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Cooperazione & Relazioni internazionali

Burundi: alunni incarcerati per scarabocchi sul capo di Stato

Succede anche questo in Burundi, paese dell’Africa centrale in crisi da oltre un anno dopo la candidatura e la rielezione del Presidente Pierre Nkurunziza per un terzo mandato. Degli alunni di una scuola superiore scarabocchiano l’immagine del capo di Stato burundese. La sanzione non si fa attendere: undici studenti vengono incarcerati con l’accusa di “oltraggio al capo di Stato”. Sei di loro - minorenni - sono stati rilasciati in “libertà condizionata”. La Comunità internazionale insorge.

di Joshua Massarenti

Alzi la mano chi tra di noi non ha mai scarabocchiato un libro o un quaderno disegnando in modo irriverente una rockstar, un calciatore o un leader politico? Nessuno. Questo accade ovunque, anche in Burundi, dove alcuni alunni – per uccidere il tempo – si sono messi a scarabocchiare delle foto del capo di Stato burundese, Pierre Nkurunziza, pubblicate sui manuali scolastici distribuiti nei licei della provincia di Muramvya, a circa 40 chilometri a nord della capitale, Bujumbura.

Per questi scarabocchi, sei ragazze e cinque ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni sono stati interpellati dai servizi di sicurezza il 3 giugno scorso a Muramvya e incarcerati con l’accusa di “oltraggio al capo di Stato”. Secondo il codice penale burundese, gli alunni rischiano dai 5 ai 10 anni di carcere e multe dai 10.000 ai 50.000 franchi burundesi, che non sono pochi in un paese in piena crisi politica ed economica dopo l’annuncio della candidatura di Nkurunziza nell’aprile 2015 per un terzo mandato presidenziale, in violazione della Costituzione, e la sua rielezione nell’agosto successivo.

Secondo fonti giudiziarie locali, ieri mattina gli studenti minorenni – sei in tutto – sarebbero stati rilasciati in “libertà provvisoria”. Il rilascio fa seguito alle pressioni esercitate sul regime di Nkurunziza a livello internazionale, ma anche nazionale. Subito dopo l’arresto, centinaia di liceali erano scesi nelle strade di Muramwvya per chiedere la libertà immediata dei loro compagni. Secondo testimoni, le forze dell’ordine avevano aperto il fuoco, ferendo tre giovani manifestanti.

Sui social media, una campagna di sostegno ai ragazzi è stata lanciata con l’hashtag #FreeourKids. La rabbia di parenti, amici e cittadini è tanto più grande che gli alunni sono stati incarcerati in una prigione riservata a soli adulti. Per il portavoce dell’Unicef, Christophe Boulierac, si tratta di una violazione del diritto internazionale. “Dall’inizio della crisi nell’aprile 2015, ci sono circa 300 minori che sono stati incarcerati in modo arbitrario”, sostiene Bolulierac.

Foto di copertina: Spencer Platt/Getty Images


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