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Cospe su Progressi: liberate Malek Adly

Lanciata una raccolta di firme per la scarcerazione dell'avvocato e attivista per i diritti umani egiziano. Di recente si era esposto anche sul caso di Giulio Regeni. «Abbiamo lanciato la petizione “Malek Adly libero” perché crediamo che sia necessaria una mobilitazione internazionale per migliorare questa situazione» dice il presidente di Cospe Giorgio Menchini.

di Redazione

Incitamento alla protesta, diffusione di false notizie, minaccia alla stabilità e all’unità nazionale. Sono queste le accuse per le quali a inizio maggio è stato incarcerato in Egitto Malek Adly, avvocato e attivista per i diritti umani. Per la sua scarcerazione Cospe onlus ha lanciato su Progressi un appello al ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni perché intervenga a favore del giovane.

Malek, oltre ad avere difeso in tribunale diversi casi legati alle libertà e ai diritti civili di tanti cittadini, di recente stava trattando il caso della cessione da parte del governo egiziano, senza alcuna consultazione nazionale, delle isole di Tiran e Sanafir all'Arabia Saudita. Inoltre, l’attivista si era esposto pubblicamente sulla vicenda di Giulio Regeni: l'avvocato è stato tra i primi a denunciare la scomparsa del ricercatore italiano. Tutto questo lo ha reso un bersaglio per le politiche repressive del Governo egiziano.

È necessario che l'Italia faccia qualcosa in difesa di Malek Adly e dei tanti attivisti impegnati contro i regimi e la repressione e chieda il rispetto dei diritti umani nelle relazioni diplomatiche e commerciali, come stabilito dagli accordi internazionali.

«L’attuale governo egiziano ha introdotto una serie di limitazioni delle libertà individuali, di espressione e di informazione che minacciano il lavoro e la vita degli attivisti, in questo Paese in cui lavoriamo da quasi 20 anni» afferma Giorgio Menchini, presidente di Cospe. «Abbiamo lanciato la petizione “Malek Adly libero” perché crediamo che sia necessaria una mobilitazione internazionale per migliorare questa situazione».
«Vogliamo dar voce a chi denuncia la violazione dei diritti umani di cui si sta macchiando il regime di al Sisi in Egitto» afferma Vittorio Longhi, direttore di Progressi. «Il nostro Paese, legato al Cairo per motivi geografici, storici e oggi, soprattutto economici, non può tollerare la violenta repressione delle opposizioni che continua a ripetersi al di là del Mediterraneo».

È possibile firmare la petizione sul sito di Progressi


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