto serie tanto per le giovani donne quanto per i bambini. Questo vuol dire che gli immigrati in Italia potrebbero essere esposti a carenza di iodio a causa delle mutate abitudini alimentari e della differente concentrazione del minerale negli alimenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha anche ribadito che la carenza di questo prezioso minerale può avere conseguenze sullo sviluppo neurologico del feto e quindi del bambino.

«Le persone che vivono in aree affette da grave carenza iodica possono avere un QI fino a 13.5 punti inferiore rispetto a chi vive in aree in cui la presenza di iodio è adeguata», ha spiegato la Prof.ssa Flavia Magri, Docente di Endocrinologia presso l’Università di Pavia. Nei neonati in particolare l’assunzione insufficiente di iodio può essere la causa di un deficit intellettivo e cognitivo.

Da qui l'iniziativa promossa da IBSA Farmaceutici Italia che è stata presentata ieri presso la sede di Radio Vaticana: Con il contributo dellUniversità di Pavia, e diversi attori del terzo settore, come ad esempio l’Assistenza Sanitaria San Fedele di Milano, la casa farmaceutica ha realizzato il progetto di “IBSA Farmaceutici Italia per le madri migranti”. L’obiettivo è sensibilizzare, attraverso la distribuzione di materiali informativi in sei diverse lingue, le mamme migranti in gravidanza, ma anche coloro che pensano a una gravidanza futura o che allattano, sull’importanza di un corretto apporto di iodio.

«Il progetto che abbiamo presentato oggi è per noi il significato di responsabilità sociale», ha affermato Enzo Lucherini, Direttore Commerciale IBSA Farmaceutici Italia, che mette al centro la cura dell’uomo e dunque della fragilità umana. «La nostra azienda da sempre ritiene fondamentali, oltre agli aspetti medici della malattia, anche quelli psicologici, esistenziali e sociali, nella convinzione che la medicina debba avere come obiettivo il prendersi cura dell’integrità del paziente».

A partire dallo scorso anno IBSA Italia ha infatti intrapreso un percorso di etica aziendale insieme alla Scuola di meditazione della Sardegna dei padri Gesuiti, con l’obiettivo di accompagnare i manager in un percorso di consapevolezza che li possa aiutare nel quotidiano confronto con gli stakeholder, come ad esempio i medici.

Cosa si sta facendo in concreto? Nel primo mese di sperimentazione del progetto, a Milano gli operatori dell’Assistenza Sanitaria San Fedele ONLUS sono venuti in contatto con circa 100 donne tra i 18 e i 45 anni, (in gravidanza e non) cui hanno consegnato il leaflet informativo e raccolto 60 questionari preparati dall’equipe della professoressa Flavia Magri dell’Università di Pavia, così da avere informazioni sullo stato di salute della loro tiroide. È una laureanda dell’Università di Pavia, una giovane rifugiata politica accolta dall’Ateneo pavese nell’ambito del più ampio progetto dedicato ai migranti, a consegnare ed esporre alle donne gli opuscoli informativi e somministrato i questionari.

Da una prima analisi è emerso che circa nel 60% delle donne intervistate il consumo di sale iodato in famiglia è praticamente nullo. Il consumo di latte, formaggio, yogurt o pesce è pari a zero o inferiore alle tre porzioni settimanali. «È quindi di vitale importanza durante la gravidanza e l’allattamento, cioè quando il fabbisogno di iodio aumenta, l’assunzione di specifici integratori», ha aggiunto la professoressa Magri.

Partner dell’iniziativa anche i Gesuiti di Tirana che insieme a Caritas Internationalis, stanno distribuendo in 40 centri sanitari i leaflet attraverso iniziative diverse. Il 19 maggio scorso, ad esempio, si è svolto a Rreshen (nel nord dell’Albania) un seminario nel corso del quale sono stati distribuiti i leaflet agli infermieri che vi hanno partecipato e altri leaflet sono stati inoltre messi a disposizione dei pazienti della struttura sanitaria.

In Camerun, dove la situazione è drammatica da un punto di vista sociale, il progetto coinvolge invece l'arcidiocesi di Bamenda che si sta occupando di distribuire gli integratori alla popolazione residente.

La campagna ha l’ambizioso obiettivo di coinvolgere il maggior numero di strutture sanitarie grazie anche al patrocinio dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI

Tutte le informazioni in merito alla campagna informativa e i materiali realizzati in sei diverse lingue sono inoltre disponibili sul portale www.tiroide.com.


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